Antonio Manna

Antonio Manna

di TOMMASO VERGA

SI PUO’ SCEGLIERE. La legge lo consente. Però ci sono dei limiti. Ai quali, obtorto collo, si deve sottostare. Poniamo serva un architetto: “prendiamo quello di Fondi”. L’importo della prestazione? “Inferiore ai 40mila euro iva esclusa”. Fatto. Si può (in uno screening sugli affidamenti professionali o per opere pubbliche 39.900 euro soverchiano ogni somma, un limite permanente). A Tivoli o nella città metropolitana di Roma c’è penuria di analoghe figure, che costerebbero pochi o molti euro in sottrazione? Provincialismo. Bandierine paesane.

Il contemporaneamente opposto. Necessita intervenire sulla facciata dell’edificio. Importo? “Inferiore ai 40mila euro iva esclusa”. Si decide per il bando di gara. Nemmeno tracce di assegnazione diretta. Partecipano una decina di aziende. Il 15 marzo 2016 la commissione ad hoc (interni ed esterni alla struttura committente) apre le buste e rende note le offerte. Seguono le scansioni previste. Vince la “Restam srl”, il Cda approva, il 17 marzo 2016.

Dopo aver illustrato due esempi delle “regole” seguite dal “Convitto nazionale Amedeo di Savoia duca d’Aosta” di Tivoli, si passa alla terza. Denominata, per comodità, “Istituto alberghiero”. In attività da fine gennaio 2016. La ricerca su progetto e relative spese non offre alcuna soddisfazione. Nella “pancia” della scuola nulla di nulla. Il sito internet alla voce “amministrazione trasparente” è inerte dal 14 giugno 2015, con le sezioni “in costruzione”. Tutte. Una scuola all’avanguardia.

Come si deve comportare un’azienda pubblica – per quanto molto particolare: il convitto alle rette delle famiglie somma i contributi dello Stato – se necessita valicare la soglia dei fatidici 40mila euro? Risposta: la stazione appaltante è obbligata a sostenere una gara ad evidenza pubblica; dopo aver divulgato l’avviso contenente i termini del bando e la specifica dell’importo dell’opera, è tenuta alla stretta osservanza degli atti che ne conseguono. A corollario del tutto, il vincolo della “trasparenza”.

Traduzione: chi vuole o desidera, può informarsi, verificare, controllare. E valutare se le azioni del committente corrispondono a quanto sancito da due “testi sacri”: il codice degli appalti e la normativa introdotta dall’Anac, l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. Nel caso in esame – per chiarezza, per intendere appieno – chi vuole conoscere quanto è costato l’Istituto alberghiero, chi ha progettato l’opera, chi ha edificato, con quali modalità, deve essere messo in condizione di poterlo fare. E non si dica che “ficca il naso”: esercita un diritto.

Piazza Garibaldi con il convitto di Tivoli sullo sfondo

Piazza Garibaldi con il convitto di Tivoli sullo sfondo

Singolare il contrasto tra la grancassa imbastita dagli organi laudativi dell’inaugurazione con gli atti per la realizzazione: preventivi, ricevute di pagamenti, corrispondenza scritta. All’apparenza, nulla. Nemmeno il bando, al limite sorvolando se o meno di evidenza pubblica.

Si potrebbero perlustrare altre possibilità. Come il rendiconto di bilancio del 2016, che imputa 290mila euro alla voce “spese straordinarie per immobili” ed altre 10mila per “acquisto mobili, bianch., utensili conv.”. Spese straordinarie, importi, strumentazione, si dovrebbe immaginare che 300mila euro costituiscano le uscite relative all’istituto alberghiero. Sarebbe un errore. Un diritto non può essere “figurato”. E nemmeno esercitato attraverso una richiesta diretta. (Nota: nel sito, web, diversamente dagli omologhi, la voce “bilanci” neppure appare).

Roberto Maroni

Roberto Maroni

Interpellati sull’argomento – “trasparenza”, modalità, ecc. –, interni al convitto, famiglie, esterni, tutti rispondono di non saperne nulla. Né le domande a Giuseppe Proietti, il sindaco di Tivoli – un consigliere d’amministrazione è di nomina del Comune – hanno sortito effetti. Per altro verso, risulta dalle carte, totale il benestare del Consiglio di amministrazione. Certo in buona fede. Che però non mette al riparo dal riscontro da parte dello Stato di eventuali violazioni del codice degli appalti e/o delle direttive dell’Anac. A parte il “penale”, le non lievi sanzioni investirebbero singolarmente ogni componente del Cda. A titolo di esempio, sull’ammontare delle sentenze della Corte dei conti della Campania può illustrare il rettore Antonio Manna.

Il quale, dal canto suo, conosce perfettamente i fondamentali della “trasparenza”. E gli effetti. Tanto che, nel curriculum vitae – questo sì ospitato nel sito della scuola – accanto all’esperienza di “Assessore politiche scolastiche dal 01/06/1987 al 01/06/2005” non ha aggiunto quella di “Sindaco in carica dal 21/07/2005 al 22/12/2007” di Casalnuovo, la città del Napoletano in cui numerosi eletti, imprenditori edili o loro parenti, vennero sospettati di appartenere alla criminalità organizzata. Infiltrazioni della camorra che provocarono lo scioglimento del Consiglio comunale da parte di Roberto Maroni. Un esempio di “trasparenza” tra il ministro della Lega nord e l’alleato di Forza Italia.

http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2016/10/la-manna-sul-convitto-nazionale-di-tivoli-non-cade-dal-cielo-il-sindaco-omissis-di-casalnuovo-rettore-della-istituzione-cittadina-non-sapevo-degli-abusi-edilizi-nel-comune-sciolto-per-camorra/