Michele Maccarone, a destra, alle spalle di don Enea, parroco di Albuccione, con Alessandro Messa e Morena Boleo

Michele Maccaroni, a destra, alle spalle di don Enea, parroco di Albuccione, insieme con Alessandro Messa (a sinistra) e l’assessora Morena Boleo

(t. ve.) LA GIUNTA ha deciso il benestare, il prosindaco potrà decretare la costituzione di parte civile del Comune di Guidonia Montecelio nel procedimento contro dirigenti, funzionari e fornitori dell’ente accusati di aver sottratto un “malloppo” di 605 mila euro. Tra due settimane la prima udienza, fissata il 18 novembre.

Le accuse. Oltre che di peculato e falso ideologico, tre dipendenti – tale il “titolo” al momento del rinvio a giudizio – dovranno difendersi dall’incriminazione di associazione per delinquere. Si tratta del funzionario Michele Maccaroni – che la Procura ritiene il “cervello” dell’organizzazione messa in piedi per “spolpare” le casse pubbliche –, di Gilberto Pucci e di Umberto Ferrucci, all’epoca dirigenti rispettivamente del Demanio e dell’Urbanistica (il terzo è stato sospeso per 18 mesi il 23 marzo 2015): avrebbero agito in maniera sistematica attraverso l’emissione di determine, mandati di pagamento e fatture false. Per Maccaroni anche l’accusa di truffa. Tutti in combutta con gli imprenditori Marco Fanali e la moglie Livia De Acutis, e Anna Maria Marsili. Un’imputazione per falso ideologico ha raggiunto la segretaria comunale Rosa Mariani, mentre l’istruttoria ha prosciolto l’altro dirigente, Gerardo Argentino.

Qualora volessero, i giuristi potrebbero ricorrere ad approfondite analisi dirette a valutare l’anomalia dei comportamenti dell’esecutivo cittadino. Che, nelle more, si sono arricchiti di un “passaggio” ulteriore: la paziente opera di convincimento dei propri assessori a dichiararsi a favore della costituzione da parte di Michele Venturiello, il capogruppo di Forza Italia. Un aspetto che ne sanziona la irritualità.

Perché, ci si chiede, cosa c’entra la “politica” con la decisione o meno di costituirsi parte civile in un procedimento che vede il Comune senza ombra di dubbio parte lesa? Detta in termini non “scolastici”, comprensibili, il rinvio a giudizio è l’atto ultimo del magistrato inquirente, quello precedente il processo (o il proscioglimento). Al termine, avrà un esito (se l’avrà… dietro l’angolo già la prescrizione fa capolino) che riguarda ogni singolo imputato. In termini di diritto, chi governa il Comune ha la rappresentanza dell’ente, quindi può agire direttamente. Senonché, la giurisprudenza ha modificato la trafila, valutando la decisione come atto di straordinaria amministrazione. Quindi di pertinenza della giunta. A maggior ragione in un Comune come Guidonia privo del sindaco e sostituito dal suo vice, e pertanto maggiormente impossibilitato ad affidarsi esclusivamente al parere dei propri uffici – in questo caso l’Avvocatura dell’ente – per mettere a punto una strategia che renda maggiormente “forte” l’accusa e il diritto alla rivalsa di chi ha subito il danno (diritto che, comunque, potrà esercitarsi in sede civile).

Il fatto che a Guidonia si sia voluta formalizzare una decisione “politica” ha giocato un brutto scherzo ai fautori della costituzione. Infatti, anziché il risultato auspicato (la compattezza nel votare) si è ottenuto quello di mettere in mostra le differenze, quanto la vicenda divida la coalizione e gli assessori del centrodestra. Adriano Mazza si è espresso contro, altri/e non si sono nemmeno presentati, innescando la sensazione che le diversità non interessino il processo, ma risalgano – nonostante le gravissime accuse – a una qualche forma di “simpatia” personale e politica con gli imputati.

I quali – escluso l’allontanato Ferrucci, ma per altri motivi –, non hanno minimamente risentito delle decisioni assunte dal tribunale di Tivoli. Tutti sono rimasti al loro posto, dirigenti inclusi, qualcuno ha persino fatto passi avanti, se non nella carriera sicuramente nella stima della “politica”. Se fosse accaduto a una giunta di “color contrario” immaginarsi grida, lazzi ed altra cianfrusaglia.

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