di TOMMASO VERGA

SARA’ UN’IMPRESSIONE sbagliata ma l’aria che emana la gestione rifiuti non appare per nulla salubre. Indigesta per chi milita tra i “pro” e per quelli “contro”. Per entrambi una premessa: siamo alle solite, per l’ennesima volta Roma “scarica” nell’hinterland il peso dei suoi problemi. E’ sempre stato così. Qualche volta si è riusciti a respingere parzialmente l’assalto (per memoria, il primo atto per trasferire gli sfasciacarrozze fuori del raccordo anulare data 26 settembre 1997: 123 imprese di demolizioni e 30 depositi giudiziari), ma quasi sempre si è persa la battaglia. Come quella mai dichiarata e comunque subita attraverso i piani regolatori capitolini, il più recente compreso. Si intenda: altrettanta responsabilità ricade sul “nulla da verbalizzare in proposito” dei sindaci delle città della seconda periferia.

La "mappa" dell'Inviolata, con, al centro, l'impianto per il trattamento dei rifiuti

La “mappa” dell’Inviolata, con, al centro, l’impianto per il trattamento dei rifiuti

Ora è polemica sul “caso Muraro”. Non appena nominata, l’assessora capitolina alla Sostenibilità, indicò nei 14 impianti Tmb fuori Roma (Trattamento meccanico biologico dei rifiuti) la chiave risolutiva dell’emergenza-immondizia. Tmb che sono in realtà 13 visto che uno è sottoposto a sequestro dal provvedimento del tribunale di Tivoli. Approssimazione? Paola Muraro non lo sa-peva? Ignorare pur trattandosi delle attività proprie della discarica più grande della provincia di Roma dopo Malagrotta? Tesi difficili da sostenere vista la serie pluriennale di incarichi e attività svolti in Ama e Regione Lazio. Comunque, possibile o impossibile conta poco.

Quel che importa è invece quanto dichiarato ieri alle ore 13,59 ma poi precisato alle 20.00. I due titoli: “A Roma serve una nuova discarica”; “Non intendo riaprire Malagrotta”. Dettaglio sul primo: “Per capire dove deve essere collocata dobbiamo capire la volumetria. Siamo in attesa di verificare a che punto è la raccolta differenziata, perché il monitoraggio è arrivato alla conclusione. Abbiamo delle difficoltà sulla raccolta differenziata dovuto ai vari appalti che si sono susseguiti in questi mesi e dobbiamo mettere mano anche su questi. Discarica da indicare a breve? Dal punto di vista tecnico non è corretto. Ci sono dei materiali che possono essere fatti con gli scarti dei rifiuti, per questo la ricerca è fondamentale”. Il dettaglio schematico per l’altro è limitativo, il titolo comprende molte cose.

La discarica dell'Inviolata

La discarica dell’Inviolata

Non riapre Malagrotta. Roma e i romani convengono. Si ricorrerà a una nuova discarica. Qui il ragionamento risulta decisamente confuso, visto che si tratta di cosa non semplice da mettere in piedi (o sottoterra). Fatto curioso trattandosi di un’esperta. Perché si tratta di imbarcarsi in procedure che richiederanno mesi se non anni per il compimento. Scegliere la località, chiedere le autorizzazioni, ottenere la Via (valutazione di impatto ambientale), conferenze dei servizi, respingere proteste e sollevazioni popolari… Tutto francamente afunzionale. A meno che, nell’attesa, non si decida di inviare i rifiuti all’estero. Costi a parte, dalla scelta resterebbe esclusa comunque l’indifferenziata che in Europa nessuno accetta più. Quindi si torna alla casella di partenza, la discarica.

Con il sospetto che le difficoltà e i lunghi tempi realizzativi non “consiglino” lo sblocco dell’emergenza in un “piano B”, l’utilizzo dell’Inviolata a Guidonia Montecelio (e dove sennò?). Perché tutto torna. Nel progetto di Manlio Cerroni gli invasi sono sette, uno in più degli attuali. Con il supporto dell’impianto Tmb. E proprio Paola Muraro collaborò con Piero Marrazzo, presidente della Regione, alla stesura del “Piano degli interventi di emergenza dei rifiuti urbani”, il documento degli “impianti a bocca discarica” del 2007. All’Inviolata il ciclo sarebbe completo, con una portata produttiva in grado di trattare il doppio dell’immondizia prodotta dall’ambito territoriale a nord est di Roma. L’altra metà è quindi in grado di alleviare significativamente i disagi capitolini.

Qualcuno sicuramente dirà “fantasie maliziose”. Contrapponendo il fatto che proprio l’Inviolata, Tmb compreso, è intangibile in virtù del “vincolone” di 1700 ettari apposto dal Mibact. Purtroppo non è (ancora) così. La Gazzetta Ufficiale del 27 settembre non “celebra” il de profundis per le attese degli interessati allo sfruttamento di quell’area. La pubblicazione del decreto del Mibact segna invece l’avvio della procedure definitive, ma con il passaggio sotto le forche caudine dei ricorsi, per raggiungere lo scopo ultimo, la protezione di un «Paesaggio agrario di rilevante valore». Quindi la storia della discarica e delle proprietà di Manlio Cerroni non è conclusa. Precisando che il probabilissimo appello al Tar, fondato sul “siamo nati prima del vincolo, i nostri permessi sono precedenti”, in caso di accoglimento, sottrarrebbe alla tutela quasi per intero la sola superficie dell’Inviolata con la conseguenza che le attività sarebbero autorizzate a riprendere. Però si farebbe torto alle capacità non solo di Cerroni ma di Bartolomeo Terranova, Angelo Donati, di Paolo Morelli, della Bartolini, del Consorzio industriale tiburtino, della Santarelli spa, della famiglia Del Fante, di Domenico Mastrantoni e via elencando, se si pensasse che costoro sono disponibili a subire senza controbattere. Come si legge sulla Gazzetta hanno 30 giorni di tempo dalla pubblicazione del decreto.

Dal 7 aprile cancelli chiusi all'Inviolata ( da www.aniene.net; foto del Cra, Comitato risanamento ambientale)

Dal 7 aprile 2016 cancelli chiusi all’Inviolata (da www.aniene.net; foto del Cra, Comitato risanamento ambientale)

C’è infine l’altro “avversario degli avversari” di Cerroni, la Regione Lazio, che avrebbe già rilasciato la Via definitiva se non fosse intervenuta la diffida delle sovrintendenze. Il ricorso di Zingaretti alla presidenza del Consiglio contro il Mibact, quando supererà la discussione e il confronto in conferenza Stato-Regioni finirà sul tavolo per la firma di Matteo Renzi. Tutto compreso, il via libera o meno dipenderà dalle ragioni che sapranno esprimere i fautori dello stop (e del primo ministro). Sapendo però che il presidente della giunta del Lazio che ha già fornito la sua opinione, identica a quella dei politici-amministratori del Comune di Guidonia Montecelio. Un fronte avverso e un quadro generale che non intimidisce ma che richiede comunque di tenere alta la guardia e freddezza. E che non deve sottomettersi alle polemiche.

Non c’è altro da aggiungere per arguire come tutto riconduca al tema della salubrità. E alla sventurata possibilità che tutto debba ricominciare per difendersi. Meglio non riporre gli archibugi.