I confini del vincolo delle Sovrintendenze Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale e Belle Arti e Paesaggio per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. In rosso, il perimetro; in verde, l'Inviolata. Tra Tiburtina e Palombarese, Settecanini e Collefiorito, ecco le località interessate: Tor Mastorta, Pilo Rotto, Inviolata, Tor dei Sordi, Castell’Arcione e alcune zone limitrofe

I confini del vincolo delle Sovrintendenze Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale e Belle Arti e Paesaggio per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. In rosso, il perimetro; in verde, l’Inviolata. Tra Tiburtina e Palombarese, Settecamini e Collefiorito, l’elenco delle località interessate: Tor Mastorta, Pilo Rotto, Inviolata, Tor dei Sordi, Castell’Arcione e alcune zone limitrofe

di TOMMASO VERGA

ANNUNCIATO il 6 agosto 2015 e subito scomparso dai radar. Il volo basso ha consentito ai progettisti del ‘vincolo’ di lavorarci su e puntualizzare i dettagli usufruendo dei tempi necessari. Decisione ribadita dalle Sovrintendenze il 14 marzo 2016 per sostenere la illegittimità della convocazione in Regione Lazio della conferenza dei servizi per il rilascio della definitiva ‘autorizzazione integrata ambientale’ (Aia) al gruppo di Manlio Cerroni per la messa in attività del Tmb all’Inviolata. Conseguenza: riunione rinviata-fallita. Quindi, la formalizzazione. Ufficialmente resa pubblica sull’albo pretorio del Comune il 21 marzo.

Ne consegue che tra una settimana scadranno i termini dei 30 giorni perché “il Comune, la provincia, le associazioni portatrici di interessi diffusi individuate ai sensi della vigenti disposizioni di legge in materia di ambiente e di danno ambientale, e gli altri soggetti interessati, possono presentare osservazioni e documenti alla Sovrintendenza competente”. Una procedura che consentirà di conoscere i soggetti e le motivazioni di chi è contrario “alla proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico per l’area” descritta.

Ragioni avverse che saranno non solo importanti e significative di per sé oltre per chi dovrà prenderle in esame, ma perché si porranno sicuramente in antitesi con quella città consegnata ai suoi abitanti dagli architetti fondatori, cresciuta in funzioni, contenuti e forme da renderla irriconoscibile al loro sguardo. Piazze, verde urbano, luoghi di ritrovo della popolazione non residuali meno che mai circoscritti da muri, cultura. Il paragone tra il disegno di Giorgio Calza Bini e l’oggi è devastante (a chi miseramente sventolerà il libretto nero della propaganda vanno rammentati i seguaci sedenti nel governo cittadino persino capaci di far costruire un impianto di condizionamento sul tetto dell’edificio comunale. Per dire della “considerazione”).

Cosicché la decisione delle due Sovrintendenze non è soltanto la necessaria invocazione di rispetto della storia e delle relative rappresentazioni, ma – seppure non voluto né premeditato – un “atto commissariale” visto che il pluriennale richiamo al (buon)senso del limite non ha sortito effetto alcuno. La dimostrazione? Quale spinta ideale sostiene gli amministratori pubblici – anche quelli regionali sia chiaro – che stanno in questi giorni operando per incrementare di ennemila nuovi abitanti il numero dei residenti di un non-luogo privo di identità oltreché di servizi e di ogni altro bene essenziale?

Ne deriva che aumenteranno i disagi e le difficoltà di chi vive a Guidonia Montecelio, un confuso perimetro dove lo spazio – quello che Calza Bini riservò pro-quota vitale ad ogni cittadino –, pure minimo, è immediatamente individuato idoneo per una variante di piano regolatore (del quale si è dimenticata non solo l’esistenza ma gli originali criteri informativi). Una ininterrotta politica del “tutto si mescola”. Mercé la quale, attività distinte e da distinguere, prima di tutto funzionalmente, si sovrappongono e/o si contendono ambiti che chi governa dovrebbe-deve tenere distinti e separati. Si pensi alle fabbrichette contigue alle abitazioni e viceversa.

Le due Soprintendenze, come s’è detto, dovranno ora affrontare le eccezioni e le repliche contrarie degli oppositori. Tra questi, ci saranno i soliti noti che si sono visti “tagliati fuori” dal piano che sotto la dicitura formale “edilizia residenziale pubblica-167”, costituisce in realtà l’ennesima provvidenza per la rendita, fondiaria e immobiliare. Che, sarà un caso, li trova sempre nell’elenco. Una contesa quindi. Al momento soltanto alle battute iniziali. Tra due schieramenti: da una parte chi innalza il vessillo del Comune, dall’altra chi quello del bene comune. Due “ideali” non equivalenti. Non almeno a Guidonia Montecelio.