di TOMMASO VERGA

La nuova sede della "Bartolini Brt" a Casal Bianco

La nuova sede della “Bartolini Brt” a Casal Bianco

“BRT BARTOLINI” E’ giunta al termine di tutte le fasi preliminari. Ieri, lunedì 29, è iniziata la movimentazione nella nuova filiale di Casal Bianco, a Guidonia Montecelio. Primo step che sarà seguito da un successivo che troverà soluzione all’indomani della verifica dell’andamento delle attività delle festività di fine anno. La premessa: “ottimizzazione delle risorse”. Il che lascia pensare non vada escluso il ridimensionamento di qualche filiale o magazzino tra gli operativi un po’ ovunque. Infatti, nei piani aziendali, stante la dislocazione, al punto-Guidonia è assegnato un ruolo iperstrategico quanto a distribuzione delle merci: il posizionamento a ridosso del casello dell’Autostrada del Sole e l’immediato raccordo con la Roma-L’Aquila consentono la congiunzione non soltanto tra nord e sud ma anche – unico snodo nella penisola – tra Adriatico e Tirreno.

Penultimo atto della fase transitoria, il collaudo delle opere di urbanizzazione relative all’insediamento. La determina è la n. 51 del 14 luglio, firmatario Angelo De Paolis, dirigente dell’area IV del Comune. Gli effetti ricadono sui lavori e sulle opere realizzati a seguito nel “nuovo permesso di costruire n. 510 del 2014” e interessano specificatamente il “Collaudo Tecnico per le opere di urbanizzazione realizzate nel programma costruttivo della Soc. Bainvest srl in via Casal Bianco”, i capannoni della “Bartolini” appunto. Con la determina, l’incarico è stato assegnato all’ingegner Pierluigi Pietrangeli. Per “chiamata diretta”, visto che, si legge, l’importo della prestazione non supera i 40mila euro (il professionista – inappuntabile il curriculum – è sindaco di Vallepietra, organico al Pd seppure eletto a capo di una lista civica. Per non considerare in ogni circostanza invasiva la “politica” – con riferimento alle “cose” che sono costate l’arresto e il processo dell’ex sindaco Eligio Rubeis –, ci si augura che nella circostanza i molti aspiranti major locali abbiano considerato “arresto” l’equivalente del tenersi fuori dai cancelli dell’azienda).

La “chiamata diretta” nulla costerà al municipio, paga la società. Il ‘controllato’ compensa il ‘controllore’. Conflitto di interessi? Illegale? Niente affatto. Tutt’al più, ma è pura curiosità, va annotata la distinzione tra chi, interpellato, risponde che si tratta di routine, una “consuetudine”, e chi (decisamente meglio informato), definisce “compensazione” la procedura, precisando che tanto contempla la normativa. E’ la legge. Benvenuta trasparenza…

Molto più accidentato il capitolo delle opere di urbanizzazione. Sulla cui esecuzione si profila un serio problema per il Comune. I termini: l’ente non poteva affidare l’incarico direttamente al titolare del permesso di costruire (la “Bainvest”) ma sarebbe dovuto ricorrere alla gara di evidenza pubblica. Tanto sostiene una sentenza della Corte di giustizia europea (21 febbraio 2008 – C-412/04) giunta al termine di una procedura di infrazione contro l’Italia. Analogo il parere dell’Anac, l’autorità anticorruzione, che sul tema si è espressa ripetutamente a favore dell’appalto.

Un triciclo della società

Un triciclo della società

In sostanza, la contesa giuridica s’è conclusa differenziando l’interesse del titolare del permesso di costruire da quello dei cittadini-utenti, non contestando il diritto del primo – seppure nelle pieghe si confuta l’opinione del “mecenatismo” – ma riconducendo alla utilità collettiva il concerto dei servizi. Di qui la gara d’appalto. La sentenza ha ribaltato le precedenti norme, in primis della “legge Merloni”, che distinguevano esclusivamente le opere tra “soprasoglia” comunitaria (5 milioni di euro) inderogabilmente destinate a gara, e le inferiori, per le quali era consentito l’affidamento diretto al costruttore. Sul terreno della letteratura specifica, è stato il succo delle obiezioni. Ormai del tutto inutili, perché, comunque, non solo ci si trova di fronte a una sentenza, ma perché il rischio conseguente alla mancata ottemperanza è quello dell’apertura di un altro procedimento di infrazione delle norme comunitarie e di una remissione di fondi da parte del nostro Paese.

Quindi, nuova, ennesima controversia nella vicenda “Brt”. Iniziata con le polemiche derivanti dalla scelta di insediarsi a Casal Bianco (in particolare degli ambientalisti. I quali non avevano proprio torto visto che i capannoni ricadono nel quadrante IV del “vincolone” protezionista apposto dal Mibact proprio un anno fa). Successivo alle polemiche, l’ordine della Regione Lazio di metà maggio 2014 di sospensione immediata dei lavori a carico della “Morelli marmi srl”, in origine proprietaria dell’area: tre pagine fitte di contestazioni su carte, opere e progetti che, a questo punto, a leggere l’ordinanza di De Paolis, si devono intendere completamente riportate nei canoni richiesti. Quindi, “tutto a posto” di quel frammento di Guidonia che – ma Stefano Bartolini non sarà superstizioso – avrebbe inizialmente dovuto ospitare il secondo cimitero (le cui vicende mai come oggi sono in “prima di cronaca” per il vorticoso giro di idilli tra uffici comunali, persone e società). Allocazione poi negata dalla vendita del terreno alla “Bainvest srl” ad opera di Paolo Morelli – l’ex “ministro delle Finanze” socialista della giunta Lombardozzi-De Vincenzi, quella di tangentopoli) –, alla pari dei 39 ettari separati dal parco dell’Inviolata e ceduti a Manlio Cerroni per ospitare l’impianto Tmb.

Un nastro trasportatore della Bartolini

Un nastro trasportatore

Per descrivere quanto accaduto non occorrono sforzi di fantasia: il Comune non ha soldi così la convenzione con la “Bainvest srl“ contempla il finanziamento di tutti i servizi integrativi dell’insediamento: le strade, gli spazi per la sosta e il parcheggio, i condotti per la raccolta lo scarico delle acque luride ed i relativi allacciamenti alla rete principale urbana, compresi gli impianti di depurazione, sintetizzando con eccetera l’abbondanza di funzioni elencate su un’intera pagina di Google.

“Finanziare non eseguire” fissano i giudici di Lussemburgo. Mentre la determina precisa che “euro 519.357,78” rappresentano “l’importo preventivato delle opere di urbanizzazione, da eseguirsi a cura e spese del lottizzante, e dei relativi oneri accessori”. E’ quel “da eseguirsi a cura” che potrebbe mandare di traverso il brindisi inaugurale.