di TOMMASO VERGA
GIOVEDI’ 14, AGGRESSIONE A DUE ANZIANI, l’azione proditoria più grave compiuta sin qui in tema di furti in abitazioni. Luogo, Albuccione, la borgata di Guidonia Montecelio. Quasi a voler dimostrare la caratterizzazione extraconfine cittadino delle bande (una soltanto? più probabile la definizione al plurale). Episodi di aggressione ai patrimoni sono stati verificati al Bivio di Guidonia Montecelio, a Setteville, nel centro città, addirittura multipli nella lottizzazione Antonelli: ben quattro.
Tutti concentrati nelle strade che si trovano nel perimetro del quartiere, zone facilmente raggiungibili dalla Tiburtina e da via Roma e funzionali alle necessarie vie di fuga. I furti sono avvenuti tutti tra le 17 e le 18: 1) Il primo piano di un appartamento in via Parini, con i residenti in casa al piano terra. I ladri si sono barricati al secondo piano e hanno smurato una cassaforte a colpi di piccone. La polizia è arrivata quando i ladri erano andati via; 2) Altra abitazione in via Parini al primo piano mentre la proprietaria era fuori; 3) Via Petrarca, nelle adiacenze del parco che da su via Roma / via Elsa Morante svaligiata una villa; 4) Via Leopardi furto con la proprietaria in casa.
Nello stesso periodo tra via Carducci e via Leopardi si sono ripetuti furti di marmitte, furto e scasso di automobili in sosta.
SICUREZZA, “BRUTTA MALATTIA” DELL’AREA TIBURTINA. Nella quale la criminalità organizzata (perché ciò viene suggerito dalle iniziative messe in atto) si manifesta in molteplici versioni. Di luoghi, modalità, tempo. Per quanto faccia però cronaca a sé la “lottizzazione Antonelli”, il quartiere al confine ovest della città di Tivoli con Guidonia Montecelio. E’ qui che si colgono modalità proprie, l’ordito strutturato. E si andrebbe fuori tema si volesse assegnare l’accaduto all’occasionalità, visto che si parla di quattro abitazioni violate nello stesso comprensorio, oltretutto provvisto di una stazione dell’Arma. Sequenze, dinamiche che, per le analogie nelle fasi iniziali, obbligano a riesaminare i fatti e la storia di quasi mezzo secolo fa.
Infatti, in termini di aggressione ai patrimoni – perché di ciò si tratta –, un solido riferimento viene offerto dalla microcriminalità locale (per modo di dire) via via cresciuta fino a rappresentarsi in banda armata – con azioni riconducibili al terrorismo degli «anni di piombo» – agli ordini di personaggi inviati dalla Calabria al soggiorno obbligato nell’area tiburtina. Si intendono i protagonisti delle gesta dei primi anni Ottanta del secolo scorso, agli ignoti autori della mezza dozzina di morti ammazzati nel “triangolo Tivoli, Villalba, Villanova” come lo qualificarono i cronisti dell’epoca. Rischio da evitare, la sottovalutazione dei fatti odierni, come invece avvenne con le prime risultanze di quel tempo.
Soluzioni? Almeno due, necessarie per fare almeno fronte all’emergenza: l’aumento delle forze dell’ordine rapportato alla popolazione residente, e una loro migliore distribuzione – Tivoli conta 60mila residenti, Guidonia Montecelio 100mila per un territorio che dalle colline della Sabina tocca la Valle dell’Aniene e il confine con Roma –. Quindi, maggiore sicurezza, necessità anche in termini di sensazione, la prova che lo Stato è presente.
Modifiche che rafforzano lo stato d’animo e la disponibilità dei residenti, tiburtini e guidoniani.
In ballo, in termini pratici, l’istallazione di telecamere (acquistate a proprie spese dai cittadini) e assegnate ai due Comuni. Più avanti rispetto all’altro, il Comitato della «lottizzazione Antonelli» che sta già raccogliendo le adesioni. Con un contributo di circa 50 euro a famiglia, si installeranno 5 telecamere nei punti-chiave del quartiere. Le apparecchiature verranno donate al Comune che poi ne gestirà la manutenzione e le utilizzerà per la sorveglianza della zona.
Dice Andrea Mascioli, dallo scorso 26 novembre presidente del Comitato di quartiere della “lottizzazione Antonelli”: «Il primo progetto pilota portato all’attenzione dei comitati e delle associazioni di quartiere è “Città sicura”, un sistema di videosorveglianza atto a costituire un disincentivo per gli atti vandalici e la microcriminalità e che offre maggior sicurezza sul territorio, oltre che un valido sistema ai fini investigativi.
«Il sistema è costituito da una cabina di controllo presso la polizia locale e una presso la polizia di Stato, e di 15 telecamere, già installate dall’amministrazione comunale, che sorvegliano il territorio. Questo progetto può arrivare a comprendere fino a 122 videocamere ed è per questo che l’amministrazione intende coinvolgere i quartieri, sia per la loro conoscenza del territorio rispetto alle tematiche rappresentate che per le eventuali sponsorizzazioni per l’acquisto e allaccio di ulteriori videocamere» conclude Mascioli. © RIPRODUZIONE RISERVATA