Protesta contro i licenziamenti a Colle Cesarano

Protesta contro i licenziamenti a Colle Cesarano

di GIULIANO GIRLANDO

LICENZIATA “in tronco”. Ma un anno dopo reintegrata. E’ il “caso” di Claudia Gaudenzi, infermiera di Colle Cesarano, messa fuori dalla clinica il 17 giugno del 2015, perché, durante una ispezione notturna (a sorpresa), mostrò la struttura a Massimo Baroni e Davide Barillari, parlamentare e consigliere regionale, entrambi del movimento 5stelle. La visita era stata organizzata allo scopo di verificare la sussistenza dei requisiti per l’accreditamento con il servizio sanitario nazionale, dopo che una serie di procedure per la riduzione del personale aveva avuto effetti sulla pianta organica dichiarata in Regione Lazio e la citazione della clinica nell’inchiesta su Mafia capitale (hinterlandweb, 8 giugno 2015).

Il licenziamento era dovuto a “una serie di episodi gravissimi che erano stati contestati a Gaudenzi con una raccomandata del 10 giugno, prima quindi dell’ispezione: l’essersi assentata per due volte dal reparto per svolgere attività sindacale, una mancata timbratura del cartellino in uscita e un’assenza ingiustificata senza avere avvisato i responsabili della clinica”: così la versione della “Geress srl”, proprietaria della clinica, a Luigi Franco, de il Fatto Quotidiano.it.

Nel dettaglio, in giudizio, l’azienda ha eccepito che “la ricorrente era l’unica infermiera professionale addetta al reparto psichiatrico”, e che “nel caso in cui il licenziamento venisse ritenuto sproporzionato, convertirsi lo stesso in giustificato motivo soggettivo o, in via di ulteriore subordine, nel caso in cui venisse dichiarato il licenziamento non sorretto da giusta causa o giustificato motivo, dichiararsi applicabile la sola indennità risarcitoria ex articolo 18 comma cinque legge 300 70 nella misura minima”

La sentenza del giudice Sigismina Rossi, del tribunale del lavoro di Roma, rigetta tutto. A cominciare dalla dichiarazione di nullità del licenziamento, condannando la “parte resistente alla reintegrazione di Gaudenzi Claudia nel posto di lavoro con le mansioni in precedenza svolte, nonché al pagamento di una somma pari all’ultima retribuzione globale di fatto (euro 2027 lordi mensili, salvo aliunde perceptum come in motivazione) dal giorno del licenziamento e per dodici mensilità, oltre al versamento dei contribuiti assistenziali e previdenziali dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegrazione; condanna parte resistente alla rifusione delle spese di lite , che liquida in favore di parte ricorrente nella misura di euro 4.000,00 , oltre 15%, oltre IVA e CAP come per legge, da distrarsi”.

Colle Cesarano, un degente in terapia

Colle Cesarano, un degente in terapia

Nel dispositivo emerge inoltre che “il comportamento della Gaudenzi, quindi, non ha concretato alcuna ipotesi connotata da gravità; non è emerso infatti che abbia determinato danni alla struttura o che abbia creato situazioni di pericolo per i pazienti; inoltre, ha avvertito la caposala prima dell’inizio della sua attività sindacale pur non essendovi una regolamentazione specifica sul punto – si legge nell’ordinanza –. Seppure voglia ritenersi che la Gaudenzi abbia violato la normativa sui permessi sindacali di cui all’art. 70 citato, non avendo presentato una richiesta per iscritto (da ciò che ha riferito il teste Mancuti, però, per i casi come quello in oggetto , non si riteneva necessaria tale richiesta), va evidenziato che tale violazione non è assoggettata alla sanzione espulsiva né sono emersi aspetti oggettivi o soggettivi del comportamento tenuto dalla lavoratrice tali da far venire meno il rapporto fiduciario con il datore di lavoro“.

Insomma Claudia Gaudenzi, sindacalista del Sicel, unico sindacato firmatario del contratto, è stata licenziata per motivi sindacali. Si dovrebbe aprire un caso o quanto meno dirci se l’attività sindacale non debba subire ritorsioni fino alla perdita del posto di lavoro. In tutto questo quindi due sentenze di due tribunali del lavoro di Roma e Tivoli riaprono un caso nella clinica Colle Cesarano sui licenziamenti dopo la procedura di accreditamento.