La pagina 23 del piano triennale anticorruzione LA COMMISSIONE ALIA E IL BASSO TASSO DELLE CONCESSIONI CIMITERIALI INTANTO Giuseppe Marani si occupa del camposanto, e compone una commissione d’indagine sull’assegnazione dei lavori per il raddoppio del cimitero. Giunta con due anni di ritardo rispetto all’aggiudicazione dell’appalto al “Consorzio Comor”. Quindi nomina una commissione di dirigenti del Comune per accertare i motivi, a cominciare dal capire perché Salvatore Mazza – ex responsabile dell’ufficio - si sia opposto alla privatizzazione della struttura. In sostanza cosa è accaduto? Al vertice della neonata commissione, Marco Alia, responsabile dell’anticorruzione cittadina; ai lati, Antonietta Auciello e Paola Piseddu. Il problema è proprio qui: Alia ha già espresso il proprio convincimento sulla questione-cimitero, dichiarando nero su bianco “basso” il rischio nelle concessioni cimiteriali. La conferma a pagina 23 del “piano triennale di prevenzione della corruzione 2016-2018” approvato dalla giunta il 25 gennaio 2016. Adesso, dopo il pregevole lavoro di Marcello Santarelli su Tiburno sugli “affari di famiglia” di padre e figlio Mazza, quel giudizio corrisponde, è adeguato? Oppure, per ragioni del tutto comprensibili, innanzitutto di opportunità, non sarebbe più opportuno un “passo indietro” di Marco Alia?

La pagina 23 del piano triennale anticorruzione
LA “COMMISSIONE ALIA” E IL BASSO TASSO DELLE CONCESSIONI CIMITERIALI
IL COMMISSARIO Giuseppe Marani si occupa del camposanto, e licenzia una commissione d’indagine sull’assegnazione dei lavori per il raddoppio del cimitero. Giunta con due anni di ritardo rispetto all’aggiudicazione dell’appalto al “Consorzio Comor”. Quindi nomina un trio di dirigenti del Comune per accertare i motivi, a cominciare dal capire perché Salvatore Mazza – ex responsabile dell’ufficio – si sia opposto alla privatizzazione della struttura. In sostanza cosa è accaduto?
Al vertice della neonata commissione, Marco Alia, responsabile dell’anticorruzione cittadina; ai lati, Antonella Auciello e Paola Piseddu. Il problema è proprio qui: Alia ha già espresso il proprio convincimento sulla questione-cimitero, dichiarando nero su bianco, “basso” il rischio corruzione nelle concessioni. La conferma a pagina 23 del “piano triennale di prevenzione 2016-2018” approvato dalla giunta il 25 gennaio 2016.
Adesso, dopo il pregevole lavoro di Marcello Santarelli di Tiburno sugli “affari di famiglia” di padre e figlio Mazza, quel giudizio corrisponde, è adeguato? Oppure, per ragioni del tutto comprensibili, innanzitutto di opportunità, non sarebbe più confacente con lo stato delle cose e dei fatti successivamente rivelati un “passo indietro” di Marco Alia?

DI PASTROCCHI nella terza città del Lazio ne sono stati fatti in questi anni sul fronte della gestione del personale, sicuramente all’insaputa del commissario prefettizio che intanto all’indomani del suo insediamento, lo scorso 15 giugno, poteva dare un segnale rimuovendo l’attuale vertice burocratico. A difesa del principio della continuità amministrativa, Giuseppe Marani ha invece scelto (ancora) le competenze del segretario generale Rosa Mariani, da 10 anni continuativi al timone dell’ente.

Val la pena ricordare che conseguenza della sua gestione sono giusto le tracce di errori, sottovalutazioni, errate interpretazioni di legge così ben rimarcate (e conservate) in Rete: dai 100 contrattisti (Rup) ultilizzati alla stregua dei dipendenti fino a coprire un terzo del fabbisogno lavoro del Comune, agli stagisti figli, amici di consiglieri comunali di maggioranza impiegati anch’essi negli uffici a tempo pieno come raccontato in un servizio del Tg3 nazionale andato in onda nel settembre del 2014, lo scandalo dei dirigenti fiduciari, appunto.

La Rete conserva tutto – a conferma, basta andarsi a rivedere la seduta del Consiglio comunale del 17 febbraio 2015 nella quale, con grande determinazione, la segretaria generale, d’accordo i 16 presenti, voleva si deliberasse il “diritto all’oblio” sugli atti del Comune – e non c’è sito specializzato che non faccia di Guidonia Montecelio un caso ‘nazionale’, riportando sentenze e pareri di volta in volta richiesti dalle opposizioni e dai sindacati alle istituzioni competenti, giustizia amministrativa e contabile, Anac (agenzia nazionale anticorruzione): la gestione del personale soprattutto nei ruoli verticistici è stata in questi anni molto più che discrezionale, lacunosa e niente affatto trasparente. Per di più, l’ente ha pagato emolumenti non dovuti, è ormai accertato, a fronte di contratti palesemente illegittimi e determinativi di un pesante passivo per le casse pubbliche, laddove vi fosse la volontà di accertarlo, sicuramente di un danno erariale. I casi Ferrucci e De Paolis non sono stati i soli a tenere banco nel settennato.

Guidonia Montecelio, un caso emblematico

Dal “servizio” del Tg3  nazionale a quello di “Italia Oggi”

Esemplare una vicenda come quella del dirigente alle Finanze Gilberto Pucci che avrebbe dovuto essere destinato ad altro incarico all’indomani del suo rinvio a giudizio in un procedimento penale per reati contro la pubblica amministrazione. Rotazione, a garanzia del buon andamento della struttura burocratica, condizione che avrebbe dovuto riguardare obbligatoriamente anche i funzionari, le cosiddette posizioni organizzative, alcune – è il caso ad esempio di Salvatore Mazza all’ufficio cimiteriale e di Massimo Agosti agli affari generali – inamovibili da quelle stanze da almeno un quindicennio, nonostante le leggi anticorruzione impongano il contrario.

Se si creano le condizioni per i debiti fuori bilancio il Comune non può esimersi dal pagare l’ingiunzione PRIMO atto. Personale presa in carico dall’assessorato alle Finanze dopo le dimissioni del titolare storico Adriano Mazza. Secondo: mancata approvazione del bilancio e fine della storia. E del cursus honorum di Andrea Di Palma, vicesindaco nonché aspirante primo cittadino, facente funzioni dopo l’arresto del titolare Eligio Rubeis. Come detto, l’amministrazione comunale di Guidonia Montecelio il 13 giugno 2016 è “caduta sul bilancio”. Sintesi sbrigativa per dire che la maggioranza non ha trovato i numeri per approvare il documento contabile in Consiglio comunale. E’ “andata sotto” perché alle due formazioni di opposizione – Pd e 5stelle – si sono aggiunti quattro consiglieri di centrodestra. Un dissenso fatale per il succedaneo di Eligio Rubeis. Valutando i motivi addotti per giustificare il disaccordo, Stefano Sassano, Mario Valeri e Aldo Cerroni hanno in sostanza definito quello come lo step ultimo di un contrasto di natura tutta politica da tempo manifestato (e dichiarato) sulle “qualità” del vicesindaco e del suo agire. Diversa la posizione di Anna Maria Vallati, centrata principalmente sulle contraddizioni del bilancio. Forte della competenza professionale che, per quanto volontariamente messa a disposizione dell’esecutivo – lo ha dichiarato nell’intervento in aula -, il Di Palma e la sua giunta non hanno inteso utilizzare. Come dire: nessuno metta mano o becco. Al punto che, in via del tutto ipotetica, l’accettazione del supporto di Vallati avrebbe persino potuto evitare lo scioglimento anticipato del Consiglio. Così ora tocca al commissario prefettizio il compito di sancire lo stato delle finanze e dei conti del Comune di Guidonia. Con qualche ritardo rispetto alle iniziali dichiarazioni ufficiali. Ritardo non causato da disattenzione o cattiva volontà ma, con estrema probabilità, dal fatto che gran parte di quei conti non fanno capo a nessuno. Si parla dei debiti fuori bilancio, ovviamente. Dei quali si è alla disperata ricerca del totale. E delle generalità. Tutti ne parlano, si interrogano, discettano, ma come si forma un debito fuori bilancio? Saggezza popolare vuole che la formula indichi un evento imponderabile, non prevedibile (quindi non imputabile nel bilancio preventivo), al quale occorre porre rimedio con assoluta urgenza. Crolla il soffitto di una scuola? Arriva di corsa chi lo ripara, per mettere in sicurezza l’edificio e i bambini. Tutto qui? No, proprio per niente. Un “concreto” esempio aiuta a capire. Il Comune di Guidonia Montecelio ha versato 68mila euro all’Ipsoa (gruppo Wolters Kluwer Italia) a seguito di sentenze (tribunale civile di Milano e Tar della Lombardia), tutto passato nella totale mancanza di opposizione e qualsiasi verifica di legittimità. Verdetto reso esecutivo da decreti ingiuntivi. Eppure motivi di opposizione ce n’erano. Il più evidente? La verifica se la disdetta della fornitura comunicata alla società dall’assessorato all’Ambiente il 21 ottobre 2011 – la firma del contratto risale al 2006 – fosse stata eseguita o meno. Ma anche il fatto che gran parte degli ordinativi non risponde a nessuno: firme illeggibili, email personali e non del Comune e via dicendo. Un debito fuori bilancio così architettato si sostiene di per sé, non ha bisogno di alchimie procedurali e/o contabili, visto che sottintende una procedura che obbliga l’ente a ottemperare. Il dirigente-cassiere non può sottrarsi all’esecuzione d’un decreto ingiuntivo. Quindi il problema si pone “a monte”, nella formazione delle decisioni e nel rilascio degli atti conseguenti. Ed è in questa “frazione” delle attività amministrative che ci si augura i commissari pongano la dovuta attenzione. Ci sarà un giudice a Berlino Montecelio?

SE SI CREANO LE CONDIZIONI PER I DEBITI FUORI BILANCIO
IL COMUNE NON PUO’ ESIMERSI DALL’ONORARE L’INGIUNZIONE
PRIMO atto. Personale presa in carico dall’assessorato alle Finanze dopo le dimissioni del titolare storico Adriano Mazza. Secondo: mancata approvazione del bilancio e fine della storia. E del cursus honorum di Andrea Di Palma, vicesindaco nonché aspirante primo cittadino, facente funzioni dopo l’arresto del titolare Eligio Rubeis. Come detto, l’amministrazione comunale di Guidonia Montecelio il 13 giugno 2016 è “caduta sul bilancio”. Sintesi sbrigativa per dire che la maggioranza non ha trovato i numeri per approvare il documento contabile in Consiglio comunale. E’ “andata sotto” perché alle due formazioni di opposizione – Pd e 5stelle – si sono aggiunti quattro consiglieri di centrodestra. Un dissenso fatale per il succedaneo di Eligio Rubeis.
Valutando i motivi addotti per giustificare il disaccordo, Stefano Sassano, Mario Valeri e Aldo Cerroni hanno in sostanza definito quello come lo step ultimo di un contrasto di natura tutta politica da tempo manifestato (e dichiarato) sulle “qualità” del vicesindaco e del suo agire. Diversa la posizione di Anna Maria Vallati, centrata principalmente sulle contraddizioni del bilancio. Forte della competenza professionale che, per quanto volontariamente messa a disposizione dell’esecutivo – lo ha dichiarato nell’intervento in aula -, il Di Palma e la sua giunta non hanno inteso utilizzare. Come dire: nessuno metta mano o becco. Al punto che, in via del tutto ipotetica, l’accettazione del supporto di Vallati avrebbe persino potuto evitare lo scioglimento anticipato del Consiglio.
Così ora tocca al commissario prefettizio il compito di sancire lo stato delle finanze e dei conti del Comune di Guidonia. Con qualche ritardo rispetto alle iniziali dichiarazioni ufficiali. Ritardo non causato da disattenzione o cattiva volontà ma, con estrema probabilità, dal fatto che gran parte di quei conti non fanno capo a nessuno. Si parla dei debiti fuori bilancio, ovviamente. Dei quali si è alla disperata ricerca del totale. E delle generalità.
Tutti ne parlano, si interrogano, discettano, ma come si forma un debito fuori bilancio? Saggezza popolare vuole che la formula indichi un evento imponderabile, non prevedibile (quindi non imputabile nel bilancio preventivo), al quale occorre porre rimedio con assoluta urgenza. Crolla il soffitto di una scuola? Arriva di corsa chi lo ripara, per mettere in sicurezza l’edificio e i bambini. Tutto qui? No, proprio per niente.
Un “concreto” esempio aiuta a capire. Il Comune di Guidonia Montecelio ha versato 68mila euro all’Ipsoa (gruppo Wolters Kluwer Italia) a seguito di sentenze (tribunale civile di Milano e Tar della Lombardia), tutto passato nella totale mancanza di opposizione e qualsiasi verifica di legittimità. Verdetto reso esecutivo da decreti ingiuntivi. Eppure motivi di opposizione ce n’erano. Il più evidente? La verifica se la disdetta della fornitura comunicata alla società dall’assessorato all’Ambiente il 21 ottobre 2011 – la firma del contratto risale al 2006 – fosse stata eseguita o meno. Ma anche il fatto che gran parte degli ordinativi non risponde a nessuno: firme illeggibili, email personali e non del Comune e via dicendo.
Un debito fuori bilancio così architettato si sostiene di per sé, non ha bisogno di alchimie procedurali e/o contabili, visto che sottintende una procedura che obbliga l’ente a ottemperare. Il dirigente-cassiere non può sottrarsi all’esecuzione d’un decreto ingiuntivo.
Quindi il problema si pone “a monte”, nella formazione delle decisioni e nel rilascio degli atti conseguenti. Ed è in questa “frazione” delle attività amministrative che ci si augura i commissari pongano la dovuta attenzione. Ci sarà un giudice a Berlino Montecelio?

A proposito di dirigenti a chiamata diretta e corruzione, scrive Luigi Olivieri su Italia Oggi dello scorso 2 marzo: “Incarichi a contratto a rischio”, rilevando proprio le vicende guidoniane finite a più riprese nelle pagine (anche online) dell’Agenzia nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. “La vicenda è estremamente intricata – scrive il giornalista sul quotidiano economico giuridico – le delibere dell’Anac notano come nei confronti di un funzionario architetto dell’ente siano stati assegnati in modo confuso e misto incarichi sia di capo di gabinetto del sindaco e, dunque, in staff nell’organo di governo, sia incarichi dirigenziali operativi, ai sensi dell’articolo 110, commi 1 (dotazionali) e 2 (extradotazionali) del decreto legislativo 267/2000, successivamente alle modifiche apportate a tale norma dal decreto legislativo 90 del 2014.

“Gli incarichi sono stati conferiti in una prima fase con decreti sindacali, in una seconda con decreti del vicesindaco e in una terza modificati con deliberazione di giunta – prosegue l’articolo –. L’Anac rileva una serie di possibili vizi di legittimità. Infatti, il rinnovo o modifica degli incarichi dirigenziali al destinatario, da ultimo definiti dal vicesindaco sono stati fondati sull’articolo 109, comma 2, del dlgs 267/2000, che consente di assegnare incarichi dirigenziali a personale privo della relativa qualifica, ma solo negli enti nei quali non siano presenti dirigenti, mentre nel Comune di Guidonia le qualifiche dirigenziali sono previste. In particolare, comunque, l’Anac contesta al Comune l’utilizzo delle norme sugli incarichi a contratto, senza avere dato corso a una procedura selettiva, nonostante fosse già vigente l’obbligo in tal senso imposto dal decreto legislativo 90 del 2014. La delibera Anac, dunque, contesta al Comune le numerose illegittimità riscontrate, invitandolo a porvi rimedio e, in particolare, osserva come il piano triennale anticorruzione dell’ente non abbia previsto rischio alcuno di corruzione, connesso al processo di reclutamento dei dirigenti a contratto.

Conclusione: “Secondo l’Anac si tratta di un vizio molto rilevante, in contrasto aperto con le indicazioni del Piano nazionale anticorruzione del 2013. In particolare una delibera dell’Anac, ingiunge al Comune di integrare il piano triennale anticorruzione, considerando espressamente nella mappatura dei rischi proprio i conferimenti di incarichi dirigenziali, di funzioni dirigenziali, di posizioni organizzative con o senza funzioni dirigenziali, indicando le misure necessarie per scongiurare il pericolo di abusi nel relativo processo di individuazione e/o selezione del personale”. Pastrocchi, appunto. Che si sono tradotti in innumerevoli violazioni di legge.

2) fine (il precedente articolo è stato pubblicato l’8 luglio)