Palmira dopo la liberazione dall'Isis LA RICONQUISTA di Palmira e la constatazione che i danni provocati dall'Isis sono relativamente meno gravi di quanto si immaginasse, offrono lo spunto per un'evasione dal quotidiano, dove le buone notizie faticano a farsi largo. Quindi, un po' per obbligo un po' per non morire, da Wikipedia si copia una storia di grande attualità, di sostegno alla conoscenza e alla memoria. Ovviamente senza presunzioni d'alcun tipo (anzi: se i molti studiosi della storia del comprensorio tiburtino volessero rendere noti i dettagli li ringraziamo in anticipo; per dire: il "lago della Regina" è appellato così proprio in riferimento a Zenobia?). Buona lettura.

LA RICONQUISTA di Palmira e la constatazione che i danni provocati dall’Isis sono relativamente meno gravi di quanto si immaginasse, offrono lo spunto per un’evasione dal quotidiano, dove le buone notizie faticano a farsi largo. Quindi, un po’ per obbligo un po’ per non morire, ringraziamento a Wikipedia per l’offerta di una storia di grande attualità, che sostiene la conoscenza e la memoria. Ovviamente senza presunzioni e merito da parte nostra. Anzi: se i molti studiosi della storia del comprensorio tiburtino volessero ampliare il racconto e rendere noti i dettagli li ringraziamo in anticipo (tanto per dire: i resoconti indicano la residenza della “regina guerriera”  in una villa nei pressi del “lago della Regina”, al confine tra Tivoli e Guidonia Montecelio: un appellativo che fa riferimento proprio a Zenobia?). Buona lettura.

(estratto da Wikipedia) ZENOBIA SETTIMIA o Julia Aurelia Zenobia, il cui nome non latinizzato era in aramaico Bath-zabbai, in greco Zēnobía, e in arabo al-Zabba, fu dal 267 al 272 la prima ed unica regina di Palmira.

In precedenza, tra il 262267, fu regina consorte del ”dux Romanorum” e ‘‘corrector totius Orientis”, cioè del re di Palmira, Settimio Odenato (Udhayna), di cui era la seconda moglie.

Istigò il nipote Meonio (che in seguito fece giustiziare) ad assassinare il marito Odenato e il suo figliastro Hairan, assumendo lei stessa il governo di Palmira.

Trasformò il suo Stato in una monarchia indipendente (Regno di Palmira), si sottrasse al controllo di Roma, si autoproclamò Augusta e Imperatrix Romanorum, si attribuì il titolo divino Discendente di Cleopatra e nominò suo figlio Vaballato Augusto.

Zenobia attuò una politica ostile all’Impero romano e favorevole ai Persiani di Sapore I, lanciando il suo esercito, guidato dal capace generale Zabdas, alla conquista dei territori soggetti ai romani; accrebbe i propri domini con l’occupazione dell’Egitto, della Bitinia, della Siria e di una parte di Asia Minore ed Arabia; tutte queste conquiste e il fatto che lei stessa, a cavallo, conducesse gli eserciti in battaglia, le valsero il titolo di “Regina guerriera“.

Zenobia, regina di Palmira (bassorilievo rinvenuto a Palmira, Museo Nazionale di Damasco, da Wikipedia)

La regina Zenobia (bassorilievo rinvenuto a Palmira, Museo Nazionale di Damasco – da Wikipedia)

Fu sconfitta infine dall’imperatore Aureliano durante le sue campagne orientali, che si conclusero con la cattura della regina e la conquista della capitale Palmira, al termine di un lungo assedio.

Zenobia, legata con delle catene d’oro, venne esibita come trofeo durante le celebrazioni per il trionfo di Aureliano, del 274.

Ci sono racconti differenti circa il destino di Zenobia:

  • Alcune versioni suggeriscono che morì relativamente poco dopo il suo arrivo a Roma, alla presunta età di 35 anni circa, sia a causa di malattia, che per lo sciopero della fame o per decapitazione, dato che ella si rifiutò di riconoscere Aureliano imperatore. Sarebbe stata sepolta nella Villa Adriana.
  • Il racconto più a lieto fine, però, riferisce che Aureliano, colpito dalla sua bellezza e dignità e dal desiderio di grazia, liberò Zenobia e le concesse un’elegante villa a Tibur (Tivoli moderno, Italia). Si suppone che sia vissuta nel lusso e divenne una filosofa influente, oltre che una socievole matrona romana.

Zenobia si dice che abbia sposato un governatore e senatore romano il cui nome è sconosciuto, anche se vi è ragione di pensare che potrebbe essere stato Marcello Petrus Nutenus. Le fonti dicono che abbia avuto diverse figlie, i cui nomi sono anche sconosciuti, ma che pare abbiano sposato uomini di famiglie nobili romane. Lei si dice che abbia avuto ulteriori discendenti sopravvissuti fino al IV e V secolo. La prova a sostegno della presunta posterità di Zenobia, è data da un nome in un’iscrizione trovata a Roma: il nome di L. Septimia Patavinia Balbilla Tyria Nepotilla Odaenathiania incorpora i nomi del primo marito e del figlio di Zenobia e può essere suggestiva di un rapporto familiare (dopo la morte di Odenato e dei suoi figli; Odenato non aveva discendenti). Un altro possibile discendente di Zenobia è San Zanobi di Firenze, vescovo cristiano vissuto nel V secolo.

Nata a Palmira nel 240, Zenobia morì a Tivoli nel 275.