Un camioncino dell'Ecocar a Guidonia

Un camioncino dell’Ecocar a Guidonia Montecelio

di PIERLUIGI DI ROSA

Sudpress, Catania

LA GARA-RIFIUTI va all’imprenditore che diede 50 mila euro al sindaco di Catania. Si tratta del cosiddetto “appalto ponte” da circa 11 milioni per 106 giorni (prorogabili) per la raccolta dei rifiuti cittadini, in attesa che l’amministrazione di Enzo Bianco riesca a portare a compimento la mega gara da 400 milioni, il cui primo tentativo andato deserto è all’attenzione dell’Anticorruzione di Raffaele Cantone.

Il verbale di gara vede unica partecipante l’Ati (associazione temporanea di imprese) di cui fanno parte la “Senesi spa” e la “Eco.Car” la srl amministrata da Francesco Deodati, patron della “Ipi srl”, che gestisce in proroga da anni la nettezza urbana a Catania e che nel 2013 diede un “contributo elettorale” di 50 mila euro all’allora sindaco in carica Raffaele Stancanelli.

L’appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di Catania (nota: 315.576 abitanti censiti) è roba da togliere il sonno non soltanto ai netturbini che la effettuano materialmente la notte. Si tratta di un mega affare da circa 400 milioni e centinaia di dipendenti coinvolti. Roba grossa, grossissima, tanto da essere il più importante appalto attualmente in tutta la regione.

Sul precedente servizio, quello gestito da “Ipi-Oikos”, abbiamo scritto fiumi di inchiostro e risultano aperte diverse inchieste giudiziarie ed amministrative. Dopo numerose proroghe succedute alla scadenza naturale del marzo 2016 ed il contestato commissariamento disposto dall’allora prefetto Maria Guia Federico (nel frattempo finita a Campobasso), finalmente l’amministrazione Bianco è riuscita a varare un bando di gara che però è finito a sua volta nel macinatoio delle contestazioni.

Gli ultimi atti del mega appalto per sette anni hanno registrato sin da subito diverse criticità,  prontamente denunciate dall’azienda catanese “Dusty”, che ha segnalato in particolare i requisiti talmente stringenti da meritare l’intervento dell’Anac, e chiesto chiarimenti anche a seguito della spiacevole circostanza che alla gara non si è presentato nessuno! Quindi, tutto da rifare e intanto: proroga, la parolina magica del Comune di Catania.

Ma nel frattempo l’amministrazione Bianco, stranamente lungimirante, come se prevedesse il risultato negativo, in contemporanea alla gara principale aveva già bandito un “appalto ponte” che consentirebbe di svolgere lo stesso servizio, per il quale si pretendevano requisiti stratosferici, con caratteristiche meno stringenti e per un periodo limitato di appena 106 giorni (ovviamente prorogabili) per un importo di circa 11 milioni di euro.

Angelo Deodati, al vertice del gruppo Ipi PONTINA AMBIENTE: NUOVA INTERDITTIVA ANTIMAFIA PAZIENZA, l’intreccio Cerroni-Deodati ne richiede. La Ipi di Deodati possiede il 42,5% del 90% di proprietà della Pontina Ambiente. Questo 42,5% è così diviso: Antonio Deodati il 29%, Angelo Deodati il 31%, la Stima srl il 28,5% e la società fiduciaria Fidervisa Italia spa l’11,5%. Ma non è finita qui, perchè il 28% della Stima srl è diviso al 60% nelle mani di Antonio Deodati e al 40 in quelle di Paola Deodati. Non finisce qui. Perché la Pontina Ambiente srl è detenuta al 90% dalla Eco Italia e al 10% dalla Leadergreen. Le quote di quest’ultima sono al 100% dalla Eco Italia mentre proprio la Eco Italia e al 57,5% di proprietà della Ponteg srl e, ecco Deodati, al 42,5% della Ipi srl. Ora avviene (Catania c’entra e come) che sulla “Pontina ambiente” ripiomba l’interdittiva antimafia. Il provvedimento, adottato dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro dopo gli arresti di Manlio Cerroni e dei funzionari della Regione Lazio, venne annullato dal Tar del Lazio, su ricorso del “supremo dell’immondizia”. Motivazione (sommaria). “per poter disporre l’interdittiva non basta il titolo del reato riportato nel provvedimento del giudice penale, ma occorre esaminare il contenuto dell’ordinanza o della sentenza del giudice penale e rintracciare nel provvedimento stesso gli indizi da cui desumere il rischio di contiguità con la malavita organizzata, e dunque dell’inaffidabilità dell’impresa”. Ha provveduto il Consiglio di Stato (su richiesta del ministero degli Interni) al ripristino della misura repressiva: per la “particolare insidiosità della condotta tenuta dal gruppo imprenditoriale, secondo modalità operative illecite in grado di coinvolgere pubblici funzionari e di distoglierli dall’imparziale esercizio della loro funzione”. Per i giudici, la“Pontina ambiente” si sarebbe avvalsa di soggetti “contigui od organici al mondo della criminalità organizzata di stampo mafioso”. Conclusione: l’interdittiva della Prefettura di Roma è “pienamente giustificata dalla valutazione di permeabilità mafiosa”.

Angelo Deodati, al vertice del gruppo Ipi
PONTINA AMBIENTE: NUOVA INTERDITTIVA ANTIMAFIA
PAZIENZA, l’intreccio Cerroni-Deodati ne richiede. La Ipi di Deodati possiede il 42,5% del 90% di proprietà della Pontina Ambiente. Questo 42,5% è così diviso: Antonio Deodati il 29%, Angelo Deodati il 31%, la Stima srl il 28,5% e la società fiduciaria Fidervisa Italia spa l’11,5%. Ma non è finita qui, perchè il 28% della Stima srl è diviso al 60% nelle mani di Antonio Deodati e al 40 in quelle di Paola Deodati. Non finisce qui. Perché la Pontina Ambiente srl è detenuta al 90% dalla Eco Italia e al 10% dalla Leadergreen. Le quote di quest’ultima sono al 100% dalla Eco Italia mentre proprio la Eco Italia e al 57,5% di proprietà della Ponteg srl e, ecco Deodati, al 42,5% della Ipi srl.
Ora avviene (Catania c’entra e come) che sulla “Pontina ambiente” ripiomba l’interdittiva antimafia. Il provvedimento, adottato tre anni fa dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro dopo gli arresti di Manlio Cerroni e dei funzionari della Regione Lazio, venne annullato dal Tar del Lazio, su ricorso del “supremo dell’immondizia”. Motivazione (sommaria): “per poter disporre l’interdittiva non basta il titolo del reato riportato nel provvedimento del giudice penale, ma occorre esaminare il contenuto dell’ordinanza o della sentenza del giudice penale e rintracciare nel provvedimento stesso gli indizi da cui desumere il rischio di contiguità con la malavita organizzata, e dunque dell’inaffidabilità dell’impresa”.
Ha provveduto il Consiglio di Stato (su richiesta del ministero degli Interni) al ripristino della misura repressiva: per la “particolare insidiosità della condotta tenuta dal gruppo imprenditoriale, secondo modalità operative illecite in grado di coinvolgere pubblici funzionari e di distoglierli dall’imparziale esercizio della loro funzione”. Per i giudici, la“Pontina ambiente” si sarebbe avvalsa di soggetti “contigui od organici al mondo della criminalità organizzata di stampo mafioso”. Conclusione: l’interdittiva della Prefettura di Roma è “pienamente giustificata dalla valutazione di permeabilità mafiosa”.

La competenza per la valutazione delle offerte è dell’Urega (Ufficio regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici) che, dopo aver sorteggiato i suoi componenti, si è riunita lo scorso 23 febbraio. Alle 14.30. Nel verbale 18 del 2017 si legge che per questo appalto da 11 milioni è stata presentata una sola offerta. Una! A depositarla, come  detto, l’associazione temporanea di imprese composta da due aziende, la “Senesi Spa” e la “Eco.Car srl”.

Presenti alla seduta di gara Francesco Deodati (con delega di Rodolfo Briganti, presidente della Senesi), amministratore unico della Eco.Car e gli avvocati catanesi Francesco Fichera e Antonino Mirone. La commissione prende atto dell’unica offerta e dei documenti presentati, con la particolarità che uno di quelli previsti dal bando, il certificato di copertura assicurativa, è in fotocopia e quindi ne viene richiesto il deposito in originale con rinvio della seduta al prossimo 6 marzo.

Se qui si ferma la cronaca, comincia la narrazione dei corollari. Salta infatti subito agli occhi il nome di Francesco Deodati, amministratore unico della partecipante Eco.Car. e delegato della Senesi. Francesco Deodati è molto noto alle cronache cittadine e non solo. Basta fare una rapida ricerca sul web per trovare di tutto, e non sono storie da libro Cuore. Si va dagli interventi dell’Anac di Raffaele Cantone, che ne ha commissariato la gestione, a rapporti vari con ambienti discussi raccontati dalla stampa casertana anche in merito ad interdittive antimafia. Ma Francesco Deodati, amministratore unico della Eco.Car., è anche il patron, con il padre Angelo e collegato ad altro ramo omonimo della stessa famiglia, della Ipi, la società che attualmente gestisce (in proroga) lo stesso appalto ultra milionario per il Comune di Catania. Guarda un po’ le cose della vita.

La Ipi è stata coinvolta in diverse vicende anche a Catania e di cui Sudpress si è occupato: da quella dei parenti dei “sorveglianti” del Comune assunti da chi doveva essere sorvegliato alla strana storia delle penali milionarie per la raccolta differenziata mai liquidate e che sono costate il posto a qualche dirigente del Comune di Catania con procedure di inusitata brutalità.

Ma a Sudpress ci si ricorda di Deodati per un fatto specifico rimasto inspiegato dalle autorità competenti: un “contributo” di ben 50 mila euro concesso in piena campagna elettorale al sindaco uscente Raffaele Stancanelli proprio dalla Ipi che in quel momento (come adesso) gestiva l’appalto da centinaia di milioni (e con milioni di sanzioni a carico) presso lo stesso Comune amministrato dallo stesso sindaco alla cui campagna elettorale si contribuiva così generosamente.

Su questa vicenda Sudpress ha avuto modo di ottenere riscontri interessanti, acquisti formalmente nel 2014 dalla procura, ma pare che le autorità giudiziarie catanesi abbiano deciso che, avendolo iscritto nel bilancio della campagna elettorale, questo singolare contributo fosse regolare: e se lo dicono loro, dobbiamo fidarci.

Però, questo è il contesto in cui si sta gestendo un appalto da centinaia di milioni di euro che interessa uno dei servizi più importanti per una comunità, tra requisiti esagerati, indagini Anac e procura, gare deserte, proroghe e “appalti ponte” con unico partecipante con molti che sospettano che il regime ordinario in questa città sia la proroga. Della proroga.