di TOMMASO VERGA
DA VIA ACQUAREGNA – SEDE ASL – SI DEVE DIRE (con urgenza) se anche a Tivoli, ai tempi di qualche (più d’uno) direttore generale diverso da Giorgio Santonocito, l’attuale, il sistema messo in piedi dalla ex dirigente della RM5 (ex RMG) poi trasferita alla Roma6, la Asl dei Castelli, era invalsa la pratica del falso esame, dei referti relativi agli screening oncologi senza che i pazienti ne fossero a conoscenza, oppure se anche nella Roma5 – all’epoca dell’accaduto RmG – il “traffico” messo in piedi dalla dottoressa-dirigente  M.C,T. agli arresti domiciliari corrispondesse al falso messo in luce dai Nas dei carabinieri su disposizione dell’autorità giudiziaria di Velletri.
I quali hanno messo in evidenza e reso noto come venisse azionato il meccanismo truffaldino. La Regione Lazio è noto, gestisce una banca dati (la “SIPSO”, divenuta oltremodo famosa per gli attacchi immobilizzanti degli hacker durante la pandemia). Un servizio al quale la dottoressa si collegava per immettere appunto le false risultanze degli esami mai svolti su pap test e cervice uterina.

La sede della RM5 a Tivoli, in via dell’Acquaregna

Scopo, implementare la produttività (artificiale) del suo ufficio, producendo certificazioni contraffatte sull’esecuzione di screening oncologici mai avvenuti. Al momento, più che un salto di carriera – ragione basilare del piano messo in atto a scapito dei pazienti – la dirigente-dottoressa ha rimediato una assegnazione agli arresti domiciliari.
I reati contestati riguarderebbero la produzione di false certificazioni attestanti l’avvenuto screening oncologico (pap-test e cervice-uterina) a beneficio di ignari pazienti. Al fine secondo i Nas, «di implementare i risultati dell’ufficio da lei diretto per mantenere e/o migliorare la propria posizione nelle gerarchie della Azienda Sanitaria Locale della Roma 6. I certificati prodotti venivano inseriti nella piattaforma regionale “SIPSO” alimentando la banca dati raggiungendo numeri complessivi elevati che nascondevano dati reali molto meno significativi».
Il provvedimento, continua la nota dell’Arma, «scaturisce da una attività info-investigativa dei Carabinieri del Nas supportata da attività tecniche di intercettazione ambientale audio video e telefoniche che permettevano di individuare varie condotte delittuose a carico della dirigente medico della Asl Roma 6».