di TOMMASO VERGA
COMPIE 20 ANNI, IN DONO 250 MILIONI. Un benaugurante augurio. Accompagnato dalla previsione di inizio-lavori. Con il nuovo anno, è risaputo, si ingrandisce il CAR Centro agroalimentare nella Tenuta del Cavaliere, progetto del quale si parla da molto più di un decennio. Al tempo dei tempi le attese riguardavano il Mattatoio, poi dislocato in via Palmiro Togliatti al Quarticciolo dove – in una scopiazzatura del gioco del Monopoli – si trasferirà invece quello dei Fiori da Trionfale (anch’esso in predicato di approdare a Guidonia Montecelio sin dall’avvio del CAR Centro agroalimentare).

Campagna elettorale, elezioni politiche 2022; a sinistra, Marco Vincenzi, candidato del Pd, con Fabio Massimo Pallottini, amministratore del CAR Centro agroalimentare

Per la Tenuta del Cavaliere, più che di generico ingrandimento si parla di raddoppio. Non soltanto dell’area di compravendita. Perché il CAR Centro agroalimentare sarà impreziosito da un Parco naturalistico-archeologico, da una filiera di ristoranti e persino da un orto verticale dove si sperimenterà agricoltura biologica indirizzata principalmente al turismo gastronomico. La domanda occupazionale dovuta al rafforzamento del nuovo mercato porterà all’assunzione – tale la previsione – di persone tra i 1.500 e i 1.800 dipendenti.
A lavori conclusi, il CAR Centro agroalimentare ne uscirà con un abito cucito su misura di terza struttura del settore in Europa, dopo Parigi e Barcellona. Sottovalutazione, il calendario relativo alla celebrazione in pompa magna del ventesimo compleanno.

“OBIETTIVO IL MONOPOLIO”

Si inizia con gli aderenti «attivi» della ‘ndrina, riuniti al «box 32» del CAR Centro agroalimentare

MENTRE A GUIDONIA MONTECELIO-ROMA in via Tenuta del Cavaliere 1, si definivano gli ultimi ritocchi relativi al «nuovo CAR», il 10 maggio di quest’anno, nella Capitale e a Reggio Calabria, si svolgeva l’«Operazione propaggine» contro la ‘ndrangheta, condotta dalla DIA e dalla DDA coordinate dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò: 43 arresti nel Lazio, 34 nella regione del Sud.
Certamente involontaria la corrispondenza (con effetti straordinariamente utili per le indagini in atto; si immagini le intercettazioni) con le riunioni, gli incontri e la compravendita del “pescato”, degli aderenti all’organizzazione criminale. I quali si incontravano abitualmente presso il “box 32” del CAR Centro agroalimentare. Qui si ragionava essenzialmente su una sorta di «riconversione» dell’attività.
Tutto ha inizio nel 2006, con l’ingresso nel «mercato ittico» della Tenuta del Cavaliere di una srl fondata nella città metropolitana di Venezia, ragione sociale il commercio del pesce. Un’attività che non desta sospetti, fino al momento in cui, siamo nel 2011, la srl d’origine formalizza il trapasso ad altra impresa, nella cui composizione appaiono i nomi di ‘ndranghetisti, tra cui uno dei boss arrestati appunto nell’«operazione propaggine». Il cambio della ragione sociale si deve probabilmente all’appena formata ‘ndrina di Roma, «locale» «propaggine» nata con esplicita autorizzazione della «casa madre» calabrese.

La strategia del monopolio: «la pesca in Calabria con i nostri pescherecci; così evitiamo l’asta del pescato mentre a Roma affidiamo la vendita del nostro prodotto al nostro prezzo»

L’interno del CAR

«Le sollecitazioni del P. Marco per impedire che altri imprenditori potessero avere le forniture del pescato controllato da S. Giuseppe»

«Che la finalità del P. Marco fosse anche quella dell’illecita concorrenza mediante il ricorso alla cosca Farao/Marincola per impedire che altri imprenditori ittici potessero ottenere le forniture del pesce calabrese ed in particolare dei gamberi e gamberoni emerge da alcune telefonate intercettate – annota il gip Gaspare Sturzo nelle 2.294 pagine dell’ordinanza sull’ “operazione Propaggine”; in parole povere, Roma è aggredita dalla ‘ndrangheta (che, nel frattempo ha acquistato ben 24 società) –, evidenziavano proprio la decisa volontà da parte di P. Marco di mantenere questo status di monopolista. Informato della circostanza che M. Cosimo Rosario caricava dei prodotti ittici, in particolare gamberi, in località Corigliano Calabro (CS), per conto di un’altra ditta concorrente operante nel mercato di Roma, chiedeva ad A. Rocco Salvatore di intervenire in quanto tale circostanza avrebbe potuto minare la sua posizione monopolistica all’interno del mercato di Roma. 
«L’interesse di P. Marco nei confronti dei prodotti ittici provenienti dal mercato di Cariati (provincia di Cosenza, ndr), ben consapevole che l’acquisto del pesce con la CALAROMA (una srl in liquidazione, ndr), attraverso quelle particolari modalità stabilite arbitrariamente da S. Giuseppe (“…vieni, ti faccio parlare con quello che prepara il pesce sopra LE BARCHE MIE… gli dici te come vuoi i merluzzi, come vuoi i gamberi come vuoi… parli direttamente con lui… mi richiami solo se non ti arriva il pesce come vuoi te… ABBIAMO PER COMINCIARE TRE BARCHE… HA DETTO SE VUOI TI DO DIECI BARCHE, tutto quel pescato e RISPARMIAMO I SOLDI DELL’ASTA, veniva interdetto alle ditte concorrenti, agendo quindi in regime di monopolio e di esclusivista per il mercato di Roma.
«Da quanto proferito dallo stesso P. Marco nel corso delle conversazioni intercettate, l’approvvigionamento del pescato calabrese, ed in particolare del gambero, aveva prodotto risultati estremamente positivi: “stiamo facendo rumore con questo pesce bello, ed ancora: “…stiamo portando il pesce bello… quindi stiamo sulla bocca di tutti…”. Anche se in alcune circostanze, equivoci e mancanze organizzative avrebbero potuto interrompere la collaborazione, il commerciante romano riteneva comunque estremamente vantaggioso l’acquisto del pescato con quelle modalità, tanto da affrontare, ad esempio, il costo dell’acquisto di un mezzo idoneo per i viaggi verso Cariati (CS), e tanto da atteggiarsi con gli altri grossisti del CAR (Centro Agroalimentare Roma) di Guidonia, quale esclusivista nel mercato di Roma del pesce proveniente dalla Calabria».

«Propaggine», una delle più significative azioni repressive DIA e DDA contro la criminalità organizzata; probabilmente più importante di Babylon sacra corona-camorra

Il gip Gaspare Sturzo

COME SI PUO’ ARGUIRE, non soltanto per i numeri, decisamente significativi – 77 arresti contro la ‘ndrangheta valgono un largo consenso –, nei tempi recenti, «Propaggine» costituisce l’operazione repressiva di primaria importanza tra il Lazio e la Calabria. Forse persino più importante di «Babylon». A parte la conferma delle richieste del gip Gaspare Sturzo – dalla custodia cautelare in carcere al 416bis per i presunti boss (l’aggravante dell’associazione mafiosa) –, si immagina che altro materiale interessante su una «partita» della ‘ndrangheta con caratteristiche particolarmente  eccezionali verrà fornito dal dibattimento.
Non va nemmeno escluso che a «Propaggine» vengano aggiunti i risultanti dell’“operazione Tritone”, che ha interessato Nettuno e Anzio pressoché contemporaneamente. Nella Tritone erano coinvolti pescherecci con interessi nel CAR Centro agroalimentare? L’attenzione non è male indirizzata visto che si indicano due città di mare in provincia di Roma. Difficile se non ingenuo pensare si tratti di una coincidenza.
Di «segno» positivo il risultato che l’«operazione Propaggine» finisca con il consegnare agli inquirenti un «profilo» della ‘ndrangheta rispondente a una prospettiva del tutto diversa da quanto conosciuto e praticato finora.
Non più una criminalità periferica, di paese, borgatara, una criminalità con unico scopo collegare l’attività “ufficiale” con lo smercio della droga. Che non viene abbandonato, né tantomeno risulta residuale: anche il pesce (di grosse dimensioni in particolare) può essere utile vettore per il trasferimento degli ovuli di coca. E’ quanto si dice avvenisse tramite il box 32.
Nella circostanza, la ‘ndrangheta si mostra invece l’organizzazione descritta e temuta dalle polizie di tutta Europa (e oltre), cresciuta al punto di confrontarsi con i mercati, ponendo un obiettivo di carattere nazionale, che si differenzia dalle espressioni macellaie dell’organizzazione per proporsi concorrente sui mercati, del pesce in questa caso. Una «voltura» che richiede attenzione da parte anche delle autorità di governo. Il valore del settore nel 2020 è stato di 1,56 miliardi di euro. Cifra da non provocare un default di bilancio, ma comunque… Immaginarsi se il monopolio della pesca fosse andato in porto (non vuol essere una battuta…).

Nelle intercettazioni e nelle indagini il Car Centro agroalimentare è citato almeno una dozzina di volte. Neanche una da partiti, istituzioni locali, candidati al Parlamento

NON SE N’E’ ACCORTO NESSUNO. Partiti, istituzioni locali, candidati a un posto in paradiso. Indifferenti per il fatto che, degli arrestati, non tutti sono «sinopolini». Alcuni, residenti di Guidonia Montecelio e di Sant’Angelo Romano, per quanto «stranieri», sedevano tranquillamente accolti tra i sinopolini calabresi (oltre ai gestori dei locali in via Tenuta del Cavaliere e di Fonte Nuova), incaricati di mansioni che la ‘ndrangheta esclude possano esser ricondotte a sé. A cominciare dal «recupero crediti». Con tanto di strumenti propri del territorio. Come il luogo nel quale qualcuno è stato minacciato di essere condotto ed essere buttato con moglie e figli al seguito: «faccio male alla loro famiglia… e pure la moglie; lo metto in macchina, me lo porto da una parte a Guidonia… dove c’è la cava…».
Ora nel CAR Centro agroalimentare si investono 250 milioni. Sui soldi del PNRR tutti a fare scongiuri: “stare attenti alla criminalità organizzata, alle mafie, alla ‘ndrangheta, eccetera eccetera». Rappresentanti di queste categorie merceologiche erano al CAR Centro agroalimentare, con un proprio box. I titolare dell’ordine delle cose non si sono fatti vedere. Prima e dopo l’«operazione Propaggine» non hanno espresso un parere, un giudizio. Chissà, forse perché si trattava della ‘ndrangheta. Non capisci che può venire a galla un tantinello di paura? Ammesso si tratti di un tantinello appena? Ma forse i criminali all’assalto del PNRR sono banditi di altro ceppo? Quindi la paura non c’entra è un alibi. Ma allora chi garantisce i cittadini (i capitali investiti sul CAR Centro agroalimentare sono in parte anche loro)? © RIPRODUZIONE RISERVATA

GLI ARTICOLI PRECEDENTI
«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 1 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/05/sul-mercato-del-pesce/
«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 2 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/05/nel-box-fumo-hashish-cocaina/
«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 3 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/05/tra-mafia-e-ndrangheta/
«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 4 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/10/chi-difendera-il-car/