psicomalatodi GIULIANO GIRLANDO

I “GRANDI CAPI” – Salvatore Buzzi e Massimo Carminati – in carcere, i sodali di varia natura – dalla politica agli affari – agli arresti, non solo domiciliari, le trattative a buon fine che proseguono tra gli stessi protagonisti. Che sono invariati. Oggi, in attesa del dibattimento giudiziario fissato per il 5 novembre, così appare lo stato della vicenda “Mafia capitale”. Calma piatta quindi (in attesa della terza ordinanza, da molti auspicata ma per ora solo presunta, meglio ancora: “chiacchierata”). C’è comunque un problema, forse il solo, che però non increspa le acque né appare particolarmente interessante e interessare: che fine hanno fatto i lavoratori? Non tutti, ma decine e decine sono finiti in mezzo alla strada. Disoccupati. Non ovunque, ma certamente anche sul versante a ovest della capitale.

Il “caso” Colle Cesarano-Eriches 29 – il consorzio, la più importante e grande coop del “gruppo” di Buzzi – rientra in questo “filone”. Rinnovati i rapporti contrattuali tra le parti dopo l’avvento del commissario Bruno Flaviano, qualche modifica sul versante economico, nessuna clausola, riserva, postscriptum, sui 35 addetti dipendenti del precedente fornitore dei pasti (non solo ai rifugiati ospiti della clinica). Condizione che invece dovrebbe “far notizia” visto che risultano tutti ex, licenziati. Subentrato il “commissario” dopo l’arresto di Salvatore Buzzi, ci si aspettava un riordino nella gestione degli appalti e dei subappalti nei centri di accoglienza degli immigrati. Aldilà delle forme contrattuali, nei fatti non è andata così.

Il centro per la didattica usato come mensa dai rifugiati

Il centro per la didattica usato come mensa dai rifugiati

Da molto tempo, la cottura dei pasti era svolta dalla “Gieffe Servizi”, una delle società di Manfredino Genova, amministratore della “Geress” proprietaria di “Colle Cesarano” – si rammenterà: sul personaggio, non indagato, è agli atti l’intercettazione di un colloquio con Buzzi proprio a proposito della gestione dei sostentamenti per i rifugiati –. Dopo “mafia capitale” il soggetto non è cambiato, diversamente dall’altro contraente, quello della distribuzione, alla quale ora provvede la “Eriches-29 giugno”, la coop di Buzzi subentrata al precedente appaltatore oltre che in Colle Cesarano, nei centri di Licenza, Ponte di Nona e Roma Casilina. Nelle condizioni preesistenti, l’incombenza veniva svolta da 35 addetti: il “commissario” – nonostante l’esiguità del numero – non ne ha tenuto conto, col risultato che i lavoratori sono tutti a casa, senza colpo ferire.

Radicalmente modificati i termini contrattuali tra le due società. Con l’accordo precedente, la “29 giugno” di Salvatore Buzzi versava alla “Geress” quasi 16 euro per ogni immigrato, mentre oggi, per i 180 rifugiati, la “Eriches-29 giugno” paga 7 euro a pasto alla “Gieffe Servizi” e una somma che va dai 6000 ai 7000 euro al mese per l’affitto dei locali dentro “Colle Cesarano”. Un girotondo che trova all’incasso sempre e comunque Manfredino Genova: le sue “Geress” per il canone dei locali di Colle Cesarano, e “Gieffe Servizi” per la cottura dei pasti. Si diceva degli “affari che proseguono, a gonfie vele, tra gli stessi protagonisti”. Una semplice constatazione.

Clinica chiusa e sotterranea propaganda del locale razzismo

Colle Cesarano, nei pressi di Tivoli, da anni chiusa come Santa Maria della Pietà a Roma…”: inizia così un articolo pubblicato di recente su un quotidiano online (non citiamo la firma perché non c’è, lo stesso autore forse ha pensato che non fosse opportuno farsi riconoscere). Di per sé basterebbe. “Chiusa la clinica Colle Cesarano”: quando? come? da chi? Oltretutto, se fosse, Zingaretti passerebbe un momentaccio terribile: gli 8 milioni l’anno, che avendola accreditata presso il Sns, la Regione versa alla “Geress srl”, chi li intasca? Manfredino Genova. E per quale motivo?

Il cancello con la rete separano la casa di cura dai locali ora occupati dai rifugiati

Il cancello con la rete separano la casa di cura dai locali ora occupati dai rifugiati

Se volesse essere rassicurato che non si tratta di facezie, chi legge interpreti il testo seguente: “una sotterranea propaganda del locale razzismo secondo la leggenda che a Colle Cesarano si sarebbero fatti allontanare i matti per far posto ai ‘negri‘. Leggenda metropolitana che non tiene conto del fatto che molte case di cura psichiatrica sono in procinto di venir chiuse proprio per evitare la costosa ‘reclusione’ di chi soffre di disagi psichici spesso nell’isolamento di un regime quasi carcerario”. Commento? A parte le turbe lessicali, non ne meriterebbe, salvo il fatto che a Colle Cesarano è avvenuto esattamente così, solo che i matti non sono stati allontanati ma isolati perché gli spazi – oltretutto la palestra e la chiesa, il cui uso è previsto obbligatoriamente pena il mancato rilascio dell’accreditamento – sono stati utilizzati per fare posto ai ‘negri’. Con l’aggiunta che rimane inevaso il tema su come equilibrare la costosa reclusione con la chiusura delle case di cura. Non so: ai matti gli facciamo attraversare un’autostrada? Chiediamo consigli a uno che di razzismo se ne intendeva tipo Nicola Pende? (e ci si perdoni il linguaggio di riporto).

La consulenza sulle acque minerali chiesta a Marco Vincenzi, ottenuta – si legge – prima che diventasse sindaco di Tivoli. Esattamente quanto riportato da hinterland. Senza l’aggiunta (il particolare è stato omesso dal quotidiano) che in quel momento il futuro dirigente del Pd era comunque dipendente – dovrebbe esserlo tuttora, in aspettativa ovviamente – della società pubblica “Acque Albule spa”, di proprietà per intero del Comune di Tivoli, e la consulenza costituiva comunque un palese e ineliminabile conflitto di interessi sanzionabile con il licenziamento secondo le comuni norme contrattuali.

Ps.: tutte le spiegazioni sono offerte, gratuitamente, all’autore ignoto, la speranza è che gli siano di multiplo ausilio (t. ve.).

info@hinterlandweb.it