di TOMMASO VERGA
IL 17 LUGLIO, con due distinte determinazioni, la Regione Lazio ha dato il definitivo “via libera” alla messa in funzione del Tmb, l’impianto per il “trattamento meccanico biologico” dei rifiuti all’Inviolata. La prima decisione della Pisana riguarda l’ennesima voltura societaria, dall’iniziale “Colari” (Consorzio laziale rifiuti) – la società-madre del “gruppo Cerroni” – che ottenne l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) il 2 agosto 2010, si è passati il 12 luglio 2013 al “Colari Ambiente Guidonia srl” ed ora alla neonata “Ambiente Guidonia srl”, amministratore unico Paolo Stella, ingegnere, già direttore tecnico della “Giovi srl” e della discarica di Malagrotta.
L’altra determinazione, decisamente di merito, trova origine nella “necessità, tra l’altro, di provvedere a superare le criticità evidenziate – dal Mibac, il ministero dei Beni culturali, ndr – circa l’interessamento della fascia di rispetto del bene archeologico puntuale riportato in Tavola B del PTPR, invitando la Società a produrre idonea planimetria nella quale evidenziare lo sviluppo dell’impianto, a seguito dell’eventuale approvazione delle modifiche non sostanziali proposte, e l’area sottoposta a vincolo riportata in Tavola B del PTPR, affinché si renda esplicita la non incidenza del complesso impiantistico, nella configurazione in esame, sull’area sottoposta a vincolo archeologico diffuso”.
Modifiche apportate dal gestore del Tmb – compresa la rinuncia alla costruzione di un secondo capannone – che però non sono apparse soddisfacenti al ministero, il quale infatti obietta che “la mera riduzione dell’area interessata derivante dal restringimento dell’attività dell’impianto a distanza di 100 metri dai rinvenimenti archeologici, se potrà recare un parziale beneficio per la ridotta interferenza fisica dell’impianto sul bene
medesimo, poco potrà valere sotto il profilo del pesante impatto che la presenza dell’impianto con l’attività correlata determinerà sull’area in esame”. Osservazione respinta. Se ne riparlerà nella conferenza dei servizi dell’agosto 2020 nella quale si procederà “all’acquisizione anche del parere della Soprintendenza, pur in assenza di interferenza con le aree vincolate al fine di acquisirne eventuali prescrizioni e indicazioni”. Quindi, superati gli ultimi ostacoli, l’impianto è pronto, si parte.
Il benestare della Regione Lazio ripropone ora il tema della filiera produttiva che si suddivide in tre comparti: l’avvio del Tmb, la destinazione dei prodotti risultanti dalle operazioni di recupero (la combustione in particolare), la necessità del deposito dei reflui in discarica. “Nessun settimo invaso in apertura in località Inviolata. Lo ha chiarito durante il Consiglio comunale di lunedì 16 marzo il capogruppo di Forza Italia Michele Venturiello. Una notizia diffusasi a seguito del sopralluogo all’impianto di Trattamento meccanico biologico in prossimità della provinciale 28bis, da parte della commissione consiliare Ambiente e rimbalzata su blog e social network, ma priva di qualsiasi fondamento come tengono a precisare dal Comune” (Tiburno, 18 marzo 2015). A negare, a smentire, non solo Michele Venturiello, ma l’odierno sindaco part-time Andrea Di Palma, Forza Italia-Pdl, il Pd, il sindaco full-time fino a un mese fa, Eligio Rubeis: tutti contrari. Una finzione. Per alcuni in buona fede, per altri…
Una finzione perché, come si diceva un tempo, il “problema sta a monte”. In questo caso nell’autorizzazione integrata ambientale che ha consentito di costruire l’impianto Tmb (del quale, l’Unione europea raccomanda il superamento entro il 2020). Non si poteva né si può prescindere dal lay out (come sanno bene Nicola Zingaretti, presidente della Regione, e Michele Civita, assessore all’Ambiente, entrambi Pd): gli avanzi provenienti dalla lavorazione vanno smaltiti in discarica, obbligo noto sin dall’inizio dell’iter amministrativo (la conferenza dei servizi del 2010), tanto che Manlio Cerroni avanzò la domanda – poi ritirata – dell’apertura del settimo invaso proprio in quella sede, contemporaneamente al disbrigarsi della procedura. Superato lo stupore per la imprevista decisione, tutti si complimentarono (tra loro), ignorando il fatto che il padrone dell’impianto era talmente convinto del suo agire, che alla Regione non ha più avanzato richieste di ennesimi scavi ma direttamente il progetto finito del settimo invaso, capace di contenere 500 mila tonnellate.
Manlio Cerroni gioca sul fatto che non esistono soluzioni alternative. E l’ipotesi di trasferire i reflui in un’altra discarica – Aprilia sarebbe la più probabile –, non solo gli appare impercorribile nei fatti ma soprattutto impolitica: costerà voti il conseguente aggravio dei costi a carico degli utenti e il via vai dei mezzi di trasporto.
Una soluzione però potrebbe venire da Domenico De Vincenzi, candidato perdente del centrosinistra alle amministrative di un anno fa. Come per ogni “politico” che si rispetti, non solo del Pd, la sfiducia degli elettori è stata ripagata con un posto di tutto rispetto in Regione Lazio: la vicinanza con il presidente del Consiglio Daniele Leodori. Al quale può chiedere di “fare un favore” a Guidonia Montecelio, ossia bloccare il Tmb. Scelga lui la lingua adatta perché comprenda.