di TOMMASO VERGA
E SE UNA VERTENZA PLURIMULTIDECENNALE trovasse soluzione grazie a una Pec inviata dall’avvocato Mauro Lombardo, sindaco della città di Guidonia Montecelio, alla dottoressa Silvia Cavalli, neo-commissaria dell’Azienda sanitaria locale Roma5, nella quale si chiede semplicemente di applicare una delibera della Corte dei conti approvata un anno fa?
Oggetto della Pec, il Parco pubblico del Bivio di Guidonia: «Ai sensi della delibera della Corte dei conti numero 15, approvata a marzo del 2023, Le chiedo di trasferire la proprietà del bene pubblico costituito dal Parco in via dei Platani, attualmente inscritto nel patrimonio della Asl RM5 da Lei presieduta, al Comune di Guidonia Montecelio. Come precisato dalla Corte stessa, il trasferimento dovrà essere gratuito». f.to Mauro Lombardo, Sindaco del Comune di Guidonia Montecelio.

Un canestro del campo-basket; sopra, la rigogliosa vegetazione della parte ovest del Parco del Bivio; in fondo, il campo-basket al centro

Tracciata del tutto inaspettatamente, la «svolta» impressa ai canoni conosciuti, alla procedura e al contenuto dalla Corte dei conti, piomba sul ping-pong del “Caso PARCO DEL BIVIO”, mettendo termine al torneo della durata ultrapluridecennale. Chi vuole il trasferimento del bene pubblico – il sindaco ne ha fatto ripetutamente cenno – ne faccia formale richiesta ai magistrati contabili perché si applichi a Guidonia Montecelio la delibera numero 15, approvata a marzo del 2023, per far sì che si concluda positivamente – secondo le attese dei cittadini –, la muta discussione tra azienda sanitaria ed ente locale sulla proprietà del Parco della Città dell’Aria. Trasferimento, secondo la delibera, senza limitazioni né oneri. Su esempio di quanto avvenuto già, nella pratica, conseguenza del quesito sollevato dalla Regione Basilicata per conto di un Comune a sua volta sollecitato da altro soggetto pubblico.

IL MATTONATO COPRI-SINKHOLE – Nei primi anni del 2000, in alcuni particolari settori del Bacino delle Acque Albule, iniziano a manifestarsi una serie di fenomeni legati ad una sensibile subsidenza del suolo (SALVI et al., 2004), causati probabilmente dalla forte antropizzazione del territorio, che si presentano in maniera differenziale ed i quali vanno a compromettere la stabilità di alcuni settori: dell’abitato di Villalba, di Bagni di Tivoli e del Bivio di Guidonia. Nel contesto appena descritto, in maniera sintetica, lo studio dei termini geografici in chiave geologica può rappresentare un importante contributo soprattutto nell’individuazione di quelle aree soggette al fenomeno dello sprofondamento per cause naturali.

Protagonista iniziale d’una vicenda che scompiglia lo stato delle cose in proposito, di una sorta di rivoluzione, è il sindaco di una cittadina della Basilicata. Al quale viene chiesto di poter utilizzare gratuitamente una costruzione in pessime condizioni appartenente al suo Comune. Sulla quale il Municipio nemmeno in previsione ha le risorse necessarie per ripristinare condizioni adatte.
Sofferenza che non ha riguardato invece la richiedente Guardia di Finanza, interessata ad esercitare l’attività in quel territorio, che ha individuato lo stabile confacente per una propria sede.
Si può fare? si può cedere gratuitamente il bene pubblico? E’ quanto si è chiesto il sindaco affidando alla Regione Basilicata la propria tutela. Così avviando il meccanismo “esame, discussione, verdetto”. A suo favore. La sentenza.

Il lato-est del Parco. In evidenza, il campo di calcio (ricordo lontano di un tempo andato)

La Corte dei conti: “E’ possibile e lecito cedere gratuitamente a una pubblica amministrazione un bene immobile d’un’altra pubblica amministrazione per la realizzazione di fini che interessano la collettività”.
Il parere evidenzia soltanto i presupposti di cessione a titolo gratuito di beni compresi nel patrimonio disponibile di un ente pubblico in favore di altro ente pubblico. Certamente é possibile, non a semplice titolo di liberalità, ma pur sempre per la migliore realizzazione di un interesse pubblico. Nella fattispecie che ci interessa – il Parco del Bivio –, avendo riguardo alla destinazione urbanistica dell’area, certamente non edilizia, e comunque alla utilizzazione come parco pubblico sin dalla nascita, il sindaco potrebbe sostenere nei confronti della Asl Roma5, che, con la cessione al Comune di Guidonia, verrebbe meglio soddisfatto l’interesse pubblico, specie per quanto concerne la manutenzione.
Resta però il problema principale: deve essere la Asl a decidere, non potendo esserle imposta la cessione. In ogni caso, nell’immediato, stante il pericolo di incendio delle erbacce, il sindaco non potrebbe obbligare la Asl a provvedere a falciarla, così come è già successo l’anno scorso?

“Valorizzare il Parco?” Nel 2013 venne persino venduto. Abusivamente

Lo spogliatoio del campo di calcio sede oggi di una banda di spacciatori

Silvia Cavalli, la commissaria straordinaria a capo della Asl Roma 5, l’azienda sanitaria che nessuno del “giro” direttori generali ha mai apprezzato, pur potendosi appellare “vertice” con conseguenti risvolti e benefici, con ogni probabilità ignora i  guai che hanno passato i residenti del Bivio di Guidonia in virtù dei rapporti affettuosi e oltremodo puntuali espressi da sindaci e amministratori pubblici nei loro riguardi.
IL PARCO DEL BIVIO – Mauro Lombardo, sindaco di Guidonia Montecelio da due anni ormai, ex vice e assessore all’Urbanistica da lug 2000-lug 2003, sostiene che l’aggiudicazione dei due ettari del Parco deve avvenire tramite pubblica gara.
A sua volta, Silvia Cavalli, da inizio marzo vertice della Asl (in sostituzione di Giorgio Santonocito), nei giudizi di questi giorni a proposito del Parco, parla di “valorizzazione” del bene pubblico.
Per entrambi, quanto proviene dai giudici contabili dovrebbe essere sufficiente a far giustizia di idee contenenti soluzioni alternative alla donazione del Parco al Comune di Guidonia e, di riflesso, al Comitato di quartiere (che, in  effetti, è  l’organismo scelto dai residenti, coloro che solitariamente per gran parte delle necessità, il bene pubblico hanno da sempre tutelato, fino a taglio e raccolta dell’erba secca per evitare incendi).
Ignoriamo se la “commissaria” Silvia Cavalli in questi due mesi di permanenza a Tivoli, ha avuto modo di conoscere quello che sul Parco del Bivio è avvenuto in passato, a cominciare dal farne oggetto della speculazione edilizia. E’ probabile che causa la recente collocazione alla sua conoscenza potrebbe mancare qualche capitolo. Quindi speriamo gradisca la narrazione di un raccontino dalle tinte attualissime. Titolo? La “valorizzazione del Parco”.
Bene pubblico che, con la determinazione 153 del 29 luglio 2013 del Comune di Guidonia Montecelio, viene messo in vendita come “lotto intercluso”, ossia un intervallo abusivo da colmare con calce&mattoni, tra i palazzi di via dei Platani. Con tale  denominazione l’intervento  sui due ettari sarebbe risultato maggiormente vantaggioso.
A tutto, classificazione compresa, provvede Umberto Ferrucci, massimo dirigente dell’urbanistica cittadina che nella circostanza assume la mise del venditore vs una società di Marco Simone. Alla quale non si conosce se comunicò alcune cose:
1) intanto, la proprietà del bene in vendita, ex Pio istituto Santo Spirito, risale alla Asl, non al Comune (che quindi non poteva venderlo); 2) in mezzo all’appezzamento giace una sinkhole dei primi anni Duemila, celata dallo scarico nella “buca” di enormi blocchi di travertino concesso gratuitamente in quanto inutilizzabile dai padroni delle cave al Comitato di quartiere facente capo al presidente Gigli (il luogo preciso della manifestazione della sinkhole è quello coperto da una mattonatura disegnata ad hoc); 3) quell’area al Bivio è definita Parco pubblico dal Piano regolatore, quindi interdetta per altre diverse  destinazioni, salvo l’approvazione di una variante di Prg.
Tutto fila liscio fino a che Paola Piseddu, dirigente del demanio comunale, il 5 marzo 2015 blocca la trattativa dopo aver avvertito il Ferrucci che “trattandosi di realizzazione di edifici privati ed opere pubbliche su terreni ex Pio istituto Santo Spirito”, il Comune con quel terreno non può entrarci nulla. Conclusione, la vendita del Parco lotto intercluso finisce in baracca (meglio: in un’aula di tribunale). Storia molto guidoniana quella del parco-intercluso di via dei Platani. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.pdf