di GIULIANO GIRLANDO

Le condizioni della zona dopo il disastro di ieri

Una veduta parziale delle condizioni di Pontelucano dopo il disastro di ieri (da ‘Notizia locale’)

TRE CITTADINI parlano tra loro in un bar di Villa Adriana. Aziende dissestate, salvataggio di persone in pericolo, gran lavoro per i volontari e della protezione civile, il giorno dopo lo stravolgimento del vivere quotidiano, sull’argomento formulano ipotesi di qualche interesse: “Secondo me – dice uno, gli altri acconsentono – i lavori di costruzione del nuovo ponte sull’Aniene hanno ristretto l’alveo del fiume e causato l’esondazione”. “Può essere – aggiunge

L'intervento della Protezione civile a Pontelucano

La Protezione civile a Pontelucano

un altro –, ma tieni conto che hanno riempito lo scavo con quei ‘ghiaioni’ enormi, forse anche questo può aver inciso”. Indicazioni sommarie, generiche, di “non addetti ai lavori”, ma che vengono da chi abita proprio nel Villaggio Adriano, l’epicentro “incriminato”, e che troverebbero sostanza nell’evento contemporaneo, ma di “segno opposto”: a differenza di quanto avvenne nel 2008, ad Albuccione non s’è verificato nessun disagio.

Quell’anno, gli elicotteri dovettero intervenire per salvare ugualmente le persone rifugiate sui tetti, ma soltanto nella borgata di confine tra Tivoli e Guidonia Montecelio. Comunque, secondo il giudizio popolare, non ci si troverebbe di fronte ad una “bomba d’acqua”, ma all’ennesima opera dell’uomo a dispetto della natura. Un’origine che meriterebbe adeguati e opportuni accertamenti.

La via Maremmana

Qui e sotto, la via Maremmana

Accertamenti che sarebbero dovuti iniziare almeno dal 2004, quando Italia Nostra presentò un esposto alla Procura di Tivoli dopo che i lavori di difesa idraulica conclusi dall’agenzia regionale Ardis, eseguiti sembra senza neppure uno studio preliminare dei flussi nell’asta del fiume, hanno chiuso il complesso monumentale del Mausoleo dei Plauzi, dietro un muro di cemento alto circa 4 metri, rendendo inagibile il sito. L’opera si è rivelata del tutto inefficace dal punto di visto idraulico: la sede stradale, seppure con minore frequenza – la dipendenza è sempre dalla diga del bacino San Giovanni – e le idrovore piazzate sopra il muro sono risultate inutili.maremmana allagata

L’allora amministrazione tiburtina guidata da Marco Vincenzi, oggi consigliere regionale del Pd, scrisse proprio all’Ardis subito dopo l’innalzamento del muro chiedendo la “riperimetrazione” del vincolo idrogeologico che persiste nell’area, richiesta che Giuseppe Proietti, il sindaco attuale, ha sospeso. Sono passati undici anni e la conferenza dei servizi apposita non è mai stata convocata. E neppure è stato dragato il fiume, alla pari del sistema idraulico per drenare le acque piovane che non funziona. Così, come ieri, tutto in pochi minuti, è avvenuto il disastro. Forse non per una bomba (d’acqua).

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