di GIULIANO GIRLANDO e TOMMASO VERGA

Un immigrato nella ex sede della chiesa

Un immigrato nella ex sede della chiesa

MA QUANTE sono le palestre a Colle Cesarano? Con ogni evidenza, almeno così risulta dalle carte, soltanto una, a maggior ragione se lo attesta la Asl RmG. La documentazione, datata ieri 8 settembre, messa a disposizione del Movimento 5stelle dopo la richiesta di “accesso agli atti” (procedura incomprensibile se riferita agli eletti, di qualunque formazione politica ad ogni livello istituzionale – Regione, Comune, città metropolitana –, il cui compito è innanzitutto proprio di esaminare, valutare e controllare le decisioni dell’esecutivo di pertinenza). Così, dopo i canonici 30 giorni previsti dalla legge, nelle venti pagine con allegati si descrive un luogo che osserva integralmente le disposizioni previste dalla normativa. Perché così deve/dovrebbe essere. Altrimenti, il mancato adempimento non permetterebbe di ricavare l’”Attestato di conformità ai requisiti di autorizzazione e di quelli ulteriori per l’accreditamento”. Assieme con tanti soldoni. L’atto, firmato da Nazareno Brizioli, al tempo direttore generale della RmG, risale al 18 dicembre 2012.

Gli ispettori della Asl promuovono l’azienda

Scorrendo le righe della corposa documentazione, si coglie che in cambio dell’accreditamento l’azienda è obbligata a fornire una serie di prestazioni (un tecnico potrebbe ricavare altro; ad esempio: la coerenza tra numero di persone effettivamente impiegate e pianta organica stabilita); oltre a servizi alla persona, tecnici, magazzino, spogliatoi centralizzati ed altri, si elencano due strutture: la palestra e la chiesa. Dalle quali non si può prescindere, il buon cuore dell’imprenditore non c’entra. Perché dal loro operare dipende come detto l’accreditamento (ma anche, riservato ai romantici, la differenza tra una clinica e un manicomio). La conferma viene da un capitoletto interessante il personale e le relative qualifiche dedicati alla riabilitazione: per 80 posti letto l’equipe è formata da 6,10 unità, compresi logopedista, fisioterapista, educatore professionale e terapista occupazionale. Si ispeziona, si esamina, si verifica. Nessuna obiezione, tanto che alla fine del verbale d’esame si legge: “tutto a posto”.

Il cancello con la rete separano la casa di cura dai locali ora occupati dai rifugiati

Il cancello con la rete separano la casa di cura dai locali ora occupati dai rifugiati

A posto? La riabilitazione e le funzioni religiose? Dove si svolgono? a Colle Cesarano dove si trovano la palestra e la chiesa? Perché, hinterlandweb del 2 settembre, la cronaca e le foto illustrano altro, a meno che non si voglia tramutare – si perdoni l’impropriatezza, ma serve per rendere l’idea – da virtuali in solide realtà la palestra-avatar e la chiesa-avatar.

Infatti, quelle ispezionate, sia l’una che l’altra non ci sono più – alla pari degli altrettanto aboliti centro didattico, parrucchieria, bar –, e, ad ogni modo, sarebbero comunque fuori dal perimetro utilizzabile dai ricoverati, esclusi dal poterne usufruire in virtù di una rete provvista di cancello. Mentre gli spazi liberati sono riservati ad ospitare – dietro compenso – i profughi, quasi 200 a Colle Cesarano. Che nella ex palestra e nella ex chiesa mangiano, dormono, vivono. Esclusa l’equivalenza tra la rete dell’ungherese Viktor Orban e i richiedenti asilo come suggerirebbe il contesto, rimangono robuste osservazioni critiche su una verifica “tutto a posto” da parte della Asl RmG. I cui effetti consentono alla “Geress” di Manfredino Genova, ora proprietaria della clinica,  di incamerare contributi economici provenienti dalla Regione Lazio pari a circa 8 milioni l’anno.

La “verifica” va ripetuta, la RmG provveda subito

Come in genere avviene in questi casi, nel ping-pong sulle responsabilità, dalla ‘politica’ si dirà che l’ispezione risale al tempo di Nazareno Brizioli, direttore generale dell’azienda sanitaria locale di quella stagione. Tanto meglio. Giuseppe Caroli, il successore, ripristini una “verifica”. Ufficiale e subito. Quantomeno per distinguersi. E per mostrare il corretto impiego delle tasse dei contribuenti. Sullo sfondo, a richiamare gli obblighi dell’amministrazione pubblica e di ciascuno, il rispetto del principio di legalità.