di TOMMASO VERGA
ANTEFATTO “storico”. Era il giovedì d’un mese del secolo scorso, il 2003, come ogni settimana hinterland usciva in edicola. Quella volta, in contemporanea con il Consiglio comunale di Guidonia Montecelio convocato con all’ordine giorno l’approvazione della “Pizzarotti”, sintesi del cognome del costruttore associato con la “Cmr” (Cooperativa muratori riuniti di Argenta, fallita nel 2011 per 140 milioni di euro). La Regione Lazio, alla quale competeva la valutazione delle domande interessate all’articolo 18 del decreto legge 13 maggio 1991, n. 152, finalizzato alla costruzione di abitazioni per le forze dell’ordine, scelse la società, a sua volta interessata alla sede dell’insediamento, Setteville di Guidonia, 700 unità abitative (come si apprende dal sito della “Donati spa”), in parte, secondo il bando di gara, da collocare sul libero mercato. Un terzo soggetto partecipava all’associazione temporanea di imprese, Bartolomeo Terranova.
Quel giovedì d’un mese imprecisato del 2003, un consigliere comunale, solitario nell’aula, in attesa della campanella legge il settimanale. In prima pagina, il titolo sulla “Pizzarotti”. Terminata la lettura, lo poggia sul tavolo. Arrivano altri, alla spicciolata, osservano, leggono e se ne vanno. Nel senso che l’assemblea non si svolge, salta il numero legale (il commento ricorrente: “quella delibera non la voto”). La realizzazione va avanti così per anni, un continuo rimando tra i timori degli eletti e le regole del gioco. Alla fine, resteranno a presidiare la “Collina del Sole” – logo della lottizzazione – Bartolomeo Terranova, “Cer immobiliare srl”, e Angelo Donati, “Donati spa”.
Adesso c’è anche la guardia di Finanza. Agli ordini del sostituto procuratore Filippo Guerra (“Reati di criminalità economica – Reati contro l’economia pubblica, l’industria ed il commercio” si legge sull’home page del tribunale di Tivoli), le Fiamme gialle ieri in municipio hanno sequestrato il carteggio. Con l’aggiunta di perquisizioni domiciliari e l’invio di avvisi di garanzia a quanti si sono adoperati perché si realizzasse la “fognatura per il collegamento dell’intervento alla via Tiburtina, ai fini della dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza per esecuzione dei lavori ed apposizione servitù di fognatura”.
E’ il 6 aprile del 2012, a mezzogiorno si riunisce la giunta, presiede Eligio Rubeis, il sindaco in carica, assenti Barlettano, Pietropaoli, Patrizia Salfa e Zulli. Si vota, provvedimento approvato. Qui avrebbe inizio la parte della storia che si dipana in questi giorni e che trasferisce le carte dalla magistratura amministrativa al giudice penale. Il riepilogo schematico della vicenda, trova Eligio Rubeis incompatibile, il sindaco non poteva votare quella delibera, in quanto la sua attività professionale lo rendeva incompatibile. Intanto, perché al servizio di Bartolomeo Terranova, il costruttore, e, per di più, direttamente coinvolto in quanto redattore dei calcoli sul cemento armato della “Collina del Sole”.
Tre giorni dopo, il 9 aprile, il Tar del Lazio (seconda sezione, sentenza 3597) dichiara nulle le deliberazioni dello stesso esecutivo d’un anno prima, interessanti proprio la fognatura (ne avrebbe tratto beneficio la “Cer srl”, evitando che Terranova acquistasse un depuratore di “discreto” valore monetario). C’è di più: la sentenza annulla anche il permesso rilasciato alla Collina del Sole per realizzare le opere di urbanizzazione non previste nel progetto iniziale, utilizzando, attraverso l’esproprio, i terreni confinanti con la lottizzazione. Parte lesa – nemmeno informata del provvedimento della giunta e firmataria del ricorso al tribunale amministrativo regionale –, il “Consorzio edilizio Inviolata srl”, amministrato da Paolo Morelli, ex assessore socialista della giunta Lombardozzi-De Vincenzi, nonché segretario della Margherita con il sindaco Filippo Lippiello.
In termini cronologici, sentenza del Tar, Comune di Guidonia Montecelio obbligato a riconsegnare i terreni ai proprietari e a “svellere” conduttura fognaria e tombini (“restituzione previa rimessa in pristino di area occupata per la realizzazione di opera fognaria”); ricorso (due volte) al Consiglio di Stato, nuova ed ultima condanna il 14 aprile 2015. Partita chiusa.
Per nulla. Perché, a lume di ragione, la giunta riunita per la definitiva approvazione del progetto non poteva naturalmente sapere della sentenza sfavorevole emessa dal Tar il 9 aprile 2012. Ma il giorno, la settimana, il mese dopo? Nessuno ha informato il sindaco, la giunta, i dirigenti? Ignorando persino il verdetto di incompatibilità e conflitto di interessi sancito a carico di Eligio Rubeis? Oppure si voleva ottenere un risultato, quel risultato, e quindi si è proceduto ugualmente? Se ne saprà di più alle conclusioni dell’indagine, ma appare proprio la relazione tra le due date – la giunta delibera il 6 aprile, il Tar sentenzia il 9 – il motivo dell’ingresso nella vicenda del giudice penale.
Prima delle odierne correzioni, nell’articolo precedente si leggeva la “non spiegabile difesa di un interesse privato in palese contrasto con l’interesse della collettività (…) in spregio ai più generali principi di efficienza, economicità ed efficacia (…) cagionando un danno erariale”. Ragion per cui “tutti i convenuti sono imputati del preteso danno a titolo di colpa grave, avendo tutti operato (…) in assenza di un interesse pubblico (…) in ostinata e non spiegabile difesa di un interesse, quindi, esclusivamente privato ed in violazione consapevole e caparbia di plurime disposizioni di legge, chiaramente ed espressamente individuate”. Un errore, piuttosto grave. Il corsivo riportante le motivazioni fa riferimento a un’altra condanna (per Eligio Rubeis e Umberto Ferrucci, ex dirigente dell’Urbanistica cittadina), comminata però dalla Corte dei conti e non dal Tar. Resta la sostanza.
“Quella delibera non la voto” illustrava inconsciamente una premonizione. Allo stato dell’arte, rivelatasi effettiva nelle aule dei tribunali. Con un depuratore assunto a simbolo, lo strumento per distinguere il grano dal loglio. Anche se, le probabilità sono altissime, nei giorni a venire soltanto un depuratore non sarà sufficiente.