Michel Barbet

Michel Barbet

di TOMMASO VERGA

UNO E’ DI Borgorose (Eligio Rubeis), il secondo (Michel Barbet) della provincia di Marsiglia, il terzo (Andrea Di Palma) originario di Fiamignano. Si ricorre a un indovinello – passatempo nel quale eccelleva Silvio Berlusconi – per individuare, scovare, pizzicare il qualcosa che rende uno migliore o peggiore dell’altro. La scelta: “chi butteresti giù dalla torre”? (quella del fascio ovviamente, siamo a Guidonia Montecelio. Dove la facezia si confonde con la realtà visto che al tramonto del secolo passato, l’ultima giunta presieduta dal socialista Giovan Battista Lombardozzi passò l’esame grazie all’astensione di Vittorio Messa e Adalberto Bertucci, i due consiglieri del Msi. In caso di scelta tra GBL e comunisti, il primo disse che “giù dalla torre” avrebbe buttato quest’ultimi. Sappiamo com’è finita).

Facezie? Fino a un certo punto. Perché se a decidere venisse chiamata la popolazione, difficilmente gli indigeni sortirebbero, neanche la propaganda riuscirebbe a modificare la distinzione “favore- contro”, sull’argomento poi della nazionalità. Infatti, i seguaci dello “straniero” avrebbero partita facile ricordando che “Comune” è prodotto doc dei cugini d’oltralpe. E la Rivoluzione la bandiera dei movimenti contro le dittature. Tanto che Marianne, “liberté, egalitè, fraternité”, la Marsigliese, appartengono alla Storia del continente. Quindi, l’obiezione sull’eventuale affidamento della guida del Comune a un francese non dev’essere neppure considerato un evento.

Ma verosimilmente l’origine non c’entra. Il trilemma intende celare altro. Nell’approssimarsi – almeno indicativamente – della prova elettorale, a Guidonia Montecelio il quesito-non barzelletta verte su come uscire dalla crisi dell’ancien regime. La magistratura chiamata a supplire agli orrori della politica (poi si criticheranno l’invasione di campo e i giudici protagonisti: qualcuno ha già cominciato), partiti e rappresentanti – non tutti, ci mancherebbe – sono alla ricerca di una mimetizzazione-placebo. Per l’occorrenza, hanno rispolverato la divisa. E’ un fatto che i responsabili del disastro cittadino siano nuovamente in pista. Persino gli impediti dal codice penale. “Egalité”? non è la parola d’ordine, non risulta la strada maestra, ma non perché appartiene alla Francia.

Anche tra i 5stelle. Perché “onestà” – lo slogan ripetuto – non costituisce l’indicazione di una strategia politica. Semmai ne è presupposto. Mentre “legalità”, osservare le regole, è la garanzia massima dell’amministrare, dalla scelta del tema alla correttezza dell’agire sino alla trasparenza. Non un sofisma, una bizzarria retorica. Comunque, tranquilli. A Guidonia Montecelio, per evitare divisioni, giacciono fuori dalla porta l’una e l’altra.

La Marianne

Michel Barbet, allora. Un “grillino” doc, nel meetup pentastellato sin dalle origini, precedente l’unificazione con “il Faro”, il movimento civico dal quale provengono entrambi i consiglieri della passata legislatura, Giuliano Santoboni e Sebastiano Cubeddu. I quali, contro tutte le previsioni (non i pronostici, che puntavano semmai a individuare chi dei due sarebbe stato il sindaco dopo le prossime elezioni), non hanno accettato di candidarsi. Una affannosa chiusura della procedura – anche i 5stelle debbono tener conto d’una loro “burocrazia” – e l’individuazione di Barbet. Non mediante le “comunarie” on line ma scegliendo i tradizionali canali seggio-scheda.

Francese di nascita, 49 anni, in Italia dall’80, Michel Barbet risiede a Setteville. Operaio metalmeccanico, camionista, ora impiegato all’Ance, nella sezione “rapporti con il Parlamento”. Proprio l’occupazione attuale ha creato un incidente all’esordio. Perché l’annuncio ufficiale del Movimento lo descriveva dipendente d’un azienda privata romana, nemmeno un cenno all’”Associazione nazionale costruttori edili” (Ance, appunto), una delle lobby più potenti del Paese. Quella che – anche circoscrivendo al perimetro capitolino e/o regionale – assiste e difende i Caltagirone, i Mezzaroma, i Marchini, i Todini, i Santarelli, i Parnasi. Il che ha portato all’insorgenza di un secondo interrogativo: sottacere il titolo effettivo in contemporanea con la trattativa tra Comune di Roma e Parnasi sulla costruzione dello stadio: perché?

Riducendo l’ambito all’evento elettorale, una scorsa a un prontuario del settore rendo noto che a Guidonia vengono elencate – in maniera decisamente grossolana – 2.692 imprese. Di certo, il numero non corrisponde agli associati all’Ance, nella quale comunque dovrebbero essere presenti i Terranova, i Bernardini, i Donati, i Saporetti, i Mastropietro, i Nardecchia, e via elencando per difetto. E ciò nel momento in cui in città diviene sostanza l’operazione più imponente dei decenni recenti – al bivio di Guidonia, Terranova ha già cominciato i carotaggi –, i 6 piani edilizi di zona licenziati dalle giunte Zingaretti (il silenzio-assenso)-Rubeis-Di Palma. Altro consumo di suolo, altra liquidazione di spazi cittadini. Per un investimento, salvo l’accesso al credito, dagli effetti per nulla scontati (la speranza è che soccorrano gli immigrati, gli stessi “odiati” dagli esponenti dei medesimi partiti che hanno approvato la delibera. La doppia morale: quella “politica”, quella sulle piazze).

L’insieme degli interrogativi ha rappresentato una pesante palla al piede per il candidato e per il suo partito. Che si sono giustificati: ammettendo di aver commesso un errore di comunicazione, e annunciando, Michel Barbet, l’immediato abbandono del lavoro, l“aspettativa”, qualora eletto sindaco.

nascondinoQuanto all’esito è tutto da verificare. La rinuncia a competere dei due consiglieri comunali uscenti ha privato il movimento 5stelle della “vetrina” conquistata in oltre due anni di dura opposizione alla giunta Rubeis-Di Palma. Sul conto di entrambi, si dava per scontata la vittoria al prima turno. Si deve ricominciare, con un nome e un volto nuovi. Che per lo specialista Anquetil-Barbet si traduce in un percorso in salita, a partire dal farsi conoscere dai cittadini.

Per i 5stelle è necessario prima d’altro colmare il gap che nelle elezioni del 2014 causò enorme delusione. Oggi, senza dubbio, il panorama politico, cittadino e nazionale, è molto diverso, più favorevole. Ma è un fatto che il 40 per cento alle Europee e il 19 alle amministrative, illustrarono un elettorato che separa il voto locale da quello d’opinione. Impossibile prevedere se andrà di nuovo così. Anche perché, qualora si imponesse il ballottaggio, non va escluso il riversamento dei voti dei partiti sul concorrente di Barbet, proprio allo scopo di scongiurare l’avvento di un “grillino” a Palazzo Matteotti.

Un’analisi sulla quale si sono espresse già le formazioni della ex maggioranza di destra, tanto da consigliare i loro esponenti, gli stessi patrocinanti gli aumenti di imposte e tariffe annunciati in questi giorni, del default delle casse comunali, e, di conseguenza, dell’azione della magistratura, a “celarsi” dietro/dentro il profluvio di liste civiche. Dopo la barzelletta, giocano a nascondino.