di TOMMASO VERGA
SI RICOMINCIA DA ZERO. A bocce ferme. Né alleanze, né apparentamenti, la prossima domenica, quella del ballottaggio, decisiva, Emanuele Di Silvio e Michel Barbet, i due contendenti espressi dalla maggioranza dei votanti (diversamente dagli aventi diritto), riceveranno il responso ultimo: uno dei due sarà il nuovo sindaco di Guidonia Montecelio.
Fino alla chiusura dei seggi, il “bottino” elettorale di ciascuno sarà pari a zero. Un valore soltanto statistico-notarile il fatto che Di Silvio (27,02%) sia risultato il più votato la settimana prima. Al crollo del suo partito, il Pd – al 17,62 per cento, minimo storico –, ha supplito il concerto delle liste di sostegno (Civica Di Silvio, 4,33%; Alternativa popolare, 4%; Sinistra per Guidonia, 1,22%). Semplice invece il conteggio per Michel Barbet (20,63%), candidato del Movimento 5stelle, primo nella classifica dei suffragi (20,59%). Ma anche soggetto sottoposto alla stupida regola che detta il divieto di alleanze (figurarsi di apparentamento). Per l’altro nessun ostacolo. Salvo le trattative. Tutte fallite.
A consuntivo, non poteva andare diversamente. Si prenda il doppio confronto con i sostenitori di Aldo Cerroni. Il primo obiettivo dei dem è stato quello di separare le trattative per ogni singola formazione, puntando a dividere le quattro liste tra “buoni” e “cattivi”. In un primo momento la strategia era sembrata vincente, salvo poi sgretolarsi nel prosieguo della discussione. Con la doppia conseguenza del niet e della scia polemica provocata.
Un problema sotto osservazione del circuito politico è la tenuta del Pd-partito, ossia l’adesione e il sostegno dei “signori delle tessere” (e dei voti) delle diverse anime (“correnti”) alla candidatura di Emanuele Di Silvio. Prima di valutare il momento, un chiosa spetta ad Adriano Mazza. Giorgio La Bianca (lista civica “Uniti per vincere”, orientamento centrosinistra) nella nota che specifica le ragioni del diniego alle profferte del candidato sindaco, scrive non smentito che all’incontro tra le delegazioni erano presenti Rita Salomone e Adriano Mazza, che sarà pure il suocero di Di Silvio, che però non dovrebbe sottovalutare-ignorare che si tratta dell’assessore di Eligio Rubeis, ministro delle finanze per gli otto anni di governo, uno dei leader cittadini di Forza Italia. Anche se annacquato da un “era solo di passaggio”, stessa “esistenza” va annotata al tavolo Pd-liste civiche di Aldo Cerroni.
Segue l’affermazione disilviana sul rifiuto di alleanze non compatibili con il programma del Pd, preceduta da un: “Abbiamo avuto incontri serrati e valutato le richieste di apparentamento arrivate da più parti e da forze politiche diverse”. Richieste venute da chi? Escludendo i due invitati ufficiali – Aldo Cerroni e Giorgio La Bianca – e Sinistra popolare (che ha declinato diramando anzitempo un comunicato stampa: “Nessuna alleanza, nessun apparentamento”), al ballottaggio rimangono i teoricamente “ostili” nel Dna.
Emanuele Di Silvio si riferisce a Fi, a Salvini? Non a Fratelli d’Italia, che in un comunicato a firma del segretario provinciale Marco Silvestroni, lascia “liberi gli elettori di decidere” (…) sottolineando che il suo partito “non potrà confondersi con chi, per storia e cultura, è da sempre da noi molto distante”. Non c’era da dubitarne. Nei dirigenti. Altro è il fatto della presa che può fare sugli elettori di destra l’ingresso certo di Alessandro Messa in Consiglio comunale conseguente alla vittoria di Di Silvio.
Quali pronostici sugli scrutini del ballottaggio?
Dato che non avrà alcun valore il risultato già ottenuto, sarebbe sbagliata la “conta” in base alle percentuali precedenti, così come potrebbe rivelarsi un errore affidarsi ad un’interpretazione basata sulla relazione programma-adesione. La campagna elettorale, anche nella settimana in corso, si è confermata arida di idee e di proposte. Il leit motiv s’è consolidato, raccattare come che sia il massimo dei voti possibile.
Anche domenica prossima sarà quindi determinante il numero degli elettori che si recherà alle urne. Sia quelli del primo turno – appartenenze escluse, salvo il Psi-pro-Di Silvio, tutte le altre formazioni li hanno lasciati in “libera uscita” –, che gli eventuali ravveduti (chi ha disertato l’11 giugno può comunque votare al ballottaggio). Da lunedì si parlerà della formazione della giunta. Si andrà avanti per un periodo non breve.