Marco Vincenzi alle prese con il "sondaggio"

Marco Vincenzi alle prese con il “sondaggio”

di ELISABETTA ANIBALLI

L’ULTIMA SORTITA sui social è di un mese fa. Nella circostanza Simone Gugliemo condivideva un post sul baratto amministrativo, punto nevralgico del suo programma nelle elezioni primarie del Partito democratico, poi più niente. Le consultazioni convocate e sconvocate almeno un paio di volte, infine fissate al 23 aprile, è fatto noto, lo vedevano gareggiare con Emanuele Di Silvio. Ora la domanda che tutti si fanno è che diamine di fine abbia fatto l’avvocato di Setteville, “esperto di diritto musulmano” e già “cultore di una cattedra in materia” (si legge nel curriculum) presso l’università di Tor Vergata a Roma.

Nelle campagne elettorali la visibilità dei candidati è passaggio obbligato, lo sfidante Di Silvio è infatti incessantemente impegnato nella promozione di sé e non solo sui social. È l’unico però, tanto da indurre gli osservatori a ritenere che le primarie alla fine non si faranno per mancanza di partecipanti. Guglielmo si è sfilato dalla competizione. Il ripensamento non è stato formalizzato (ancora) ma supporre il contrario non avrebbe logica. Il fatto ha inoltre una sua rilevanza nel disegno di destrutturazione di cui sembra essere vittima il Partito democratico locale, con la fuga, ancora parziale, di dirigenti e quadri in direzione (univoca) della casa civica di Aldo Cerroni.

Domenico De Vincenzi a sinistra) e Mario Lomuscio

Domenico De Vincenzi (a sinistra) e Mario Lomuscio

Le dichiarazioni al fulmicotone del segretario dell’Unione comunale Mario Lomuscio al quotidiano on line Dentro Magazine… usciti dal Pd di Guidonia, sono fuori da quello nazionale, le vere ragioni sono tutte infarcite di tatticismi legati a Cerroni con le liste civiche diventate meta e mezzo dei trasformismi politici”… sembrerebbero il monito lanciato ai big dati dai rumors in uscita. Un partito svuotato degli uomini e delle donne più rappresentativi (fosse solo in termini di voti) rischia di non essere presente nelle urne di giugno? Infatti la voce è insistente: il Pd non parteciperebbe con un proprio sindaco e una sua lista, e ai notabili non rimarrebbe che informarne il Di Silvio. Se non è un bluff è la realtà che supera la fantasia.

La politica nelle sue tradizioni più radicate che si scompone e ricompone sotto altre, fino ad oggi inedite, forme. Che farà Domenico De Vincenzi candidato sindaco dem nel 2014 è la prima consequenziale riflessione. I bene informati lo danno in fase di avvicinamento alla casa cerroniana, o a parte di essa. L’accostamento è con Claudio e Michela Pauselli. Per i bene informati, favorita dal consigliere regionale dem Marco Vincenzi, impegnato nella costruzione di una sua piattaforma di consenso in città in vista delle elezioni politiche e regionali del 2018. Oppure anche no, vai a capire. Perché, come nelle previsioni, per le primarie del Pd nazionale fissate il 30 aprile, nella circoscrizione Sabina-Valle dell’Aniene, antico collegio elettorale del Senato, si sfideranno Andrea Ferro per i renziani, e Marco Vincenzi per il ministro Orlando. Terzo “incomodo” (ma esclusivamente per il secondo) il medico ex consigliere comunale Rocco Cisano, devincenziano tout court, che sosterrà Michele Emiliano. Michele Serra, nell’Amaca di stamattina su Repubblica, descrivendo il caos elettorale dei 5stelle di Genova, concludeva dicendo che “neanche il Pd sarebbe riuscito a mettere in piedi un comparabile bordello”. Evidentemente non conosce Guidonia.

Città nella quale Marco Vincenzi, già sindaco di Tivoli, starebbe lavorando (anche) all’inimmaginabile: convincere Bruno Ferraro, l’ex presidente del tribunale di Tivoli, già corteggiato da Forza Italia, a ri-scendere in campo dopo il niet riservato proprio ai berlusconiani, con una una sua lista costruita con i fuoriusciti dem e forzisti. Nella strategia già tracciata da hinterlandweb lo scorso 5 aprile (divenuta realtà?) sarebbero pezzi di potere che si assimilano annullando vecchie alleanze, tradizionali simboli e, soprattutto, i partiti di appartenenza attraverso una destrutturazione pilotata, gattopardesca, del consenso.

Bruno Ferraro

Bruno Ferraro

Protagonisti, sotto la supervisione del senatore emerito della Repubblica Antonio Muratore, Eligio Rubeis e Domenico De Vincenzi (anche se l’ex sindaco ha seccamente smentito la circostanza di una cena riappacificatoria), i due ex avversari sembrerebbero accomunati dall’obiettivo di translare i propri personalissimi sostegni elettorali su una figura terza, asettica, e Ferraro sarebbe il massimo. Entrambi lavorerebbero alla costruzione di una coalizione popolare, civica, e “competitiva”, per De Vincenzi perfino alternativa al condominio cerroniano qualora non riuscisse a balcanizzarne una parte.

Rubeis è senza dubbio alle prese con le modificazioni interne a Fi in atto in queste ore. Nel centrodestra il processo di scomposizione del partito di maggioranza relativa è più complicato, anche in chiave Fratelli d’Italia che per puntare su Alessandro Messa dovrà necessariamente avere la garanzia di più liste a sostegno. Come è aspirazione del cartello cerroniano allargare ulteriormente il ventaglio delle alleanze. Necessità fatta virtù in chiave anti movimento 5stelle pesato su numeri importanti (oltre il 35 per cento) già al primo turno. Per gli arrembanti, già dato al ballottaggio contro chi saprà strappare anche un solo voto in più rispetto agli avversari.