di GIULIANO GIRLANDO
ANNO 1992. PALERMO E’ SOTTO ASSEDIO, la Procura è in subbuglio, Giovanni Falcone è morto a Capaci insieme con Francesca Morvillo, la sua compagna, e gli agenti di scorta. L’attentato ha sconvolto Palermo e l’Italia. A raccogliere l’eredità di Falcone in procura è Paolo Borsellino.
Il magistrato ha fretta, è preoccupato di non fare in tempo, la scorta è stata intensificata da tempo e addirittura fatte segnalazioni a via Mariano d’Amelio per tenere quella strada sgombra dalle macchine, perchè lì vive la madre del giudice.
Paolo aveva scoperto molte cose che annotava sulla sua agenda rossa, scomparsa proprio a via d’Amelio e sperava di essere ascoltato dalla procura di Caltanissetta.
E’ il 7 luglio. Nonostante la situazione sia quella descritta, accompagnato dal sostituto Teresa Principato e dal tenente Carmelo Canale, il magistrato trova il modo e il tempo di fare un viaggio in Germania, non per piacere ovviamente, ma per la necessità di interrogare un pentito (Gioacchino Schembri, mafioso sodale alle famiglie agrigentine, detenuto a Manheim) sulle vicende che riguardano gli omicidi del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, e di Rosario Livatino, il «giudice ragazzino» come lo appellò Cossiga.
Paolo ha trovato il modo di andare in Germania e voluto fortemente la trasferta in un momento cosi delicato per lui e per la procura, gesto che non può non sollevare interrogativi:

La «famosa» foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

1) Cosa stava cercando Paolo Borsellino?
2) Perché decise di andare in Germania in una situazione di emergenza e guerra?
3) Cosa ottenne dall’interrogatorio di Gioacchino Schembri, il pentito di Palma di Montechiaro?
4) Quale il ruolo di Giuseppe Caramanna, imprenditore residente a Guidonia Montecelio, raggiunto da un avviso di garanzia proprio a firma del giudice, al ritorno del viaggio in Germania?