Andrea Di Palma

di TOMMASO VERGA
«RAGNATELA». DEPOSITATA LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI TIVOLI. COMUNQUE SOGGETTA AD APPELLO. LE MOTIVAZIONI. «Oltre ogni ragionevole dubbio, l’istruttoria ha fatto emergere l’esistenza di una “rete” – si legge nella sentenza – composta mediante la collocazione dei membri dell’associazione in posti strategici nell’organizzazione del Comune di Guidonia Montecelio, con uno schema che vede in sostanza la sovrapposizione della struttura del sodalizio sulla struttura amministrativa dell’ente pubblico con il programma criminoso di compiere una serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione di cui i delitti qui giudicati costituiscono esemplificazione».
In sostanza, tra fatti illeciti e amministrazione cittadina c’è stata corrispondenza. Un coacervo di intese, rese note dai fatti riportati dalle cronache: Eligio Rubeis, sindaco  di Guidonia, viene arrestato il 20 luglio 2015; a distanza di quindici mesi, il 20 aprile 2017, lo segue il suo vice Andrea Di Palma (unitamente a 14 altri). E la politica? Come ha reagito la politica?
Non c’è entrato, non affar suo – la sentenza ne è dimostrazione – al punto che un rappresentante di Forza Italia (il partito del sindaco Rubeis) accusò Francesco Menditto, il capo della procura della Repubblica di Tivoli, di«invasione del campo» della politica. Come si vede, un clima che non invita alla riflessione, a chiedersi i motivi di quanto accaduto e se – indiscutibili le responsabilità individuali – parte delle colpe non dovessero ricadere anche sui partiti. Di governo e di «opposizione».
Così non è stato. Si prendano gli esponenti maggiori. Michele Venturiello, capogruppo di Forza Italia, il partito di maggioranza del tempo, ha promosso, insieme con Eligio Rubeis, la «lista civica» di Forza Italia che governa l’urbanistica. Non bastasse, di fatto è il sindaco-ombra di sostegno al sindaco «ufficiale» Mauro Lombardo (anche se dovrebbe essere escluso sia lui il suggeritore di «un uomo solo al comando» professato dall’odierno primo cittadino di Guidonia Montecelio).
Il quale, per esaltare le bellezze di Guidonia (suo slogan elettorale) ha tagliato di qualche chilometro la pista ciclopedonale (che non soltanto avrebbe ridotto il traffico automobilistico, ma collegato tra loro quartieri sconosciuti dagli abitanti d’una città che è riuscita a fare una povertà del policentrismo anziché arricchimento di una città attraverso la realizzazione dell’appartenenza). Una pista ideata, progettata e disegnata da Chiara Amati, l’ex assessora all’Urbanistica, avente il difetto di rappresentare il movimento 5Stelle.

Delle meditazioni sulla politica dei “civici” eletti e nominati con il Pd, non vale la pena soffermarsi. Se non si è tifosi sin nelle viscere della competizione “l’un contro l’altro amati”.
Nessuna riflessione infine degli evidentemente distratti presidenti del Consiglio comunale precedenti l’elezione di Michel Barbet sindaco: di Marco Bertucci, odierno consigliere regionale di Fratelli d’Italia, vittima di un’aggressione personale che lo portò a dichiarare “con la politica basta” (infatti…), così come di Aldo Cerroni, che ha annoverato la politica tra i suoi compiti da dirigente del Comune.
Con la sentenza 2077-2022 depositata l’11 aprile, è tornata agli onori delle cronache la «mazzetta». Dalle quali era stata espulsa non perché mancassero fatti da narrare bensì in virtù delle genuflessioni degli «addetti alle omissioni» e ai governi – di «colorazione» plurale – che mai e poi mai avrebbero punito né puniranno tecniche e strumenti utilizzati dall’intimidazione, tipo le querele avventate e ancor più reiterate. Gli addetti lo definiscono «stalking giudiziario», perché, dicono, il tocco anglosassone lo rende più gradevole ai chronicler che fanno il proprio lavoro. Il quale comprende la precisazione che l’11 aprile scorso è stata depositata la sentenza di primo grado del tribunale di Tivoli detta «operazione ragnatela» – 15 arresti il 20 aprile 2017 – soggetta ai ricorsi in appello e in Cassazione. Ne discende che seppure condannati, gli elencati sono presunti innocenti sino a condanna definitiva.
Si diceva, la “mazzetta”. Imparentata con gli antenati dal DNA del valore monetario. E dalle condanne erogate ai protagonisti delle varie modalità di approccio. La certezza: il finale non si discosta minimamente dalla tradizione. Prima di riferire come ai giorni nostri venga analogamente interpretata, sia consentita una menzion d’onore indirizzata ad Andrea Di Palma, il più titolato tra i presunti innocenti, vicesindaco di Eligio Rubeis (coalizione di destra), assessore col sindaco Filippo Lippiello (centrosinistra), nonché graduato della guardia di Finanza, scomparso dalle cronache alla pari del suo mentore, il ministro degli Interni dell’epoca Angelino Alfano.
La personale dedica si riferisce all’Andrea Di Palma che polemizzando con hinterland, il 5 marzo 2016, scriveva: «Il bello come dicevo è che tu rimarrai sempre Tommaso Verga ed io Andrea Di Palma» (non risulta rielaborazione o versione per cui il Marchese dei Grilli in testa finisse in galera; altresì escluso potesse trattarsi di una confessione).
Un’auto-affermazione della quale Andrea Di Palma avesse si immagina necessità. Che, ai giorni nostri, i giudici hanno soddisfatto. Piazzandolo al secondo posto in classifica. Sotto Michele Maccaroni. Almeno per l’immediato. Se e quando ci saranno sentenze diverse e/o opposte, ci si tornerà su.

Michele Maccaroni

Gerardo Argentino

Le condanne: Michele Maccaroni, 9 anni e 6 mesi (+ confisca di € 189.134); Andrea Di Palma, 8 anni e 6 mesi (+ confisca di € 50.000); Gerardo Argentino6 anni e 8 mesi (+ confisca di 103.134 €); Matteo Lombardi, 2 anni, 11 mesi e 15 giorni (+confisca di 12.333 €) ; Rosa Mariani (segretaria generale del  Comune di Guidonia Montecelio), 4 anni; Gilberto Pucci, 2 anni e 6 mesi; Antonio Sisti, 2 anni e 6 mesi  (+ confisca di 6.500 €); Francesco Dei (Saitrav srl, 15.000 €) 1 anno e 4 mesi; Andrea De Felice (Architetto, 15.000 €) 2 anni, 11 mesi e 15 giorni (+ confisca di 7.629 €). 
Estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione per Argentino, Maccaroni, Pucci e Di Palma.
Impossibilità a contrattare con la pubblica amministrazione per 4 anni per Argentino, Dei, Di Palma, Maccaroni, Mariani, Pucci e Sisti.
Interdizione perpetua dai pubblici uffici per Argentino, Di Palma, Maccaroni. Interdizione per un anno dai pubblici uffici per De Felice e Lombardi, di 5 anni per Rosa Mariani.

«Operazione ragnatela». La sentenza di primo grado depositata l’11 aprile

GLI ANNI DI GALERA E LE CIFRE DA SBORSARE. Leggendo la sentenza, impressionano le modalità e i comportamenti. Un «festival delle mazzette» che nulla ha da invidiare ai resoconti di «Mani pulite» del 1992, a misurare l’analoga disinvoltura di personaggi politici, consiglieri comunali, assessori, dirigenti, semplici impiegati e fornitori, nel pretendere, intascare e spartire tangenti e compensi non dovuti, il tutto accompagnato da false determinazioni rese invece valide dall’assessorato alle Finanze del Comune di Guidonia Montecelio.

Si prevede il corso di «Cultura ambientale»

MA COME SIETE STATI COMPOSTI!!! Quanto segue è un esempio di come si svolgevano gli affari. Un esempio chiaro, semplice da illustrare e quindi adatto ad comprendere il meccanismo messo in opera dai protagonisti. Nell’acquisto di «compostiere domestiche».
A sovrintendere un’operazione che si concluderà con «niente», Gerardo Argentino e Michele Maccaroni, «in preventivo accordo criminoso tra loro». Il primo, dirigente dell’Area VII Ambiente e Parchi del Comune di Guidonia Montecelio nonché «responsabile del procedimento» «predisponendo e firmando la determina del 03.02.2010, con la quale, tra le altre imprese indicate, affidava alla MAB 2001 STIS di Pizzi Maurizio una commessa per la fornitura di compostiere domestiche per un importo del valore di € 44.000 IVA inclusa», nonché emettendo, con atto del 14.09.2010, a mezzo del Maccaroni, impiegato dell’Area VI, utilizzava le credenziali elettroniche dello stesso Argentino «per autorizzare e sbloccare pagamenti alla ditta, gestendo tutta l’operazione e predisponendo materialmente l’atto di liquidazione» della fattura n.2 della MAB, trasmettendolo quindi al competente ufficio di tesoreria per gli adempimenti di competenza, «dando cosi atto del regolare adempimento delle prestazioni».
Pizzi Maurizio, in qualità di legale rappresentante della MAB2001 sris, approntando e trasmettendo in via informatica la falsa fattura elettronica n.2 emessa nei confronti del Comune di Guidonia Montecelio ed attestante, contrariamente al vero, l’avvenuta realizzazione delle attività di monitoraggio e attività di progetto riutilizzo rifiuti (attività peraltro differente dall’oggetto dei lavori affidati).
Come si legge, la narrazione dei metodi escogitati e messi in campo per incassare belle somme e benefici personali a spese del Comune di Guidonia Montecelio, rievocano sì quel periodo passato alle cronache e alla Storia con la definizione «Mani pulite», ma, per gran parte, forniranno a chi legge aggiornamenti relativi a modalità che nemmeno sfioravano i comportamenti di quella stagione. Comportamenti diversi tra loro, adattati alla partita, ai soggetti extra e agli importi da lucrare.

Il “modello classico”. Una busta consegnata al bar: prendiamo un caffé?

C’E’ UN PROBLEMA “SAITRAV”, l’azienda estrattiva di Francesco Dei. Come aprire una nuova cava di travertino in area che il PRG destina a verde pubblico. Il 12 luglio 2016 intercorrono varie telefonate tra il De Paolis e il Morelli, e tra quest’ultimo e il Dei, volte a concordare appuntamento per la consegna del denaro.

• Voce 1: Voce da ‘uomo’.• Voce 2: Identificato da conversazione come “ALBERTO MORELLI” consigliere comunale, • Voce 3: Identificato da conversazione come “FRANCE'”, nel brogliaccio riportato come “FRANCESCO DEI. Conversazione

Il piazzale della «Saitrav srl» di Francesco Dei

FRANCE’: Pronto?
ALBERTO MORELLI: France’… Buongiorno, France’
so’ Alberto Morelli. E’ passato De Paolis stamattina,
m’ha detto quando ce vojamo prende’ il caffè?
FRANCE’: E vogliamo fare dopo pranzo?
ALBERTO MORELLI: Oggi? va bene.
FRANCE: E sì.
ALBERTO MORELLI: Ti richiamo verso le 3, le 4, France’?
FRANCE: Facciamo… facciamo le tre.
ALBERTO MORELLI: Va bene.
FRANCE’: Cosi vengo diretto da…
ALBERTO MORELLI: Va bene. Si.
FRANCE’: Okay?
ALBERTO MORELLI: Ciao, buona giornata

Perché Rosa Mariani? La determina per Terranova scritta da “Lillo” Terranova

PERCHE’ ANCHE ROSA MARIANI? Al punto in cui i giudici esaminano la sua posizione, in quanto segretaria generale del Municipio, non c’è più nel collegio nessuna cautela nel dichiarare «un’associazione criminale quella operante nel Comune di Guidonia Montecelio».Tutto è comprovato, ampiamente. Comunque, alla dirigente non viene addebitato nessuno dei reati sui quali si basa il procedimento. Allora, perché anche Rosa Mariani?

Rosa Mariani, ex segretaria del Comune di Guidonia Montecelio

Quanto si ritiene alberghi nella consapevolezza generale, viene confermato dalla sentenza: la partecipazione al sodalizio criminoso, per sua stessa natura, può realizzarsi nel modi più svariati. Viene in aiuto una intercettazione. Lo strumento giudiziario che la destra rappresentata da Giorgia Meloni e dal ministro di Giustizia Carlo Nordio intende abolire (o ridurre alla minima efficacia).
Il 12 aprile 2016, viene intercettata sull’auto del De Paolis una conversazione tra questi e la Mariani, in cui si parla della bozza di determina elaborata non dagli uffici ma dall’imprenditore Bartolomeo Terranova (riportando il testo della intercettazione, così il lettore si fa un’idea da sé). Comunque, a scanso di equivoci, si precisa che il Terranova citato nella conversazione non risulta né indagato né tanto meno imputato o coinvolto nel processo in esame.
Una consuetudine delegare il privato di “scriversi” una determina che poi il Comune adotterà a salvaguardia degli interessi dell’imprenditore.
Di tono amaro il giudizio del magistrato. Il quale sottolinea come «appare sostanzialmente superfluo sottolineare il sostanziale svuotamento dell’azione amministrativa, piegata strumentalmente per perseguire interessi illeciti con modalità certamente non occasionali».
Mariani: Poi m’ha portato Terranuova… è questo forse che te voleva dire, una determina…

Angelo De Paolis

De Paolis: Sì
Mariani: (audio non udibile) la determina. Un po’ se capisce male dalla scrittura, non ho capito che cosa
De Paolis: l’ho letta stamattina.
Mariani: Eh, io pure l’ho letta. Si capisce male la scrittura. Nn si capisce che determina è, in effetti.
De Paolis: Ai sensi de legge…
Mariani: eh.
De Paolis: … per non… per non aspettare i 30 giorni del silente, pe’ fa’ l’atto, pe’ fa’
Mariani: Perché lui se ve che sta a vende l’appartamento e non gli va d’aspetta’
De Paolis: Mo’, dopo, glielo dico a fa… gliela faccio fa’ a Maddalena. A Ludovici che…

Quello che appare (e che risulta) è il contesto di assoluta naturalezza che suggerisce abitualità nel compimento di condotte decisamente discutibili alla luce dei compiti che la legge assegna al segretario di un Comune. Figura professionale che sovrintende allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e ne coordina l’attività, «salvo quando viene nominato il direttore generale».

Il 15 aprile 2016 la determina di cui sopra forma oggetto di una telefonata tra Bartolomeo Terranova (“Lillo”) e Angelo De Paolis.

Lillo: pronto?
De Paolis: pronto, ciao Lillo
Lillo: oh, ciao

Bartolomeo Terranova

De Paolis: M’hanno detto che m’avevi cercato
Lillo: No, va be’, niente, perché ho fatto tutto quello che dovevo fa’. Perché per sapere se la determina era pronta. E’ pronta. Devi andare, dice, giù da… per farla preparare da Pucci (dirigente finanze del Comune)
De Paolis: Sì, mo’ la faccio firma’ e la faccio pubblicare.
Lillo: Eh, così al notaio gli posso dire che pubblico gli atti.
De Paolis: sì, sì, sì.
Lillo: lunedì passo e la ritiro. Ce stai lunedì?
De Paolis: sì, sì, ci sono lunedì mattina.
Lillo: va bene, e allora ci vediamo lunedì, dai.

A scanso di equivoci, si precisa che il Terranova citato nelle conversazioni non risulta né indagato né tantomeno imputato o coinvolto nel processo in esame” e che, comunque, allo stato, tutti gli imputati, pur condannati con sentenza di primo grado non irrevocabile, sono per legge presunti non colpevoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA – osservazioni? info@hinterlandweb.it