Se si creano le condizioni per i debiti fuori bilancio il Comune non può esimersi dal pagare l’ingiunzione PRIMO atto. Personale presa in carico dall’assessorato alle Finanze dopo le dimissioni del titolare storico Adriano Mazza. Secondo: mancata approvazione del bilancio e fine della storia. E del cursus honorum di Andrea Di Palma, vicesindaco nonché aspirante primo cittadino, facente funzioni dopo l’arresto del titolare Eligio Rubeis. Come detto, l’amministrazione comunale di Guidonia Montecelio il 13 giugno 2016 è “caduta sul bilancio”. Sintesi sbrigativa per dire che la maggioranza non ha trovato i numeri per approvare il documento contabile in Consiglio comunale. E’ “andata sotto” perché alle due formazioni di opposizione – Pd e 5stelle – si sono aggiunti quattro consiglieri di centrodestra. Un dissenso fatale per il succedaneo di Eligio Rubeis. Valutando i motivi addotti per giustificare il disaccordo, Stefano Sassano, Mario Valeri e Aldo Cerroni hanno in sostanza definito quello come lo step ultimo di un contrasto di natura tutta politica da tempo manifestato (e dichiarato) sulle “qualità” del vicesindaco e del suo agire. Diversa la posizione di Anna Maria Vallati, centrata principalmente sulle contraddizioni del bilancio. Forte della competenza professionale che, per quanto volontariamente messa a disposizione dell’esecutivo – lo ha dichiarato nell’intervento in aula -, il Di Palma e la sua giunta non hanno inteso utilizzare. Come dire: nessuno metta mano o becco. Al punto che, in via del tutto ipotetica, l’accettazione del supporto di Vallati avrebbe persino potuto evitare lo scioglimento anticipato del Consiglio. Così ora tocca al commissario prefettizio il compito di sancire lo stato delle finanze e dei conti del Comune di Guidonia. Con qualche ritardo rispetto alle iniziali dichiarazioni ufficiali. Ritardo non causato da disattenzione o cattiva volontà ma, con estrema probabilità, dal fatto che gran parte di quei conti non fanno capo a nessuno. Si parla dei debiti fuori bilancio, ovviamente. Dei quali si è alla disperata ricerca del totale. E delle generalità. Tutti ne parlano, si interrogano, discettano, ma come si forma un debito fuori bilancio? Saggezza popolare vuole che la formula indichi un evento imponderabile, non prevedibile (quindi non imputabile nel bilancio preventivo), al quale occorre porre rimedio con assoluta urgenza. Crolla il soffitto di una scuola? Arriva di corsa chi lo ripara, per mettere in sicurezza l’edificio e i bambini. Tutto qui? No, proprio per niente. Un “concreto” esempio aiuta a capire. Il Comune di Guidonia Montecelio ha versato 68mila euro all’Ipsoa (gruppo Wolters Kluwer Italia) a seguito di sentenze (tribunale civile di Milano e Tar della Lombardia), tutto passato nella totale mancanza di opposizione e qualsiasi verifica di legittimità. Verdetto reso esecutivo da decreti ingiuntivi. Eppure motivi di opposizione ce n’erano. Il più evidente? La verifica se la disdetta della fornitura comunicata alla società dall’assessorato all’Ambiente il 21 ottobre 2011 – la firma del contratto risale al 2006 – fosse stata eseguita o meno. Ma anche il fatto che gran parte degli ordinativi non risponde a nessuno: firme illeggibili, email personali e non del Comune e via dicendo. Un debito fuori bilancio così architettato si sostiene di per sé, non ha bisogno di alchimie procedurali e/o contabili, visto che sottintende una procedura che obbliga l’ente a ottemperare. Il dirigente-cassiere non può sottrarsi all’esecuzione d’un decreto ingiuntivo. Quindi il problema si pone “a monte”, nella formazione delle decisioni e nel rilascio degli atti conseguenti. Ed è in questa “frazione” delle attività amministrative che ci si augura i commissari pongano la dovuta attenzione. Ci sarà un giudice a Berlino Montecelio?

(t. ve.) SCRIVE GIUSEPPE Marani il commissario straordinario al vertice del Comune di Guidonia Montecelio: “Il 20 aprile 2016 la giunta (Di Palma, ndr) ha approvato lo schema di bilancio (…); successivamente sono emersi debiti fuori bilancio di rilevantissima entità (…); (inoltre) il 16, il 21 e il 22 settembre i dirigenti delle aree V, VI e VII hanno proposto il riconoscimento di debiti fuori bilancio” risalenti al 2014-2015, per un importo complessivo di 99.900 euro. Quindi: “voglio sapere cosa è accaduto”. Così l’Unità di controllo interno, coordinata dalla (nuova) segretaria generale (Annalisa Puopolo), con il supporto, qualora necessiti, dell’Avvocatura comunale (Antonella Auciello) e del responsabile anticorruzione (Marco Alia), entro sette giorni deve accertare e comunicare l’esito delle indagini. A rispondere Gerardo Argentino, Gilberto Pucci, Gianna Recchia, Angelo De Paolis.

Il casus belli riguarda i residui passivi, le somme non utilizzate nei bilanci precedenti che sono state riassegnate con nuove determinazioni, benché, si suppone, comunque prive di copertura finanziaria. Errori contabili e/o amministrativi? Oppure una fattura inoltrata al Comune pur in assenza della fornitura dei beni? Esempio: come s’è conclusa la vicenda dell’acquisto dell’arredo urbano previsto dalla determinazione 78 dell’area VII attraverso il reimpiego d’un residuo passivo del 2006, somma destinata alla Gea srl” e non utilizzata dall’impresa?

Altro quesito al quale la commissione d’inchiesta dovrà rispondere: le aree descritte hanno chiesto al dirigente delle Finanze (Gilberto Pucci) se quegli “avanzi” erano o meno reimpiegabili? Siccome si è in presenza di fondi non disponibili, l’accertamento interessa anche il benestare, richiesto o meno, e, nell’eventualità del diniego, il corrispondente perché dell’impiego comunque. Va ricordato che la stessa materia, nel bilancio 2011, fu oggetto delle attenzioni di Adriano Mazza, il “ministro del Tesoro” del sindaco Eligio Rubeis, che volle il “riaccertamento” dei residui attivi e passivi. 150 milioni si disse. Poi, più nulla.

Il commissario Giuseppe Marani

Il commissario Giuseppe Marani

Un’altra storia di soldi, in sostanza. Dei quali non sono chiarissimi procedura e impiego. Simbiotico – per un importo in questo caso minore – del procedimento in corso contro Umberto Ferrucci, Gilberto Pucci, Rosa Mariani e Michele Maccaroni per i 605 mila euro venuti meno alle casse del Comune di Guidonia Montecelio.

Il decreto lascia intendere che Marani non intende soltanto conoscere chi e perché ha sbagliato. Non si tratta esclusivamente di un appello alla eventuale “punizione” prevista dal Tuel (testo unico degli enti locali), e nemmeno del minacciato invio alla magistratura contabile del relativo fascicolo, ma di un rovello che, con il decreto pubblicato stamattina, avrebbe trovato conforto: il sospetto di aver individuato una delle modalità utilizzate perché si “formassero” i debiti fuori bilancio e la conseguente distribuzione dei benefici.

Quindi, ancora una volta appare chiaro il motivo per cui il commissario “non può” licenziare il rendiconto, non per cattiva volontà o incapacità – se avesse saputo in che circolo dell’inferno si sarebbe venuto a trovare non avrebbe certo sin dai primi giorni annunciato scadenze per la pubblicazione –, ma perché il “sistema Guidonia” custodisce gelosamente modalità e funzioni rispondenti alla fedeltà di parte e di partito e ai clientes e non alla salvaguardia dei diritti e del bene comune. Oggi si direbbe abbia “scoperto” il vicolo che conduce in piazza. Sarebbe necessario e opportuno non intralciare la sua opera.