di TOMMASO VERGA
BUON SEGNO, IL SINDACO MAURO LOMBARDO si direbbe intenda «mollare il civismo» (che comunque da tempo segnala incrinature multiple per proprio conto). A Guidonia Montecelio la concordia interna all’assembramento delle liste civiche durerebbe così molto meno che a Tivoli. Anche se la decadenza di Palazzo San Bernardino è contrassegnata, tra l’altro, addirittura dal fatto non ci si è accorti che in questo frattempo, decennale ormai, nonostante la «copertura» in contemporanea di 2 assessori all’Urbanistica, è sorto un nuovo quartiere; abusivo naturalmente.
Nella Città dell’Aria (appellativo, chissà perché, totalmente desueto), la giunta cittadina dei “civici” ha organizzato un incontro caratterizzato dalla robusta moltitudine di «meloniani», assisi al banco di presidenza dell’assemblea svoltasi il 16 di questo mese nella sala parrocchiale di Marco Simone. Un eloquente «segnale» che caratterizza il fatto si sta parlando d’un municipio, Guidonia Montecelio, soltanto poco più di un anno fa ricorso alle elezioni cittadine vinte da una confederazione formata da qualcosa in meno di una dozzina di liste civiche.
Che ora, a così breve distanza di tempo, si promuova una discussione protagonisti i partiti – soltanto di destra – altro non ottiene, nella fase preliminare, che l’immagine corra al sentore che Mauro Lombardo, il sindaco “civico” sia vittima dell’intenzione-interesse di «ri-costruire» il sistema politico classico. In «casa» e con i partiti naturalmente (tenendone in conto uno prioritariamente). Sensazione che la discussione non è riuscita a sgomberare.
Sì fosse, non sarebbe un esordio. Mauro Lombardo, va ricordato, a Guidonia Montecelio è stato due volte consigliere comunale, assessore all’Urbanistica, al Bilancio, alle Finanze, allo Sport, ai Trasporti; nonché vicesindaco di Eligio Rubeis (Forza Italia).
Quindi esponente di quel sistema “politico” che in campagna elettorale, unitamente ai suoi followers, definì non corrispondente ai bisogni dei cittadini.
Gli andò bene, un po’ di guidoniani (il 35,28%) raccolse lo slogan (che nelle intenzioni dei proponenti voleva rappresentare un programma politico-amministrativo), asse portante dello scrutinio che portò la confederazione di liste civiche (con i “renziani” a supporto) a vincere le “amministrative”.
Adesso, a distanza di un anno, le difficoltà riscontrate nell’amministrare impongono una radicale revisione. Passando dal “modello civismo” all’SOS indirizzato alla “politica”. Esempio plastico di minima sulle cose da fare – che ai tempi del sindaco Barbet rappresentò l’ossatura velenosa delle campagne dei “civici” –: porre rimedio alle buche sulle strade. Che tuttora sono ancora lì, le strade, e le loro buche.
Ha offerto lo spunto per uscire da uno stato di crisi politica e operativa, la prima per Mauro Lombardo, il tema “completamento lavori Ryder Cup”. Iniziativa pubblica sulla quale, in un proprio comunicato, il primo cittadino si è detto «soddisfatto» quanto a partecipazione e «indicazioni ricevute» nell’appuntamento del 16 ottobre.
A seguire i resoconti (particolarmente utili e minuziosi quelli di romatoday), dove il sindaco abbia trovato materia per essere soddisfatto non si comprende. Ancor più se si considera che, in precedenza, in una nota, aveva elencato i dettagli dell’incontro, la «filosofia»: «la prosecuzione e il completamento dei lavori infrastrutturali in programma» dopo la conclusione della Ryder Cup. «Per la nostra Città e per tutti i comuni circostanti è indispensabile che questi progetti vengano realizzati. Terminata la Ryder Cup occorre che l’attenzione su questi lavori resti alta». Ottimista. Ammesso tutto vada secondo le migliori intenzioni, del tema se ne continuerà a parlare almeno per un altro lungo anno.
Propositi. Totalmente “sentiti” considerando quel che sta passando la popolazione residente nella provincia di Roma-est, obbligata a usufruire di servizi indecenti, quello viario specialmente, che Roberto Gualtieri, sindaco della Capitale ed anche (purché accompagnato) della Città metropolitana, ha celebrato in un trionfale comunicato stampa di osanna per i 18 chilometri che hanno completato il raddoppio della Tiburtina – testuale… –, atteso da decenni, opera nella quale, si legge, non erano riusciti Veltroni e Alemanno.
Aspirazioni da tramutare in cantieri, in assegni, bonifici, stanziamenti insomma. Sui quali Lombardo forse presumeva di poter impegnare, seduta stante, gli ospiti nei loro compiti istituzionali. Niente da fare. Nemmeno la ragguardevole presenza di pubblico e la scadenza elettorale delle Europee – dal 6 al 9 giugno 2024 –, ha intenerito il «vertice della Regione» (così l’ha definito il sindaco.
Comunque, par di capire, l’assemblea del 16 ottobre un risultato l’ha ottenuto. Benché al momento non venga dichiarato, la coalizione tra liste civiche e Pd al governo di Guidonia Montecelio dovrà ricavare spazio per una formula aderente agli assetti politici generali, d’obbligo quelli della Regione Lazio.
Sfasciare l’attuale composizione “Civici+PD” oppure allargare semplicemente il tavolo per le nuove presenze?
In tal senso, preziosa si può rivelare l’esperienza di Piero Presutti, il sindaco PD di Fonte Nuova presente in sala. La sua città è governata da una giunta multidisciplinare, che vede uniti Fratelli d’Italia con il Partito democratico e altri.
Un effetto che, a ben vedere, tra le righe, si poteva ricavare semplicemente leggendo il manifesto curato dal Comune, anche se latore di qualche sgrammatura istituzionale. Perché, per Mauro Lombardo il «vertice» della Regione Lazio è pressoché un monocolore, come dimostrano gli intervenuti a Guidonia Montecelio: i 4 rappresentanti di Fratelli d’Italia (Righini, aspirante candidato alle Europee; Rinaldi, Bertucci, Grasselli), con l’«aiutino» di Forza Italia (il solo Giorgio Simeoni) e dall’esclusione della Lega di Salvini.
Fatto questo decisamente discutibile. Perché «far fuori» la Lega si è tradotto nell’«espellere» dalla riunione Laura Cartaginese, capogruppo del partito di Salvini in Regione Lazio (quindi particolarmente necessaria rispetto agli obiettivi messi in evidenza il 16 ottobre). Non solo. Perché la Cartaginese è di Tivoli, quindi il sospetto che si sia voluto evitare il confronto con una “indigena” (anche di collegio elettorale) è modello della «vecchia politica» assai difficile da ignorare. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb