di TOMMASO VERGA
L’«INGRAM-MARIETTA» DI PIERLUIGI CONCUTELLI è stato il mitra (numero di serie 2-2-000981) usato per assassinare il magistrato Vittorio Occorsio. Un’arma prodotta negli Stati Uniti e importata in Spagna. Rimane un mistero sapere come possa essere finita in Italia a disposizione del terrorista palermitano. In un processo, Concutelli dichiarò (ma non venne creduto) di averlo comprato. Invece, scrisse El Pais, il più autorevole quotidiano spagnolo, servizi segreti iberici potrebbero avere fornito il mitra a Concutelli in cambio di azioni comuni contro l’ETA (Euskadi Ta Askatasuna), il movimento indipendentista basco.
Prima di raggiungere il quartiere Trieste, a Roma, luogo dell’assassinio del magistrato, l’«Ingram-Marietta» sarebbe passato per Tivoli, a Villa Braschi, dove aveva sede il «circolo La Rochelle» di Paolo Signorelli. Motivo, riunione del «gruppo di fuoco» per definire i particolari dell’attentato. Tra i presenti, le figure che avrebbero partecipato al raid. Come il tiburtino Aldo Stefano Tisei, che verrà condannato a 7 anni per concorso nell’omicidio.

Vittorio Occorsio

Si è fatto cenno al «circolo La Rochelle», formazione extraparlamentare di estrema destra, direttamente collegata a Ordine nuovo – della quale si avvertirono però con molto ritardo le connotazioni terroristiche –. Neofascisti in sostanza, richiamo di giovani tiburtini (Sergio Calore, Aldo Stefano Tisei, Bruno Mariani, Paolo Bianchi, Carlo Filippo Todini, i più noti alle cronache degli «anni di piombo») ai quali si aggiunse Pierluigi Concutelli.
Frequenti gli scontri tra il circolo «La Rochelle» e il PCI. In una circostanza venne ricoverato in ospedale Giacomo Forte, segretario cittadino di Falce e martello. Ancor più avverso ai neofascisti il gruppo di Autonomia operaia tiburtina, estrema sinistra, con a capo Riccardo Tavani, organizzazione che andava via via crescendo tanto da divenire determinante per l’affermazione del neonato movimento di via dei Volsci.
A differenza della «politica classica» (in Tivoli non mancava certo la presenza di partiti: la supremazia al Comunista e al Repubblicano) gli «autonomi» si battevano sulle tematiche sociali, anche affrontando difficoltà e rischi causati dal modo di intendere il mantenimento dell’ordine pubblico da parte dei governi. Rappresentazione incancellabile, la morte del giovane tiburtino Fabrizio Ceruso, 19 anni, ucciso da un colpo di pistola, l’8 settembre 1974, durante una manifestazione per il diritto alla casa a San Basilio.
Tutti «motivi» incompatibili con quelli teorizzati e praticati dai coetanei del «circolo neofascista “La Rochelle”, fondato a Tivoli nel 1971-’72 da Paolo Signorelli, insegnante di matematica allo «Spallanzani», il liceo scientifico cittadino. A parte il «bar Garden», ritrovo sulla piazza centrale di Tivoli, per la sede del circolo si scelse Villa Braschi, il «quartiere bene», alto-borghese della città.

La preparazione dell’agguato contro il magistrato Vittorio Occorsio

A FINE MARZO 1971, Vittorio Occorsio firma i mandati di cattura nei confronti di una quarantina di appartenenti a Ordine Nuovo (l’accusa: ricostituzione del partito fascista, violazione della legge Scelba). A seguire, il magistrato chiede al ministro degli Interni lo scioglimento dell’organizzazione.
In origine, «Ordine nuovo» (in sigla MPON, Movimento politico Ordine nuovo) è un gruppo di estrema destra, fondato a dicembre 1969 da Clemente Graziani e Pino Rauti. Successivamente sostituiti da Pierluigi Concutelli e da Paolo Signorelli. Con sedi a Tivoli (Villa Braschi) e a Guidonia Montecelio (uno scantinato vicino all’ingresso dell’aeroporto «Barbieri»).
«La Rochelle» fu organizzazione terroristica, «spavaldamente terroristica», luogo di culto e di formazione dei giovani di destra critici con la politica del MSI, che, a differenza di Vittorio Occorsio contro Ordine Nuovo, la giustizia decise di non perseguire. Preferendo la comoda interpretazione ante-litteram della par conditio«E’ un circolo culturale; se alla sinistra è permesso, perché agli altri non dev’esserlo?». Chissà se La Rochelle adempì all’unico obbligo richiesto a quei tempi: la registrazione dell’associazione in Comune.
 In seguito, sicuramente stimolato dalle risultanze delle indagini giudiziarie (ancora: di Vittorio Occorsio), anche il ministro degli Interni si accorgerà della pericolosità del «La Rochelle». Un calcolo però dovuto alla somma dei morti ammazzati, dalle vittime dei soci del circolo tiburtino, causate dalla partecipazione a fatti organizzati, messi in opera, strettamente connessi con le iniziative dei caporioni fascisti.
Come nel caso dell’omicidio del giudice Vittorio Occorsio (foto in alto) –, seguito a distanza di due settimane dal raid a Santa Balbina (sotto), alla periferia di Tivoli. Il manipolo del “comandante” Concutelli, riuscì così a mostrare i trofei di due morti ammazzati nel giro di 15 giorni. I tiburtini del «La Rochelle» con lui. Significativa la quantità di adesioni da parte della borghesia delle due città, non dichiaratamente fascista ma certamente anticomunista. Una fase storica oltretutto nella quale cominciano a misurarsi i vantaggi offerti al padronato dalla riconversione dell’economia dalle locali attività produttive – cartiere, cave di travertino, olio di oliva, Pirelli (nel censimento del 1950 Tivoli godeva del secondo parco-auto nazionale, nella classifica subito dopo Varese) – alla finanza.
Trasformazione che non mancò di provocare la reazione del movimento operaio. Si avvia la fase che gli storici (e non solo) definiranno «Autunno caldo». La quale, come è noto, si protrarrà per molti anni.
A giugno 1973 inizia il processo del tribunale di Roma, Vittorio Occorsio è il pubblico ministero. Stesso periodo, non è detto si tratti per coincidenza (anche se, stando agli accadimenti, l’occasionalità si sarebbe rivelato uno sberleffo dopo quanto effettivamente accaduto), nasce a Tivoli il circolo «La Rochelle».
La scelta dell’omicidio contro il principale persecutore dell’organizzazione e lo stile stesso della rivendicazione, sanciscono il cambio di strategia e l’innalzamento del livello di scontro. Al di là delle differenze semantiche, infatti, sono evidenti le assonanze tra l’«attacco al cuore dello Stato» invocato dai brigatisti e la «disarticolazione delle cinghie di trasmissione del potere» evocata da Delle Chiaie e messa in pratica da Pierluigi Concutelli.

Paolo Signorelli

Una conferma oltretutto dell’adesione alla dottrina fascio-comunista che univa le teorie di Paolo Signorelli con quelle di Sergio Calore. Per la «copertura», il circolo «La Rochelle» adottò la neutrale denominazione “circolo culturale”, una consuetudine per l’epoca; infatti, a Villanova di Guidonia Montecelio, in alternativa al «La Rochelle», viene costituito il circolo intitolato a «John Fitzgerald Kennedy» (d’obbligo, inoltre, il cineforum seguito da dibattito).
Stando alle carte del processo, l’agguato contro Vittorio Occorsio venne deciso nel giugno 1976. Va ricordato che Ordine Nuovo aveva individuato nel magistrato il più accreditato nemico. Iniziale necessità del commando, un punto di raccordo dei partecipanti, una base. Venne così affittato un appartamento in via dei Foraggi da Gianfranco Ferro, un tarantino proveniente dagli Arditi d’Italia (è quanto scrive Fascinazione, un blog di area).
Pierluigi Concutelli, al ritorno dalla Spagna, trasferisce l’intera banda in quei locali. Completano la rete di appoggio, il tiburtino Aldo Stefano Tisei – con funzioni di «vivandiere» a cui si aggiunge il compito di rimediare un’automobile – ed il romano Mario Rossi, «ex segretario giovanile di piazza Bologna, il quadro più brillante di Lotta popolare» per Fascinazione.

L’«esecuzione» di Vittorio Occorsio. Ordine nuovo annuncia: «vendicati i camerati»

10 LUGLIO 1976, ORE 8:30. ROMA. QUARTIERE TRIESTE. Pierluigi Concutelli e Gianfranco Ferro escono dal «covo» di via dei Foraggi diretti in via del Giuba. Parcheggiano contromano la Fiat 124 rubata, allo scopo di tagliare il traffico a sinistra ed avere, in questo modo, il campo di tiro completamente libero.
Stessa ora, Vittorio Occorsio esce di casa e si dirige in tribunale. Il magistrato, al volante della Fiat 125 special, si trova davanti i due uomini armati. Colpito dalla seconda raffica esplosa dalla mitraglietta Ingram di Concutelli (importata dalla Spagna), Occorsio si accascia senza vita in un lago di sangue. La vendetta è compiuta.
Prima di darsi alla fuga, i killer prelevano dall’auto la borsa del magistrato e lasciano sul cadavere 9 volantini con la rivendicazione dell’omicidio (sotto, il testo).

Il volantino della «sentenza» eseguita dal «nucleo operativo» di Ordine nuovo

«LA GIUSTIZIA BORGHESE si ferma all’ergastolo la giustizia rivoluzionaria va oltre. Il tribunale speciale del M.P.O.N. ha giudicato Vittorio Occorsio e lo ha ritenuto colpevole di avere, per opportunismo carrieristico, servito la dittatura democratica perseguitando i militari di Ordine Nuovo e le idee di cui essi sono portatori. e decine di anni di carcere sono stati inflitti ai suoi diri­genti. Numerosi militanti del M.P.O.N. sono stati inquisiti e incarcerati e condotti in catene dinanzi ai tribunali del sistema borghese. Molti di essi sono ancora illegal­mente trattenuti nelle democratiche galere, molti altri sono da anni costretti ad una dura latitanza. L’atteggiamento inquisitorio tenuto dal servo del sistema Occorsio non è meritevole di alcuna attenuante: l’accanimento da lui usato nel colpire gli ordinovisti lo ha degradato al livello di un boia. Anche i boia muoiono! La sentenza emessa dal tribunale del M.P.O.N. è di morte e sarà eseguita da uno speciale nucleo operativo. Avanti per l’ordine nuovo!»

Anche l’Unità (giornale sempre molto attento ai temi del terrorismo) il 24 luglio titolò sul raid dei «rapinatori».


Un’azione militare suggerita da una «bubbola» raccolta da Concutelli

NOTTE 23 LUGLIO 1976, TIVOLI, SANTA BALBINA. Fu lo stesso gruppo di via dei Foraggi a portare la morte a Tivoli. A conclusione di una riunione avente per oggetto l’attentato a Vittorio Occorsio, gli ordinovisti ‘puntarono’ sulla “città d’arte”. Perché a Pierluigi Concutelli (che però non partecipò all’assalto) qualcuno aveva parlato di armi depositate in una villa a “Santa Balbina”, una delle periferie di Tivoli, collegamento con San Polo dei Cavalieri. I terroristi decisero di agire. Nella notte del 23 luglio 1976 entrarono nell’abitazione di Adelmo Cipriani, un funzionario della Banca Tiburtina, il cui genero, Franco Pacifici, fuochista della Pirelli, solo in casa, svegliato dal trambusto, reagì, lanciando una pantofola. Mario Rossi lo freddò. Le armi? Da collezione. Inutilizzabili.

Aldo Stefano Tisei

Un omicidio dovuto a una chiacchiera dunque. Autore, probabilmente, il tiburtino della banda. Le cui credenziali risiedevano unicamente nella conoscenza della località e come arrivarci. I sospetti convergono su Aldo Stefano Tisei, il «vivandiere» di via dei Foraggi. Tisei o altri, resta il fatto che la “soffiata”, la “spiata”, erano prive di ogni sostegno effettivo. Che Concutelli tramutò comunque in «obiettivo».
Ai magistrati Tisei raccontò importanti segreti sui neofascisti (uno per tutti: l’agguato a Bernardo Leighton, presidente della Dc cilena, avvenuto a Roma a novembre del 1975): «Concutelli mi disse che la Dina (i servizi segreti cileni) voleva eliminare quell’uomo – raccontò –. E lui s’incaricò di tutto. Sparò con il silenziatore alla fronte di Leighton, e quando sentì le grida della moglie, colpì anche lei. Era convinto di averli uccisi, e non infierì. Mi disse che era il primo errore della sua vita, e che i cileni andarono su tutte le furie»).
A quel tempo era fuori da ogni sospetto la possibilità che l’aggressione agli abitanti di una villa fosse «pratica» di terroristi. Tanto che gli organi di informazione in edicola il giorno successivo scrissero di un fatto «malavitoso», mai presumendo che quella in azione a Santa Balbina fosse una banda di terroristi. L’esempio calzante è fornito dall’Unità che intitolò Ucciso in casa dai rapinatori (foto in alto).
Probabilmente, a raccontare la bubbola delle armi nella villa fu Aldo Stefano Tisei, «italiano nazionalista», «anticomunista», che prese parte ai preparativi per l’omicidio di Vittorio Occorsio sotto la direzione di Pierluigi Concutelli. Tisei aveva l’incarico di “vivandiere”, doveva quindi impegnarsi nel procurare da mangiare alla banda. Non bastasse, il giovane venne anche incaricato del furto di un’automobile.
Di fatto, fu l’unica azione bellica nell’area Tivoli-Guidonia, alla quale però Concutelli non prese parte. A conferma che il terrorista di Ordine Nuovo, dai risultati ottenuti dai partecipanti alle azioni prefigurate, ricavava innanzitutto un giudizio per esaminare la loro idoneità di simpatizzanti «antisistema». Su questa indicazione si consumò l’unico omicidio ascrivibile a «Ordine nuovo» nella zona.

Sergio Calore

Un omicidio privo di autore: chi ha trucidato Sergio Calore?

DEL CIRCOLO «LA ROCHELLE», Sergio Calore fu sicuramente il più rappresentativo degli associati, anche per la profonda sintonia intellettuale con Paolo Signorelli. Il professore, teorico dell’unione tra i movimenti rivoluzionari, indipendentemente dalla collocazione destra-sinistra, sul tema riscontrò piena consonanza con il seguace.
IL PROSSIMO 6 OTTOBRE saranno 13 gli anni passati dall’assassinio di Sergio Calore. Era il 6 ottobre del 2010 quando il corpo venne trovato in un casolare di Guidonia Montecelio, dove l’uomo si recava per lavorare la terra. Dopo la telefonata alle forze dell’ordine da parte della vedova Emilia Libera, il ritrovamento del cadavere; con nei pressi un piccone insanguinato e la gola tagliata. Una scena che farebbe pensare al fatto che questo omicidio non era stato preparato e che non fosse stata solo una persona ad attendere Sergio Calore al casolare ma più di uno. Sergio era pedinato? Oppure aveva un appuntamento con il suo o con i suoi assassini? © RIPRODUZIONE RISERVATA – osservazioni? info@hinterlandweb.it

2. Continua; tema: L’accordo «La Rochelle-‘ndrangheta». Il precedente articolo è stato pubblicato il 24 aprile)

FUORI TESTO: «Di idee fasciste, e poi di idee libertarie. Io invece, da sempre, sono antifascista. E proprio per questa ragione mi indigno per la persecuzione subita da Signorelli, che è stata particolarmente accanita e crudele e che è avvenuta indiscutibilmente per via delle idee che Signorelli professava». Firmato, Piero Sansonetti (23 aprile 2023, ancora nelle vesti di direttore de il Riformista. Dal 16 maggio 2023 Sansonetti dirige l’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci).