di TOMMASO VERGA

Acqua non potabile, vietato bere

Acqua non potabile, vietato bere

POTREBBE ESSERE “siccome è marcia le ‘macchinette’ per la depurazione sono assolutamente necessarie”? Magari fosse. Perché, aldilà della risata sulla conoscenza della creazione di quel “logo”, tutto si ridurrebbe a uno dei consueti ping-pong da bar. Invece si tratta di un problema serio. Molto. Che investe la genesi dell’affidamento, il successivo agire, i mancati controlli, e, soprattutto, la trascuratezza e il disinteresse per la salute di migliaia di bambini.

Sulla incredibile storia di Luca Mori aka Felice Maniero – almeno per la parte relativa a Guidonia Montecelio – hinterland in precedenza ha scritto due volte*. Tutto passato sotto silenzio. Complicità soggettive ed oggettive che investono non solo l’amministrazione dello Stato e del Comune ma l’intera politica. Dopo la pubblicazione di quei “pezzi”, nessuno sollevò obiezioni, nessuno si prese la briga di verificare. Si ignorò persino il fatto che la Asl sapesse nulla dell’installazione nelle scuole, il funzionamento, l’arsenico. Ha provveduto, domenica sera, il bis di Report, la trasmissione di Milena Gabanelli, a riportare il tema alla stringente attualità.

Intanto, in un articolo nel quale prevalgono le domande, gli interrogativi, ne serve uno a premessa. Che di per sé offre comunque lo spunto per indirizzare sul binario giusto la valutazione. Ci si chiede a chi può venire in mente – e specularmente a chi conviene – che sia necessario depurare l’”acqua marcia”? Quel liquido che dalle doline di Campaegli e da Arsoli, dal 144 a.C. scende a valle sgorgando da fontane, rubinetti e fontanelle di qualche miliardo di romani? E che tutti, adulti, bambini, infanti, anziani, bevono quotidianamente sin dalla nascita.
determina ferrucci frontespizioQuello che, dell’inchiesta televisiva di domenica sera, più ha colpito chi scrive, l’aspetto maggiormente impressionante, è la postura dei sindaci di Fonte Nuova e del ff di Guidonia Montecelio. In sostanza, il problema non esiste, non si pone, non s’è detto ma s’è fatto apparire una “montatura” giornalistica. A seguire, c’è chi ha titolato “Minacciato dal boss?”. Non aggiungendo, anche fosse, che Maniero avrebbe trovato il tipo adatto, immaginarsi la sciarriatina. Fabio Cannella difende l’operato dell’amministrazione e il direttore sanitario del Fatebenefratelli, l’amico che gli ha presentato Luca Mori. Ignora la questione-arsenico. E che si impapocchia su case promesse (forse il boss vuol venire ad abitare da queste parti; perché di Felice Maniero nessuno conosce l’abitazione, salvo il Comune di Campolongo: ma via della Casa Comunale 7 – replica il sindaco – non è una strada ma il luogo dove si ospitano i senzatetto). Comunque, Fonte Nuova i rubinetti li ha chiusi ed ha disdetto il contratto. Mentre il facente funzioni di Guidonia Montecelio risulta impacciato, non so, forse, vedremo, il funzionario addetto, eccetera eccetera.

Un dire-non-dire che non serve a nulla. Anzi, è il contrario. Perché va detto con assoluta certezza, gli amministratori di Guidonia Montecelio, a cominciare da Eligio Rubeis, conoscevano i fatti in tempo reale: “Mamma, l’acqua sa di sangue”. Una frase che non è uscita dal film dell’orrore di Lucio Fulci ma dalla bocca di una bambina, che, mentre ascoltava la telefonata questa mattina, sentendo parlare di scuola, della sua scuola, ha subito confermato il dubbio. L’acqua non si può bere, sa di sangue e ha anche un colore strano”. Sotto lo stesso titolo, compare la causa (che non è equivalente di giustificazione). Parla Alfonso Giglio, direttore commerciale della “Anyacquae”, la società di Felice Maniero: “La cosa sconcertante è che non si rende conto questo sindaco e, prima di lui il settore che ci ha dato l’incarico, ovvero i Lavori Pubblici, che da oltre tre anni i depuratori installati nelle scuole debbono essere manutenuti, e se loro non si adopereranno a saldare gli oltre 30mila euro di debito, la salute dei bambini è messa a dura prova. E non ha colpa la scuola. Attenzione – precisa – noi abbiamo comunicato la pericolosità della faccenda, abbiamo detto in più note scritte via mail che se non fosse effettuata la manutenzione, l’acqua non sarebbe più bevibile (…)”. Nero su bianco, firmato Simona Boenzi, hinterlandweb del 15 settembre 2014.

Dunque, la conferma della mancata manutenzione degli impianti, del mancato ricambio dei filtri, del deposito dell’arsenico come diretta conseguenza. Il Comune sapeva tutto. Avvertito a chiare lettere del rischio per la salute dei bambini. Nessuno ha mosso un dito. Non poteva forse. Oppure attendeva di ricevere l’esborso dalle tasche del “segnalatore” dell’affare, da chi ha garantito al Comune che avrebbe provveduto ad ogni incombenza pur di spianare la strada all’imprenditore (attenuanti, necessarie anche per non battezzare come veritiera la battuta circolata in seguito: “Aho, il Comune di Guidonia ha fregato persino Felice Maniero”).

Nella doglianza compare il “settore Lavori pubblici”, retto all’epoca da Umberto Ferrucci. Suoi i documenti firmati. Due. ”Adesione al progetto ‘Case dell’Acqua’ per il servizio di fornitura, installazione, manutenzione di due strutture per l’erogazione di acqua depurata, gassata e non, da fontane pubbliche”. 2 marzo 2011, determina n. 82. E “Adesione al progetto ‘Baby Gluck’ limitatamente alle lavorazioni per la manutenzione straordinaria di impianti idrici nelle scuole pubbliche di proprietà dell’ente”. 3 marzo 2011, determina n. 86.
determina ferrucci Pagina 4Ognuno giudichi come crede, ma è sicuramente una procedura – si pensi soltanto a Luca Mori, un nome falso, in trattativa con il Comune per depurare l’Acqua Marcia – molto più che discutibile. Che infatti si traduce nell’inverosimile risultato che è “Anyacquae” ad indire l’appalto ed è il Comune a “vincerlo”. Sborsando 22.680 euro.

Già, ma il boss della “mala del Brenta” come e perché ha trovato riscontri positivi a Guidonia e a Fonte Nuova? Il silenzio successivo a quelle notizie, che dovrebbero risultare allarmanti – mentre così non è stato –, conduce dritti a sospettare si tratti di un “pacchetto-tutto-compreso” che lo Stato e i Servizi hanno confezionato a favore del “pentito” Felice Maniero aka Luca Mori. Indirizzandolo in due dei centri tra i più slabbrati dell’est capitolino, dove si aveva certezza che sarebbe stata più facile la penetrazione (mentre a Tivoli o a Monterotondo, ad esempio, il controllo del sistema-città da parte dell’amministrazione non l’avrebbe consentito). Così lo “stratega” si è rivolto a Rubeis che a sua volta ha incaricato Ferrucci. Pur sapendo che si sarebbe fatto stame della “competenza” istituzionale (rientrava nei compiti dei Lavori pubblici?), per condurre a realizzo una indicazione alla quale era impossibile rispondere picche. Serviva il signorsì.

Quindi la storia non è finita né può finire qui. Occorrono approfondimenti e risposte. Serve una commissione d’inchiesta. Che prenda spunto dalla pubblicazione degli atti e dei “convenevoli” iniziali. Non per soddisfare curiosità dietrologiche, ma perché il resoconto – anche parziale intanto – è assolutamente necessario dopo che la giostra ha mostrato una preoccupante permeabilità del Palazzo, accondiscendente al punto di autorizzare che si mettesse a rischio persino l’incolumità dei bambini. Un compito affidato al facente funzioni, a un assessore, a chi vuole in Consiglio comunale. Da svolgere al più presto possibile.

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