L’ULTIMO OGGI. Con la deposizione di Paolo Giammaria si è esaurito il rendez vous tra Giuseppe Marani e Carlo Foti, i due commissari, e gli ex capigruppo delle formazioni presenti nel (non ancora ufficialmente?) disciolto Consiglio comunale di Guidonia Montecelio. A valutare le impressioni dei partecipanti politici che avevano “cose da dire”, dai semplici rilievi alle contestazioni formali e di sostanza, gli incontri si direbbe siano stati soddisfacenti, almeno per chi in questi due ultimi anni s’è assunto quotidianamente il compito di “fare le pulci” – per utilizzare un’espressione idiomatica ma esaustiva – ai governanti della città. I due alti funzionari dello Stato hanno appreso fatti che ignoravano, preso nota, senza comunque giudicare. Come impone la funzione e il ruolo.
Un fatto però dev’essere certo: messi al corrente di questioni, in parte controverse in maggior misura costituenti vere e proprie violazioni della legge, sugli enti locali in particolare, i commissari sono oggi consapevoli e non potranno quindi ignorare l’obbligo di provvedimenti conseguenti a carico dei dirigenti e dei funzionari coinvolti (quantomeno rimuovendoli e assegnandoli a compiti non rilevanti. In soccorso, l’obbligo della rotazione).
Ma di quali questioni si parla? Per rinfrescare la memoria e senza alcuna pretesa diversa dal diritto di cronaca, al lettore possiamo offrire in materia un parziale brevissimo riepilogo di titoli ripresi da hinterlandweb, fatti direttamente risalenti a decisioni dei dirigenti. Intanto, i 90mila euro incassati l’11 giugno 2014 dalla “Cilento ingegneria” – una delle imprese costruttrici della MetroC romana – per un non chiarissimo incarico di sei mesi relativo al “sistema viario Tor Mastora-Selciatella”. Dopo 5 settimane dall’affidamento la srl scompare da Guidonia (ma l’ingegner Mario Beomonte, il titolare, subito dopo assume la direzione del lotto A3 della Salerno-Reggio Calabria). Oppure: le assenze del Comune nei giudizi davanti al tribunale civile di Milano e successivamente al Tar della Lombardia – causate, si presume, della scomparsa delle carte; ma nessuno ha mai chiarito il fatto – e la condanna al risarcimento in favore della Ipsoa. Stessi dinamica ed effetto a favore di Felice Maniero, il boss del Brenta fornitore degli impianti per depurare l’acqua nelle scuole cittadine. Non pagato s’è rivolto ai giudici (senza dimenticare Umberto Ferrucci, il dirigente del Comune che convalidò i contratti firmati dal Maniero col falso nome di Luca Mori). O, più recenti, l’assegnazione a una ditta di pulizie dell’appalto per i due ascensori interni alla torre del fascio e al (vincolato) palazzo comunale. E l’appalto dei lavori per il raddoppio del cimitero con l’inclusione di benefici non contemplati nel bando.
Per concludere su quei dirigenti che l’Anac ha “bastonato” in quanto incompatibili con il contratto di assunzione; per citare: Angelo De Paolis, capo staff del sindaco e contemporaneamente direttore dei lavori del sistema viario per 180mila euro annui.
Un piccolo elenco. Nel quale risalta la funzione determinante di alcuni vertici del Comune. Il vero cardine del “sistema Rubeis”. Sui quali, in maniera decisamente più esaustiva, i capigruppo – dell’opposizione ovviamente, il M5s Sebastiano Cubeddu, forte della conoscenza specifica e dettagliata delle norme, e Patrizia Carusi, Pd, una lunghissima esperienza alle dipendenze del Comune –; hanno come detto sollecitato l’attenzione dei commissari di governo. Un cahier de doléances con accanto nomi e cognomi che con molta probabilità sarà trasferito in bella copia in un documento. Poco importa se unitario o disgiunto. Purché concorde nell’analisi e nell’addebito delle singole responsabilità.
Anche il giovin Alessandro Messa ha rapidamente assolto al compito. Certo non avrà raccontato di aver trovato fratelli osservando il canone della “politica delle cose”. Chissà se ha riferito che la “sua” assessora Morena Boleo il 27 novembre 2014 ha incaricato l’architetto Paolo Pecorari di progettare e dirigere i lavori dei parchi di Guidonia Montecelio. E che, successivamente, il 20 gennaio 2016, lo stesso professionista è stato insignito del titolo di direttore del servizio rifiuti. Però, poiché abita e vive a Mantova, gli è stato concesso di scegliersi un assistente. Il quale è diventato due, una ragioniera e un’architetta, il 18 febbraio 2016. Tutti e tre pagati dal Comune.
E’ vero. Se i commissari dovessero reagire adeguatamente, se volessero perseguire le accertate responsabilità, il municipio vedrebbe ridotto il servizio alla disponibilità di una pattuglia di superstiti, sarebbe un disastro in termini di efficienza. Si tratta di scegliere. Tra modalità che hanno recato beneficio solo al personale politico e alla casta dipendente (o decidente) oppure informare la città che si è deciso di “fare pulizia”, che si vuole consegnare agli elettori una Guidonia Montecelio diversa da quella che gli stessi commissari hanno conosciuto subito dopo l’ingresso nel palazzo. Per consentire che tra un anno o giù di lì si possa scegliere un’Assemblea priva di retaggi mefitici.
Partendo dalla priorità: il bilancio. Dal rendiconto innanzitutto. Dire tutto, dai debiti, specie quelli ignoti fuori bilancio, all’evasione. Nonché rispondere al quesito se le aziende incaricate del servizio tributi, incamerano l’aggio sull’accertamento oppure sull’incasso. Il bilancio costituisce il vero ed unico punto di partenza. Timore delle conseguenze? Del probabile aumento dei tributi per coprire i “buchi”? Sgradevole, senza dubbio, ma è argomento che si affronterà a tempo debito. Mentre ora una “operazione verità” è assolutamente indispensabile e irrinviabile. Il tappeto per la polvere non serve a nessuno. Anzi, date le condizioni della città, sarebbe un pessimo (ri)avvio.