Marco Rettighieri

Marco Rettighieri

di TOMMASO VERGA

PRIMA L’INTERVISTA (“sono un tecnico, non un politico”), poi l’annuncio del nuovo (ennesimo) incarico ai vertici della pubblica amministrazione (dal 6 marzo commissario del Consorzio collegamenti integrati veloci, il “Cociv”, raggruppamento d’imprese – a maggioranza “Impregilo-Salini”; squassato dagli arresti e dall’inchiesta giudiziaria – che sta realizzando il cosiddetto Terzo valico, la Tav Milano-Genova), quindi la conclusione: il candidato sindaco a Guidonia Montecelio non sarà Marco Rettighieri. L’adagio (quello reale, non nella versione trapattoniana) avrebbe dovuto consigliare maggiore cautela: “Non dire gatto se non l’hai nel sacco”. Infatti… (sull’home page di Dentro online campeggia, da mesi, la manchette annunciante l’uscita di scena del manager).

Marco Rettighieri ha deciso. Non solo rumors nella piazza del Comune ma le linee intasate di telefoni cellulari: il personaggio avrebbe accettato di candidarsi alla guida del municipio. Guidoniano, la (schematica) disamina del curriculum descrive un top manager intervenuto su molti dei gangli essenziali delle strategie nazionali – insegnamento alla Luiss a parte, la Expo di Milano, l’Italferr, la Technip, la Ltf (società progettista della Torino-Lione), al Tav, Rfi (Rete ferroviaria italiana), direttore generale “Pessina costruzioni spa”, la direzione generale dell’Atac, cessata con la elezione di Virginia Raggi a sindaco di Roma –. Un particolare: sul cv di Rettighieri è annotata anche l’appartenenza all’Agesci, capo scout dall’ottobre 1964 al luglio 1990.

Bruno Ferraro

Bruno Ferraro

Cosa abbia influito sulla decisione è affidato alle ipotesi non escludendo il calcolo delle probabilità. Intanto, la conferma che a Guidonia Montecelio si voterà regolarmente l’11 giugno. Non soltanto una “voce” (per molti un auspicio) la possibilità di continuare per un anno a godere delle delibere dei commissari prefettizi. Un cavillo giuridico definisce per i Comuni in dissesto lo “slittamento” della data più prossima anche a un anno dopo. La mancata dichiarazione del default nel senso della bancarotta e quindi la presenza dell’ente locale nel prossimo election day potrebbe aver influito sul buon senso di un personaggio, ostile ad impegnarsi anticipatamente in un’avventura sub judice, a “spendere” il suo nome per un appuntamento incerto e a quel momento del tutto imponderabile. A seguire, la nomina a “commissario del Cociv”. Che avrebbe costretto Rettighieri se non a trasferirsi in Piemonte, ad acconciarsi a vestire i panni del “pendolare”, esito non proprio gradito. Infine, la più verosimile, le “pressioni”. Esercitate ad ogni livello dell’apparato di governo (e di opposizione). Per evitare il rischio della ingovernabilità permanente del Comune più grande della Città metropolitana, “attenzionato” pressoché quotidianamente dal sistema politico e amministrativo.

Gli effetti della decisione di Rettighieri con certezza condizioneranno il “tran tran domestico”, la piega più evidente presa dalla competizione elettorale sinora. Con l’informazione obbligata a prendere nota di partiti ridotti a frazioni e/o conventicole, liste civiche in agguato pronte a dividersi le spoglie, la coalizione di destra cacciata dal Comune quasi tre anni prima della scadenza dispersa in mille rivoli, ambizioni personali prive di ogni merito (figurarsi di contenuto) assurte a idolatria. Contrordine, la contesa riparte da zero.

Michel Barbet

Michel Barbet

A menare le danze, e quindi più che soddisfatto per il risultato del “ballo con le stelle”, il Pd, almeno per la porzione del deputato Andrea Ferro, fautore della candidatura-Rettighieri sin dallo scioglimento del Consiglio. Ancora allo stato di ipotesi, nel partito si scatenò subito una guerra di posizione. Contro il “cavaliere bianco” si espressero Marco Vincenzi, ex sindaco di Tivoli e consigliere regionale, e Domenico De Vincenzi, il candidato sconfitto dal forzista Eligio Rubeis nel 2014. Che minacciò persino la presentazione di una propria lista extrapartito. Chissà se l’intimidazione è del tutto sopita.

Sui democrat però pesa l’interrogativo su che fine faranno le “primarie” fissate il 9 aprile. Entro stasera la presentazione formale delle candidature. Escluso che la scadenza interessi Rettighieri, ci si domanda come reagiranno alla novità i due contendenti, Emanuele Di Silvio (dato vincente contro ogni pronostico) e Simone Guglielmo (de-vincenziano). L’ipotesi meno azzardata è che l’happening non si terrà. Ciò consentirà di evitare la conta, ma prima ancora la differenza algebrica dei consensi tra l’iniziale favorito (Guglielmo appunto) e l’outsider. E quindi di dover ammettere una sconfitta che avrebbe determinante peso sulle ambizioni politiche future di Marco Vincenzi, e su quelle, assai meno “elevate”, del DDV, l’ex presidente di Cotral che rischia di percorrere una carriera a ritroso e dover riprendere il lavoro nella Asl di Tivoli. Meglio un posto al sole. Anche se tira tramontana.

Marco Rettighieri dovrebbe capeggiare la lista civica “Guidonia democratica”, formata essenzialmente da candidati del Pd (che non presenterà il simbolo), e sostenuta da larga parte dalle analoghe – a cominciare da Aldo Cerroni, “Guidonia domani” -, e dal diffuso elettorato di Forza Italia contrario alla soluzione Alessandro Messa, di Fratelli d’Italia. Soluzione di difficile eventualità se fosse andata a buon fine la richiesta del “trio Renzi-Grillo-Salvini” di votare immediatamente dopo l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. A quel punto, l’election day avrebbe racchiuso il voto politico con quello amministrativo: impossibile celare i simboli di partito.

Se quanto descritto corrisponderà alle premesse, l’11 giugno gli elettori troveranno sulla scheda una miriade di liste ma soli quattro (tre) effettivi competitori, tutti con il pensiero rivolto al ballottaggio del 25: Marco Rettighieri, Michel Barbet (5stelle), Alessandro Messa (Fdi e Fi per la parte di Eligio Rubeis), e, se metterà la parola “fine” all’interminabile “ci sto riflettendo”, il magistrato per Forza Italia “ufficiale” Bruno Ferraro (che si troverà nuovamente a dover fare i conti con la famiglia Rettighieri: infatti, “Tivoli Forma”, l’ente di formazione professionale, è amministrato attualmente da Maria Luisa, sorella del manager, succeduta al vertice della srl tiburtina proprio all’ex presidente del tribunale di Tivoli).