di TOMMASO VERGA

A PRECEDERE UN rilievo, con tutte le ricadute – certamente non ipotetiche – di carattere generale: “Sono circa una quarantina i Piani Urbanistici, in variante al Prg, approvati negli ultimi cinque anni, e in quasi tutti i casi è stato utilizzato, in modo estensivo e anomalo, l’istituto del silenzio-assenso”. Lo scrive Paola Piseddu, dirigente del Comune di Guidonia Montecelio, destinatario il sindaco Michel Barbet.

Come si noterà in seguito, ci si trova di fronte al tema “spaccato d’una città”, cappello della “radiografia” di Umberto Ferrucci, l’ingegnere tornato ad occuparsi dell’urbanistica cittadina in qualità di dirigente una decina d’anni fa su richiesta di un sindaco di centrosinistra, Filippo Lippiello, e transitato armi e bagagli al servizio di Eligio Rubeis, il successore sindaco di centrodestra nel settennato seguente. In conclusione, una (parziale ma utile) risposta all’interrogativo “ma perché Guidonia è così?”.

Una quarantina di varianti nel quinquennio, certifica Paola Piseddu, che, in una città policentrica come Guidonia Montecelio, l’osservatore potrebbe tradurre in una media di otto piani regolatori, uno per ogni borgata anno dopo anno. La narrazione su come s’è sviluppata la città per quantità e qualità. Un affastellarsi di mattoni e cemento alternativi a ogni politica di piano, di programma, di prospettiva. “Linea continua” che sarebbe stata ulteriormente adattata senza intoppi se la carriera politica di Rubeis non fosse stata interrotta da plurime disavventure giudiziarie. Nota bene: c’è chi lo rimpiange.

Paola Piseddu

Michel Barbet non potrà ricorrere al convenzionale sermone politico ma deve agire seguendo la dirigente attuale (o l’ex)

Paola Piseddu ha occupato una parte del campo di contesa, l’opposto lato presidiato da Umberto Ferrucci. In mezzo Michel Barbet. Chiamato non a esprimere un convenzionale sermone politico ma a dire se conviene con l’ex, o, al contrario, con la attuale dirigente. Una scelta-decisione non priva di conseguenze, che richiedono atti concreti decisamente in controtendenza, terremoti che andrebbero a sconvolgere il consolidato menage burocratico-politico-familiare degli uffici comunali. Per dire, “si tratta di edilizia abusiva, quindi va abbattuta…”.

Sul tavolo un dossier, indirizzato a fine maggio alla “commissaria prefettizia” Alessandra Nigro; replicato al sindaco esauriti la fase elettorale e l’abbrivo, nel quale si mettono in mostra gli aspetti più controversi della politica urbanistica di Guidonia Montecelio “made in Umberto Ferrucci”.

Alla benzina di Setteville la dotazione di “enormi quantità volumetriche”; i “seri dubbi” sull’ampliamento del cimitero

Poco più d’una decina d’anni per il doppio di pagine che contengono non soltanto le lottizzazioni a dire di Paola Piseddu irregolari per mancanza dell’obbligatorio parere delle Sovrintendenze (i già noti 18 progetti sospesi l’8 maggio, di cui cinque reintegrati), ma i “seri dubbi sulla procedura adottata per perseguire la variante urbanistica per l’ampliamento del cimitero” (valore, 40 milioni); nonché il distributore di benzina a Setteville (“a cui è stato permesso di annettere enormi quantità volumetriche con le svariate destinazioni d’uso, in deroga alle prescrizioni di Prg”).

Non è tutto, l’elenco comprende i permessi per l’apertura di nuove cave (utilizzando “pareri espressi anni prima della proposta di variante”); gli edifici della “Stradaioli” relazionati con la compensazione della caserma della guardia di Finanza ad Albuccione. Ed anche, con tutte le implicazioni che comporta per l’incolumità delle persone affidarsi a un terreno classificato “da rischio potenziale generalizzato di cedimenti” nonché “area ad alto rischio potenziale di sprofondamenti”: si parla delle migliaia di metri cubi del “progetto parco termale”.

Il metodo, la scelta, la costrizione, come e quale che sia l’origine, nella normativa il beneplacito è definito “silenzio-assenso”, formula che, quando ne ricorrano le condizioni – travalicare i limiti temporali ad esempio –  consente ai richiedenti di saltare a piè pari le lungaggini e la trafila burocratica. Veicolo privilegiato che Ferrucci ha utilizzato in permanenza. Il paradosso? Gli atti necessari a licenziare le pratiche urbanistiche sono, benché non tutti, risalenti all’assessorato all’Urbanistica.

Il distributore di benzina di Setteville, con, a fianco, il “volume accessorio”

Ma se la legge permette, cosa c’è di così “azzardato” nelle procedure adottate da Ferrucci? Puntualizza Paola Piseddu: il ricorso al “silenzio-assenso”, permanente, entrato nella consuetudine al punto di ignorare il divieto per cui “non vige in presenza di un vincolo di tutela ambientale e storico archeologico”. Corollario: l’“allarmante quantità di piani urbanistici adottati con determina dirigenziale”.

Il che fornisce la chiave interpretativa dello scontro (per nulla metaforico) tra i due. Che si propone proprio nel momento in cui l’apparato politico-amministrativo – principalmente all’interno dei 5stelle – si divide tra Ferrucci sì-Ferrucci no. Offrendo ulteriori elementi interpretativi: lui che per rispondere all’utenza ricorre a tutti gli artifizi possibili; Piseddu che respinge la legittimità, mai oltrepassando comunque il limite delle competenze dirigenziali. Come sussurrasse al sindaco pentastellato Michel Barbet, “ti ho detto cosa è stato, cosa è avvenuto nel Comune che amministri oggi… Ora tocca a te”.

La risposta delle 100 pistole rimane quindi intrinseca nella illustrazione delle “irregolarità”. Acclarate come tali chi ne ha l’autorità deve provvedere. Le ruspe? le carte da bollo inviate a Tivoli in viale Cassiano? la “sanatoria”? Senza sotterfugi dialettici né mezze misure, pro o contro, Michel Barbet deve decidere. Anzi: deve scegliere.