Traffico fermo sulla Roma-L'Aquila a causa dell'incendio CHI NON VUOLE LA BONIFICA? CHI HA SCARICATO I RIFIUTI DELLA 'METRO C' ROMANA? GLI ZINGARI? ALTRO incendio dei rifiuti sotto il ponte della 'bretella' ad Albuccione. Il terzo in dieci giorni. Contemporaneo/i all'avvio delle opere di bonifica dell'area. Forse - eccessivo il beneficio del dubbio? - c'è chi non vuole che venga alla luce quanto si è scaricato illegalmente. Sicuramente non sono stati gli zingari a rovesciare ad Albuccione gli avanzi della lavorazione della 'metroC' romana, in bella vista sino a qualche giorno fa. Quello che disturba è però il calcestruzzo depositato per dividere la via che attraversa il quartiere tra Tivoli e Guidonia Montecelio. Insopportabile di per sé ed anche evocativa del fatto che siamo nel 'tempo dei muri'. Macedonia? Austria? Brennero? che altro?

Traffico fermo sulla Roma-L’Aquila a causa dell’incendio
CHI NON VUOLE LA BONIFICA? CHI HA SCARICATO I RIFIUTI DELLA ‘METRO C’ ROMANA? GLI ZINGARI?
ALTRO incendio dei rifiuti sotto il ponte della ‘bretella’ ad Albuccione. Il terzo in dieci giorni. Contemporaneo/i all’avvio delle opere di bonifica dell’area. Forse – eccessivo il beneficio del dubbio? – c’è chi non vuole che venga alla luce quanto si è scaricato illegalmente nel sottosuolo. Sicuramente non sono stati gli zingari a rovesciare ad Albuccione gli avanzi della lavorazione della ‘metro C’ romana, in bella vista sino a qualche giorno fa. Quello che disturba però è anche il calcestruzzo depositato per dividere la via che collega il quartiere tra Tivoli e Guidonia. Insopportabile di per sé ma anche evocativa del fatto che siamo nel ‘tempo dei muri’. Macedonia? Austria? Brennero? che altro?

di TOMMASO VERGA

VALE LA massima decoubertiniana, “l’importante è partecipare non vincere”. Come dire che la conclusione deve soddisfare lo splendore dell’animo. Il guaio è che quando si prende parte a una contesa dove vincere è l’imperativo al motto “non faremo prigionieri” quel che consegue è pura e semplice ovvietà (sostantivo volontariamente dominante in questa cronaca). Si prendano i reggitori del Comune di Guidonia Montecelio. Sono riusciti a praticare un ossimoro: “vi diamo ragione, avete perso”. Un procedimento inutile, tanto ovvio l’assunto del ricorso contrario. Viceversa il processo s’è svolto. Comunque.

I blocchi di calcestruzzo sotto il ponte della 'bretella'

I blocchi di calcestruzzo sotto il ponte della ‘bretella’

Indefinibile la ragione. Che sono costrette a spiegare le conclusioni del giudizio rese pubbliche il 18 aprile scorso: il Tar ha accolto l’istanza del ricorrente, ma, per rispetto della parola d’ordine dell’ente locale – partecipare… eccetera –, lo ha premiato. Inviandogli il conto.

Scrivono i giudici amministrativi: la giunta non doveva appropriarsi dei poteri del Consiglio comunale. Secondo la legge la motivazione è obbligatoria, secondo un non-giurista una elementare (ovvia) constatazione. Ennesimo capitolo di un libro custodito in municipio, nel fagotto denominato “guarda che abbiamo combinato”, contenitore via via crescente per quantità e dimensione, tanto da solleticare la voglia di ricavarne un elenco apposito. Magari utilizzabile da chi vuole facciano fagotto.

In parte tradizione orale per altra leggenda, l’inizio dello scontro affonda nella notte dei tempi. Comincerebbe così: nelle borgate, della Tiburtina soprattutto, per evitare la fastidiosa convivenza tra residenze e fabbrichette – si parla di palazzi e palazzine letteralmente attaccati ai secondi –, qualcuno si inventa la destinazione di un’area dedicata alla lavorazione del travertino. Individuata ad Albuccione, lato Guidonia. Siamo nel 1983. Il Consiglio comunale delibera “un piano di lottizzazione per la lavorazione delle risorse del sottosuolo su aree di proprietà comunale”; l’anno successivo indica e assegna “il diritto di superficie a determinate imprese”; terzo impegno, “obbligatoria la costituzione di un consorzio tra le imprese assegnatarie individuate anche per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria di dette aree”. Riuniti gli interessati, prende forma il “Comat” (Consorzio marmi tiburtini). Obiettivo: 18 capannoni dedicati allo ragione sociale. L’area è patrimonio pubblico, all’epoca di proprietà del municipio.

Poi… niente. Perché – si narra – la decisione provoca la sollevazione della popolazione locale, preoccupata delle conseguenze derivanti dalle rumorose installazioni e dalle polveri. Infatti, se in precedenza la casa era unita o prossima ai laboratori, ora la distanza è segnata dalla larghezza di una strada, via Berlinguer. Il progettato “piano per la lavorazione del travertino” si conclude così, nel nulla. Nel 1983 il sindaco è Antonio Muratore.

tribunaleNel 2012 il Comune mette fine all’interrogativo su come gestire la delibera del Consiglio comunale. La giunta si convoca e revoca la convenzione di trent’anni prima. Firmato, Eligio Rubeis. Che (ovviamente) non poteva. E c’è da annotare come i dirigenti abbiano istruito, accompagnato e promulgato la consumazione di un atto di ovvia incongruità. Non occorreva si esprimesse il Tar. Che infatti ha respinto tutte le eccezioni della difesa cittadina, assorbite dalla constatazione che l’esecutivo è intervenuto su materia di esclusiva pertinenza dell’organo deliberativo: “la Giunta ha, sostanzialmente, revocato una precedente determinazione del Consiglio comunale; nella specie, doveva provvedere il medesimo organo che aveva provveduto all’inizio”. E si ripristina lo stato d’origine così come voleva il “Comat”, il ricorrente assistito dall’avvocata Nunzia Mastrantonio.

Ma la “lite” è finita solo in parte. Perché l’ovvio fa largo al guazzabuglio visto che, nel frattempo, i terreni dell’ex Pio istituto di Santo Spirito sono tornati in possesso della Asl. La quale ha provveduto a distribuire i lotti ad altri richiedenti, estranei al Consorzio. Colpito dalla sentenza di ripristino della potestà del “Comat”, così come un’altra decina di assegnatari, Antonio Muratore (titolare di un paio di ettari, ne chiedeva tre), deve sloggiare. Corto circuito tra nonno e nipote. La nuova dis-avventura va ascritta a Nazareno Brizioli, direttore generale della RmG (infatti nel giudizio si è costituita anche la Regione Lazio); esecutore, l’avvocato Michele Pagano – presidente provinciale dell’Udc, consigliere comunale a Guidonia –, consulente dell’azienda sanitaria con esclusiva delega ad occuparsi del bene pubblico. Tra le carte, appare anche un verbale del Comando di polizia municipale che il 16 gennaio 2012 “effettuava un sopralluogo e accertava che erano realizzate opere abusive”. Un bel pateracchio, non c’è che dire.

Nazareno Brizioli, ex direttore generale RmG

Nazareno Brizioli, ex direttore generale RmG

Ed ora? Abortita la destinazione-travertino, i terreni tornano alla gestione del “Comat”. Cosa ne farà il consorzio è tutto da vedere. Intanto, è certa la richiesta di risarcimento danni al Comune, e, insieme, lo sfratto per gli “abusivi-non abusivi” affittuari della Asl. La quale sarà a sua volta (ovviamente) citata in giudizio dagli espulsi. Il resto (ovviamente) dipenderà dall’eventuale appello, perché è nelle facoltà di Comune e Asl-Regione ricorrere al Consiglio di Stato. Prolungando la diatriba verso il mezzo secolo. Con il relativo esborso di spese e onorari. “Importante è partecipare non vincere”. Tanto mica ci si rimette in proprio.

Ps: Spes ultima dea, non va esclusa in futuro la possibilità che Palazzo Chigi modifichi il Titolo V della Costituzione assegnando ai Consigli comunali i poteri del Senato, oppure (la mediazione…) escluda comunque l’esame e l’approvazione delle delibere delle giunte e dei sindaci. Si tradirebbe l’incipit ma (ovviamente) cosa vuoi che conti rispetto alla certa vittoria…