di TOMMASO VERGA
«IL PONTE SULLO STRETTO SI FARA’», COSTO 11,6 MILIARDI DI €. Che gli italiani sborseranno fino a toccare i 15, dopo aver sopportato per anni quelle che in questi giorni si sono confermate chiacchiere su un’opera «interamente finanziata da fondi privati». Motivetto che Matteo Salvini&Giorgia Meloni hanno ripetuto all’infinito a mo’ di refrain.
Il Sole 24Ore «29 agosto 2022». Matteo Salvini, segretario della Lega: Ponte sullo Stretto, è ora di dire di SÌ! Un sì convinto a un’opera fondamentale per unire Sicilia e Calabria, Italia ed Europa. Un’immagine straordinaria della bravura ingegneristica italiana nel mondo che porterebbe posti di lavoro e ridurrebbe l’inquinamento marittimo». «E sarebbe interamente finanziata da fondi privati».

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Indifferenti alla sequela di contraddizioni i toni trionfalistici di Matteo Salvini, a conclusione dei lavori sul DEF, la manovra finanziaria, risoltisi con il raggiungimento del proprio obiettivo, quello di garantirsi risultati che lo ponessero al riparo da eventuali critiche che avrebbero turbato la personale campagna elettorale per le elezioni europee del 2014.
Alle quali potrà presentare la Lega come il partito di «Capitan Nemo» del Ponte sullo Stretto (naturalmente egli stesso). Opera per la quale i lavori inizieranno nell’estate del 2024 per concludersi nel 2032. Avvio veloce determinato dalla scelta di non adottare un nuovo progetto, ma applicare la planimetria risalente al 2011.
Invece, diversamente da Salvini, Giorgia Meloni non appare altrettanto lusingata dal claim «Una donna sola al comando» risultante dal matrimonio «Ponte sullo Stretto»-“Legge finanziaria”.
Infatti, non risultano sollecitazioni ai propri portavoce – variamente collocati in giornali, periodici e telecamere del gruppo – sull’uso dell’espressione, che oltretutto farebbe coppia indissolubile con l’inconfutabile «io sono Giorgia» («Yo soy Giorgia» come la conoscono i franchisti d’origine dell’alleata spagnola Vox di Santiago Abascal).
«Una donna sola al comando» non l’attrae, perché, in verità, in quanto donna, oscurerebbe il mito inscalfibile del fondatore, l’«uomo solo al comando» (che proprio non risulta fosse solo così spesso), patrimonio della sua cultura e pilastro della sua carriera politica, sin dai tempi della sezione missina del Colle Oppio.
A Matteo Salvini qualche intralcio potrebbe venire dai modelli indossati allorché negava la necessità dei Ponti precedenti, i panni con i quali, una decina di anni fa, si dichiarava contro il Ponte sullo Stretto (La7, 28 settembre 2016) «perché non starebbe in piedi».

Consiglio d’Europa. Sede di Bruxelles

Viceversa, sei anni dopo, su il Sole 24 ore del 29 agosto 2022, il leghista affermava che il Ponte sullo Stretto andava costruito perché (da riconosciuto europeista – così come la socia politica Marine Le Pen) «Unisce l’Italia all’Europa. Siccome l’Europa ci dà sempre poco o niente, se ci aiutano a fare quest’opera si quantificano decine di migliaia di posti di lavoro a Messina e a Reggio Calabria».
Impossibile non sottolineare quanto accaduto altrove quasi a dispetto del Salvini sicuramente impegnato in qualche dichiarazione formulata appositamente dalla “bestia”. Perché, con tutto l’impegno speso in proposito, nella propaganda, contro qualcosa e/o qualcuno, l’attuale ministro delle Infrastrutture del peggiore governo di sempre, non ha badato nemmeno a prestare attenzione al fatto che, mentre accusava, il 13 luglio 2021, il Consiglio d’Europa aveva definitivamente approvato il Next Generation EU e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il Pnrr) italiano.
Cosicché, allo stato, con il varo del DEF, la decisione legiferata del Ponte sullo Stretto supera una propaganda spesso decisamente volgare per proporsi opera da costruire, cantiere da inaugurare. Al quale faranno riferimento le infrastrutture, viarie in particolare. Motivo che ha fatto salire i conti del progetto da 11,6 a 15 miliardi di €.
Una enormità. giustificata da cosa? che non si traduce in una accettazione supina di quel che trasmettono le voci ufficiali del governo italiano. Semmai è il contrario. Qualcuno della premiata ditta Fratelli d’Italia-Forza Italia-Lega per Salvini premier (il partito del ministro si chiama davvero così), deve dettagliatamente spiegare perché un’opera interamente finanziata da fondi privati – lo hanno detto quelli che l’hanno tramutata così – sia salita a 15 miliardi di euro, inopinatamente mai messi a confronto, discussi con gli eventuali fornitori (di miliardi), esaminata esclusivamente con onorevoli che avrebbero votato a favore perché gli tocca, per principio e/o per appartenenza o perché tanto a loro non gliene fr… niente.
Mentre a Giorgia si chiede se è disponibile a prendere parte a un confronto con il popolo contribuente, con miliardari che non arrivano alla fine del mese.
Quanto a Salvini nessuna domanda. Soltanto verificare l’ipotesi-sospetto che se lo Stretto si fosse trovato al Nord, anche non dalle parti di Pontida, i 15 miliardi sarebbero rimasti allo zero.

La Valle dei Templi di Agrigento

Una domanda specifica, decisamente significativa dato il tema del quale si sta parlando: quale risposta si ottiene se si volesse visitare la Valle dei Templi, sulla collina alle spalle di Agrigento, usando un mezzo di trasporto locale? Poniamo il treno. Atterrando a Punta Raisi, l’aeroporto di Palermo, oppure in quello di Catania, Fontanarossa. Non si otterrebbe sicuramente il medesimo risultato. Ci si potrebbe trovare difronte alla mancanza del servizio. Immaginarsi il danno conseguente per l’economia e per il turismo.
Altro esempio, un ospedale a suo tempo pieno di volantini «lavate le mani» “Anti Covid” affissi ovunque, però privo d’acqua e di lavandini (ma non di water).
Il tempo dirà se i governanti del momento sono riusciti a cogliere il risultato di far diventare “antipatico” il Ponte sullo Stretto, ottenendo così che il giudizio di merito – sulle loro scelte in proposito – non coinvolgesse la popolazione.
L’arma del costo della costruzione a carico dei cittadini oppure dei privati non investe l’uguaglianza, ma le promesse e gli impegni della politica e dei suoi rappresentanti. Che, appunto, sul tema non intendono venir giudicati.
Silvio Berlusconi, ideatore ultimo del Ponte sullo Stretto – nei secoli, elenco lunghissimo quello formato dai sostenitori della costruzione –, nel 2002 annunciò che in quell’anno sarebbe stata messa la prima pietra, sostenuta dal finanziamento «interamente a carico dei privati» disse. D’accordo Matteo Salvini. Il quale, come si vede, non una tantum, negli anni successivi, chissà perché ha cambiato opinione. Osanna alla politica nuova. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb