di TOMMASO VERGA

VENTICINQUE ANNI fa la strage di Capaci, la morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli agenti di scorta. Unanime il cordoglio, lo sdegno, il dolore. Da quel giorno, ripetutamente, così appare. Poi, nella pratica…

Il 25 aprile 2017, un tale percorre contromano con la sua auto oltre cento metri del senso unico d’una viuzza in un quartiere di Guidonia Montecelio. Secondo il racconto degli astanti, intende apparire in prima fila nella cerimonia di commemorazione della Liberazione. Al commissario prefettizio che lo osserva sbalordita e chiede spiegazioni, risponde: “sono un consigliere comunale”. Veramente a Guidonia non c’è nessun Consiglio comunale. “No, di quello uscente”. Allora si accomodi, alla pari di un qualunque “semplice” cittadino. Sono seguiti verbale di contravvenzione e sanzioni. -2 i punti sulla patente.

Si immaginano i commenti: “Ma cosa vuoi che sia”; “Ma sai quello com’è fatto” e via dicendo. Trasformando l’accaduto in un aneddoto, improntato alle caratteristiche del tale. Purtroppo non è così. Perché anziché di episodio isolato di deve parlare di “esempio”. Dei tempi e dei luoghi. E del “sentire” la politica e l’istituzione come autoaffermazione che autorizza a partecipare al “gioco del potere”.

Tanto che il tale è candidato, nuovamente, alle elezioni dell’11 giugno. Il che vuol dire che ambisce tornare al governo della città che ha contribuito a mettere in ginocchio nelle tornate precedenti. Pronto a ribadire il “lei sa chi sono io”, formuletta organica. Indispensabile per adescare, blandire il vicino di casa – che chiede un favore, un aiutino, un posto di lavoro – e specularmente il parigrado della municipale tavola tarlata quando ha bisogno del consenso. Nessuno l’ha cacciato.

La politica come servizio. Per sé e per il clan d’appartenenza. Che nell’adulazione e nella coercizione sugge la linfa per sopravvivere. Verso il cittadino in difficoltà e/o, alternativamente, alla coalizione o al partito di appartenenza. Strumento odioso. Ma distribuito a piene mani nella città.

Tornando a Giovanni Falcone, si dica in cosa ciò differisce dai comportamenti delle organizzazioni criminali, delle mafie. Concretamente nulla, escluso il diverso colore dei “colletti” per parafrasare quanto dichiarato dalla Procura.

Nel tempo passato è andata così. Ne fanno fede gli arricchimenti inspiegabili, la plurale araba fenice impersonata da figure rinate dalle proprie ceneri quando se ne erano perse le tracce a seguito di scandali scoperchiati in precedenza, gli abusi soffocati prodotti degli intrecci tra politica e affari, la manipolazione e la contraffazione delle leggi, del costume, della convivenza. Il palazzo comunale assurto a crocevia del malaffare.

Dal 1° luglio cosa cambierà? Francamente: non si colgono cenni che introducano a ventate di ottimismo. La campagna elettorale si animerà nella parte manifestaiola per continuare a celare la sostanza: quale risposta dare a una comunità sotto la soglia della sopravvivenza? A una Guidonia Montecelio avviata verso la dichiarazione di “città a rischio estinzione”?

E non si sostenga – come diceva l’ex sindaco Giovan Battista Lombardozzi – che la soluzione passa per i proventi della “Bucalossi” (o le “compensazioni”, è più appropriato), per le concessioni edilizie rilasciate senza limite e criterio a favore dei costruttori onde permettere la ristrutturazione dei debiti con le banche. Un ulteriore aggravio per le condizioni di vita della popolazione.

Certo, a settembre potrebbe iniziare l’attività l’asilo di “Finestroni” (preventivo 1.559.098,65, costo effettivo 1.975.071,52 euro per 60 posti); c’è un palazzo del Sport (costo indefinito), i due principali monumenti figli della visione-grandeur degli amministratori (senza aggiungere altro). Inutilizzabili. Uno per l’esplosione della tariffa-mensa (i benestanti ne trarranno vantaggio, i non ricorreranno ai panini da casa), l’altro perché nemmeno un grande quartiere della capitale potrebbe sostenerne la gestione. Però fanno un bel vedere. Si immagina già il nuovo sindaco che illustra. Belli, no? “Lei sa chi sono io”.