Il Campidoglio

Il Colle capitolino

di ELIA PINCI

SE VIRGINIA Raggi rischia la imminente (già oggi?) iscrizione nel registro degli indagati per abuso d’ufficio (un atto pressoché dovuto a questo punto della indagine) lo stesso varrebbe per altri sindaci/facenti funzione che hanno adottato le medesime procedure con le stesse finalità: garantire “un ingiusto profitto” a dipendenti comunali assunti a tempo indeterminato, cambiandoli di funzione e di riferimenti contrattuali, abusando dell’istituto dell’aspettativa.

Il fulcro della indagine che in queste ore scuote il Campidoglio con l’arrivo della guardia di Finanza a mettere a soqquadro uffici e dipartimenti alla ricerca di atti e circolari, sta tutto qua: per la Procura di Roma non si poteva prendere un dipendente assunto a tempo indeterminato e, ricorrendo all’istituto dell’aspettativa, reinquadrarlo a tempo determinato con contratto privatistico, riconoscendogli uno stipendio tre volte superiore. A Roma ciò è avvenuto con Salvatore Romeo, già funzionario del Comune, promosso nello staff di Raggi all’indomani delle elezioni.

A Guidonia Montecelio con i dipendenti Angelo De Paolis e Corrado Cardoni, funzionari (categoria D) assunti a tempo indeterminato negli enti locali (a Marcellina il primo, a Guidonia Montecelio l’altro), selezionati in ruoli dirigenziali grazie all’adozione di procedure straordinarie rispetto agli iter normati dal diritto amministrativo, destinatari di “vantaggi economici” derivanti dal consistente aumento dei loro emolumenti: come per Romeo, gli stipendi di De Paolis e Cardoni sono passati da 39mila euro agli oltre 100mila annui. Un abuso per la Procura di Roma. E per quella di Tivoli competente sui fatti avvenuti nell’amministrazione guidoniana?

La piazza del Comune di Guidonia

La piazza del Comune di Guidonia Montecelio

Nella capitale è stata Carla Raineri a sollevare la illegittimità degli atti attribuibili a Virginia Raggi e per i quali la sindaca sarà certamente formale oggetto di indagine. La Raineri è un magistrato, conosce bene le procedure, era stata nominata da Raggi suo capo di gabinetto ma si era dimessa subito, dopo tre mesi.

Fiorenza Sarzanini ne riporta sul Corriere della sera alcune dichiarazioni: “Rappresentai che un siffatto comportamento avrebbe potuto configurare una ipotesi di abuso d’ufficio laddove un tale meccanismo fosse stato posto in essere allo scopo di attribuire al dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile”. Scrive ancora Sarzanini: “Ci furono diverse riunioni sulla riorganizzazione del Comune e Raineri racconta di aver allertato la sindaca sui rischi che si correvano seguendo quella procedura. Anticipando quello che sarebbe poi diventato il cuore dell’indagine. Infatti, sottolinea di aver ‘illustrato a Raggi che doveva ritenersi impossibile per un dipendente assunto a tempo indeterminato ricorrere all’istituto dell’aspettativa per poi essere assunto dal medesimo ente a tempo determinato’”.

A Guidonia avvenne lo stesso. Con la differenza che quando si decise di aprire ai due dipendenti (poi risultati vincitori) la procedura di selezione per due posti da dirigente a tempo determinato (secondo il comma 1 dell’articolo 110 del Tuel, decreto legislativo 267 del 2000) non si ricorse al parere dell’avvocatura comunale (risaputamente ostile ai vertici burocratico e politico dell’Ente, rispettivamente rappresentati dal segretario generale Rosa Mariani e dal sindaco facente funzioni Andrea Di Palma) per non esporsi a bocciature che avrebbero rischiato di compromettere il risultato dell’iter stesso di selezione.

travestimenti_da_dinosauroA Roma avvenne il contrario, ma solo per questioni di opportunità. In Campidoglio infatti, su pressioni di Raineri divenute un obbligo per Raggi, si chiese ai legali del Comune un parere. Seppur solo orale. Una circostanza che dimostra quanto la sindaca romana, al pari di altri amministratori di qualsivoglia colore, conosca bene i meandri delle procedure amministrative, e che proprio al loro interno abbia dimostrato di sapersi muoversi, arrivando ad adottare i più abusati degli escamotages: un parere orale infatti non esiste, ed è come se non fosse mai stato formulato.

Una omologazione che ben racconta Raineri nel suo esposto: “La discussione sull’opportunità di procedere finì così negli uffici dell’avvocatura capitolina (…) la sindaca non volle sentire ragioni. Disse che avrebbe consultato l’avvocatura. Il professor Minenna e io aderimmo all’ipotesi, ma lei chiese al capo dell’avvocatura un preventivo parere solo orale e quando realizzò che l’avvocato Murra era di avviso contrario (cioè favorevole alla mia tesi) non gli commissionò il parere scritto (…) Dieci giorni dopo a Raggi fu consegnato il parere dell’avvocato amministrativista Aristide Police secondo il quale non esisteva ‘alcuna ragione che possa giustificare il mutamento del rapporto di servizio di un proprio dipendente o meglio, la duplicazione di tale rapporto’”.

Ma lei decise evidentemente di ignorare anche questo e – specifica Raineri – “si rivolse a una giovane avvocatessa sua amica (che di lì a poco avrebbe reclutato) la quale trovò un precedente costituito da un altro parere dell’avvocatura capitolina e da un regolamento del Comune di Firenze, mai però recepito dal Campidoglio”. Escamotages, comportamenti al limite della illegittimità adottati assai di frequente nelle amministrazioni di ogni colore, ivi comprese quelle a guida 5stelle, perché se il mondo è paese anche tutti i comuni sono paese.