di TOMMASO VERGA
TUTTO PRONTO PER IL COLPO DI PICCONE. Premessa indispensabile alla posa del primo mattone. A quel punto lo stadio della Roma dalle planimetrie sarebbe passato alla costruzione. Si immagina perciò lo stato d’animo del sindaco Roberto Gualtieri (e dell’assessore Maurizio Veloccia) a seguito della comunicazione della Soprintendenza ai Beni archeologici: i lavori risultano sospesi a causa della presenza di una cisterna romana del II secolo dopo Cristo. Un ostacolo che potrebbe finire con il blocco-divieto dei lavori a Pietralata. Effetto (allo stato, venato di ottimismo): si ignora quando lo stadio verrebbe consegnato ai fratelli Friedkin o chi per loro – alla società giallorossa comunque –. Quel che è certo saltata la data del 2017.
Sotto il profilo della procedura, e terminato il dibattito pubblico, per l’As Roma è giunto il momento di fornire il progetto conclusivo dello stadio accompagnato dal piano economico-finanziario. Due faldoni che il Campidoglio dovrà approvare per poi passare alla Conferenza dei servizi decisoria sul tavolo della Regione Lazio.

«Una consultazione che permetta il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza» (purché residente nel centro città)

Dal sito del Comune di Roma: «L’intervento relativo allo “Stadio A.S. Roma” dichiarato di pubblico interesse dall’Assemblea Capitolina, non solo coinvolgerà il quadrante di Pietralata ma sarà importante anche per tutta la città. Perciò, Roma ha ritenuto fondamentale organizzare una consultazione che, partendo da quanto previsto dalla normativa vigente, permetta il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza attraverso un Dibattito Pubblico affidato a Nomisma S.p.A, che lo gestirà con la collaborazione di FB&Associati e di Res publica».

IL DIBATTITO? DIECI APPUNTAMENTI. Distribuiti tra ex Mattatoio di Testaccio e stazione Tiburtina. E Settecamini?, Salone?, Quarticciolo?, Tor Sapienza? San Basilio? Rebibbia? Case Rosse? Tor Lupara? Santa Lucia? Corcolle? Tutte borgate collegate-dipendenti dalla snodo Portonaccio-Pietralata. Così come i Comuni di Fonte Nuova e Mentana, Tivoli, Guidonia Montecelio, San’Angelo Romano, Monterotondo. Amministratori a parte (si direbbe del tutto ignoranti del progetto “Pietralata City” , i residenti avrebbero volentieri detta la loro su «come mantenere i rapporti con Roma (lavoro, studio, sanità, tempo libero e via dicendo) mentre la vie Tiburtina e Nomentana si vanno gonfiando di 63.000 persone accorse per vedere la gara dei giallorossi?».

Per illustrare cosa, perché, quando, il Campidoglio ha messo a punto un calendario di 10 incontri (già svolti) – due generali e 8 workshop (benché fossero soltanto 6 quelli resi noti dalla pagina relativa del sito del Comune) –. I temi erano racchiusi in un processo di informazione, partecipazione e confronto, tutti realizzati simultaneamente in presenza e online. Questo il calendario, con il tema trattato in ciascuna data:
Giovedì 7 settembre, dalle 17 alle 20, sala della Protomoteca, Campidoglio, Incontro di apertura del dibattito pubblico. Presentazione del progetto.
Lunedì 18 settembre, dalle 17 alle 20, aula magna Dipartimento di architettura Roma3, Testaccio, piazza Orazio Giustiniani 4, ex mattatoio, Workshop: Il progetto del nuovo stadio multifunzionale, i risvolti sportivi, economici e sociali; dal 12 al 18 settembre.
Lunedì 25 settembre, dalle 17 alle 20, CTE Roma – Casa delle tecnologie emergenti di Roma Capitale, piazzale della Stazione Tiburtina. Workshop: Lo stadio, le opere accessorie e le infrastrutture.
Lunedì 2 ottobre, dalle 17 alle 20, Moby Dick – Biblioteca Hub culturale di DisCo Lazio, via Edgardo Ferrati 3, Garbatella. Workshop: Gli effetti del progetto sulla città di Roma e sulle strategie della mobilità.
Lunedì 9 ottobre, dalle 17 alle 20, CTE Roma – Casa delle tecnologie emergenti di Roma Capitale, piazzale della Stazione Tiburtina. Workshop: Le relazioni tra lo stadio e il quadrante di Pietralata.
Lunedì 30 ottobre, dalle 17 alle 20, Complesso monumentale Acquario romano, via Manfredo Fanti 47, Esquilino. Incontro conclusivo: dal 24 al 30 ottobre, prime valutazioni su questioni e temi emersi durante il dp.

La nuova sede dell’Istat a Pietralata. Uno dei 13 grattacieli programmati nel “Polo Est” della ex sindaca Virginia Raggi

A questo punto ci si domanda quando e dove si sono svolti gli incontri tra il sindaco e, poniamo, i residenti di Fonte Nuova,  e/o di Mentana? e Tivoli? Guidonia Montecelio? Monterotondo? Ma il vero paradosso, il maggiore tra i non pochi che riempirebbero uno stadio, riguarda gli abitanti residenti nel perimetro del Comune di Roma, quelli maggiormente direttamente dipendenti dallo snodo di Pietralata, considerati di minore importanza ai fini della redazione di un piano territoriale – Veloccia: “Tutta l’area sarà interessata da una rivoluzione urbanistica” – che non investe soltanto lo stadio della Roma ma quanto pesa sul quartiere (fortuna che Expo’ non sia stata assegnato a Roma); a partire dai 13 grattacieli del Polo Est di Virginia Raggi (Maurizio Veloccia: «anche Roma avrà la sua Defense»).

Sarebbe necessario quindi, un compito in classe, per conoscere i promossi e i respinti (in numero decisamente maggiore), validato da «Nomisma SpA», società che, «dal 1981, propone studi settoriali e territoriali, ricerche economiche e intelligence di mercato di studi economici» si legge sulla home page della società. Organizzazione che, per quel che si ricorda, a suo tempo, non avrebbe mai accettato un incarico di tale importanza, in origine così menomato ai fini delle risultanze.
E’ pressoché certo che “Nomisma” avrebbe posto, preliminare non trattabile, la condizione di poter approfondire il disegno del Campidoglio con domande sulle relazioni tra i territori, quelli indicati dal Comune e gli esclusi a nord-est di Pietralata, prima e seconda cintura capitolina, la periferia e la provincia. Innanzitutto, chiedendo gli atti ufficiali che hanno deciso la cancellazione dello Sdo (il Sistema direzionale orientale). Quali le prospettive e gli effetti conseguenti?

Sugli esiti del dibattito pubblico, a seguire, la giunta capitolina ha approvato una relazione. Momenti utili secondo alcuni. Una perdita di tempo, invece, secondo i contrari allo stadio – “contro” è l’Arci, l’Associazione ricreativa culturale italiana – che hanno visto questi dibattiti come “finti” incontri su un tema per il quale è già stato tutto deciso.

La Soprintendenza: «iniziammo nel 1997. Il Campidoglio era informato»

La campagna di scavi archeologici nel comparto di Pietralata – illustra la Soprintendenza – ha avuto inizio nell’autunno del 1997 con alcuni sondaggi nelle aree sul lato Sud di via dei Monti Tiburtini.
La sommità del pianoro tufaceo si è rivelata interessata da una complessa serie di tagli e buchi di palo, forse riferibili a costruzioni lignee ed attribuibili ad età arcaica, identificabili in molti casi solo a livello di traccia. Contestualmente a questa frequentazione, o in un momento di poco successivo, l’altura è stata traforata da una serie di cunicoli, accessibili da una serie di pozzi circolari, e interpretabili come cisterna “a raccolta”, destinata cioè a raccogliere l’acqua del banco per capillarità.

La fontana del II secolo d.C. che ha causato l’interruzione dei lavori dello stadio della AsRoma a Pietralata

L’abbandono della rete di cunicoli si data in età tardorepubblicana (inizi I sec. a.C.) per una parte di essi, mentre un altro gruppo rimane in uso fino alla realizzazione di una grande cisterna in muratura.
Sempre ad età tardorepubblicana si data la costruzione di una villa monumentale, posta su un terrazzamento in opera reticolata articolato su almeno due livelli; essa affacciava sull’antico fosso, nella cui vallata corre attualmente la linea ferroviaria presso la stazione Tiburtina. Il corpo principale della villa è stato completamente distrutto dal taglio della collina eseguito nell’ambito dei lavori per la realizzazione della ferrovia (anni ’30). Del complesso rimangono solo una serie di ambienti (produttivi ?) conservati a livello di fondazione, e i resti di un percorso stradale di mezza costa che doveva attraversare il terrazzamento.
Per garantire l’approvvigionamento idrico del complesso edilizio, viene realizzata, intorno alla prima metà del II secolo d.C., una cisterna monumentale (m. 30 x 9), parzialmente scavata nel banco tufaceo e realizzata in cementizio (caementa in scaglie di basalto); essa è divisa internamente da una fila di 8 pilastri quadrangolari, e conservata per un’altezza media di 120 cm. dal piano di fondo.  © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb