Il sindaco Michel Barbet nella raffigurazione elettorale; sopra, nella foto grande, la stazione Fs di Guidonia Montecelio: accanto alla conferma del nodo di scambio a Tivoli Terme, l’accordo con la Regione di un anno fa prevede il rinvio della trasformazione in treno metropolitano a tempi imprecisati

di TOMMASO VERGA
LIBERO CHI VUOLE trarre un giudizio su sindaco e giunta di Guidonia Montecelio, faccia pure, l’argomento si presta. Qui invece si intende offrire spunti per un bilancio a due anni dall’evento elettorale che ha portato i grillini di Michel Barbet al governo di Guidonia Montecelio. Senza sottrarsi al personale giudizio su un doppio binario (tema sul quale anche stavolta la città è stata tradita), l’insufficienza acclarata del governo locale; come e perché è stata tradita la più attesa tra le promesse elettorali.
Per intendersi, «attesa» almeno da chi immaginava che i «nuovi» rappresentassero l’alternativa all’intreccio politica-affari. Nonostante il tempo passato, il tema, l’approfondimento, non sono entrati nell’agenda dei pentastellati. Con il risultato che non è cresciuta nella pubblica opinione la consapevolezza sulla portata del groviglio di interessi sottostante le scelte della pubblica amministrazione. Scambiata per «semplice» corruzione. Critica che vale per tutti, maggioranza e opposizione, salvo la sottolineatura per chi si dichiarava «alternativo».
Si sperava in un approfondimento su cause e modalità che hanno assegnato Guidonia Montecelio alle proprietà della mafia («bianca»: soltanto perché così impone il savoir-faire istituzionale e la retorica; anche se, a tutti gli effetti, la targa corrispondente sarebbe dovuta essere «nero»). Nulla di tutto ciò. Procedimenti giudiziari, arresti, imputazioni, condanne, son rimasti titoli di giornali a sovrastare articoli interpretati come cronaca anche dalla giunta di Guidonia Montecelio.
Il paradosso è rappresentato dall’attualità, dallo stop&go Guidonia-tribunale di Tivoli, dalle sentenze che sostengono le casse del Comune. Proventi attestatisi a circa 200mila euro. Così, mentre non provengono indicazioni alla popolazione, fuori del Palazzo – e con sempre maggiore virulenza – c’è chi disegna la «rivincita», un rinnovato assalto degli impudenti e sfacciati protagonisti-sostenitori dell’ex sindaco dei bei tempi andati.
Un’aggressione favorita da un metodo nel quale la «riservatezza» (diciamo così…) è stata stella polare. La indicazione elettorale della «città no» non è stata accompagnata dal modello opposto, dalla «città positiva». Dal sindaco e dalla giunta 5stelle di Guidonia Montecelio, salvo qualche eccezione, nel biennio è mancata strutturalmente l’illustrazione di un pensiero, un’opinione, un’idea magari parziale del luogo che amministrano, temi da discutere, condividere, tracciare linee di demarcazione. Persino un atto positivo come l’accordo con Tivoli sui comuni problemi (i 18 punti) si è sfasciato al primo stormir di fronde, la «vertenza travertino» (per chiarezza su interpretazioni di parte: l’esempio della bravura di Tivoli nel confronto con Guidonia Montecelio è sbagliato, a Tivoli non ha problemi – salvo i versamenti nell’Aniene –: sono soltanto 3 le attività estrattive, tutte della famiglia Caucci).

La buca 4 del «Marco Simone gol club»: qui, nel 2022, si svolgerà la Ryder cup

Incapacità? fuor di dubbio. Ma non solo. Perché non si spiega il trattamento di fatti che non richiedevano particolare competenza e avrebbero avuto invece bisogno di ben altro riguardo. Contro le persone che governano la città sono stati annotati episodi gravi, minacce e intimidazioni tout court. il sindaco né la giunta di Guidonia Montecelio hanno reso conto, nessuna sensibilizzazione dei cittadini. Giustamente sono state depositate le denunce in tribunale, ma la città è risultata estranea mentre era invece indispensabile mostrare l’accaduto come espressione del drago in odor di ghigliottina. Ed ora un po’ di spunti. Con un nemmeno sottinteso interrogativo: i soldi – si vedrà quali – si possono o non recuperare?
UNA PALLA DAI PIANI ALTI A 18 BUCHE. Nella passata consiliatura i due eletti 5stelle si batterono contro l’assegnazione della «Ryder cup» a Guidonia Montecelio. Motivo, le conseguenze di una decisione che la legge sottrae (avrebbe sottratto) agli enti locali, ossia il controllo sulle scelte degli enti «superiori», non solo lo Stato. Adesso la giunta di Guidonia Montecelio ha cambiato parere firmando par di capire un protocollo d’intesa. Stando al quale (tutto è nebbia, nessuna comunicazione ufficiosa né ufficiale: in omaggio alla trasparenza) alla città resterà una strada e varianti di Prg per milioni di metri cubi di cemento riversati nelle aree ancora libere di Marco Simone e limitrofe, una cinquantina di ettari. Incalcolabili invece i ricavi postati nei bilanci degli affaristi. Alla 18ma buca, sicuramente si misureranno 1) il nuovo numero di abitanti (forse si toccherà i 100mila); 2) i vani liberi e invenduti; 3) le domande al Comune di dotazione di servizi; 4) la quantità di «sofferenze» in termini di crediti bancari.
L’ALIBI DEI 90MILA ABITANTI. E QUELLI CHE HANNO COSTRUITO LE CASE? Come detto, 100(mila), traguardo decisamente atteso. Al 31 dicembre 2017 Guidonia Montecelio contava 89.288 abitanti. Erano 83.736 alla stessa data del 2010, 67.941 del 2001. La terza città del Lazio, la seconda della provincia di Roma, la quinta non capoluogo a livello nazionale. Una noiosa ripetizione. Per mascherare un inganno. Chi per «sfoggiare» chi per «maledire», nessun politico a interrogarsi sulla relazione causa-effetto: la domanda «dove diavolo saranno andati ad alloggiare quei mille e rotti abitanti di media in più l’anno?» fa da premessa all’ingresso nella narrazione della categoria dei costruttori.
Non passa per l’anticamera del cervello il ricorso a procedure opinabili, sicuramente non una virgola di quei permessi a edificare ha circumnavito la normativa. Gli atti sono atti. Ufficiali. Alla pari di quelli firmati dalla dirigente Paola Piseddu, nei quali si legge che «una quarantina i Piani Urbanistici, in variante al Prg, approvati negli ultimi cinque anni, e in quasi tutti i casi è stato utilizzato, in modo estensivo e anomalo, l’istituto del silenzio-assenso». Formula, così appare, divenuta metodo per licenziare i permessi. Colpa del Comune, della Regione Lazio? Si può ignorare quel tratto di penna firmato da una donna ligia alle funzioni per le quali viene retribuita? Come che sia, la giunta di Guidonia Montecelio non approfondisce, esamina, interroga, tira conclusioni «politiche». Per quel che se ne deduce, ogni quartiere della città è stato dotato di un minipiano regolatore. A firma di Umberto Ferrucci, il dirigente di fiducia del sindaco di Forza Italia Eligio Rubeis.

L’asilo nido in località Finestroni nel progetto iniziale

A cascata: lo stesso-medesimo-qualcuno su quei mille abitanti l’anno deve aver guadagnato (e bene) sulle spalle d’una città-dormitorio priva di servizi (però c’è un asilo-nido costato 1.975.071,52 euro: preventivo 1.601.582,05 euro; fondi europei, da Bruxelles 2milioni); un parco-pubblico doppione a Villalba costato 400mila euro; un catatorcio (cfr.: Anton Maria Salvini) dello sport che nessuno mai gestirà perché privo di convenienza), con le strade-colabrodo e gli alberi che cadono.
AH!, LE STRADE! REPETITA IUVANT? CHISSA’. Delibera del 4 ottobre del 2006. Gazzetta ufficiale del 7 luglio 2008. Clausola a carico delle ditte appaltatrici: obbligate a intervenire nella manutenzione delle strade per i cinque anni successivi al termine dei lavori; eventuale inadempienza sanzionata con il 5 per cento del valore dell’appalto.
23 aprile 2013. Viene chiesta alle Finanze del Comune la liquidazione della fattura 77 per l’appalto strade. Lavori terminati. I 5 anni quindi scadranno nel 2018. Richiesta avanzata dalle due srl «Edilmoter-Satema» in associazione temporanea.
Il titolare della prima è Mauro Ceci (all’edificazione dell’impianto per il Tmb di Manlio Cerroni unisce una gran quantità di commesse pubbliche: le «rotatorie» cittadine, la rete viaria Selciatella-Tor Mastorta, le opere di urbanizzazione di «Tavernelle 2», persino, dopo il crollo, la messa in sicurezza della «cartiera Amicucci-Parmegiani» a Tivoli…). Un curriculum che rivela Ceci e Rubeis (ex assessore ai Lavori pubblici poi sindaco) soci nella «Ecg Euro costruzioni generali srl». Della «Satema srl» – cantieri in corso per i palazzoni al Bivio di Guidonia –, è amministratore Bartolomeo Terranova, datore di lavoro dell’architetto Eligio Rubeis.
AH!GLI ALBERI, PASSATI PER DUE CENSIMENTI e una commissione d’inchiesta, si dedicherà un apposito capitolo nei prossimi giorni.
APPALTI MORDI, INTASCA E FUGGI PER CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO A patto di volerlo, si poteva mettere il naso in un pacchetto di cose strane, non esattamente in odor di santità, già alla vista discutibili fino a prova contraria, pacchetto gestito dalla giunta di Guidonia Montecelio finita in manette. Un riepilogo molto parziale, indirizzato non ad aumentare il numero dei faldoni a palazzo di giustizia ma per raccontare come la politica si trasforma in veicolo di lucrosi affari.
Prima di raccontare, si dirà che nemmeno un elenco di soldi erogati a fronte di lavori mai eseguiti ha «incuriosito» il sindaco. Si trattava di una lista ufficiale, compilata da Angelo De Paolis, primo dirigente di fiducia di Eligio Rubeis. Lista di incompiute, mordi e fuggi, con decine di migliaia di fatture a vario titolo (una società per tre settimane a Guidonia Montecelio, ha incassato 90mila euro, ignoto il motivo e le opere svolte). Soldi che si possono recuperare? sì-no-non so. Sì pieno invece all’importanza della mancata comunicazione del rendiconto alla città e ai guidoniani.
Forse non sbagliava una vecchia volpe della politica (l’augurio di rimettersi, sincero, a prescindere dalle reciproche avversioni), transitata in ogni dove degli schieramenti, quando s’appellò (per trarne vantaggio) alla necessità che la permanenza dei commissari prefettizi si prolungasse fino al termine del risanamento, tratteggiando le figure inviate dal ministero degli Interni nel senso proprio: «commissari». Alle scelte politiche e alla spesa.
I FLUSSI: DI TRAFFICO? NO, DI SOLDI La denominazione Urban Mobility Center costituiva uno studio finanziato dalla Comunità europea sulla mobilità delle persone e dei veicoli. Un esempio? Il Piano degli spostamenti casa lavoro. Solita procedura, assegnazione dell’incarico. Cosa ne ricava la città? In tutto una tabella del valore di oltre 25.000 euro al giorno, che annota il numero dei veicoli circolati nello spazio dedicato ai «rilievi dei flussi di traffico nelle 10 sezioni previste dal progetto nel periodo fra il 18 e 28 maggio 2015». Dieci giorni di riprese video per 10 telecamerine. Il 24 dicembre si incassa l’importo: 258,514 euro. Buon Natale.

Il cosiddetto «ecopolo produttivo»: per variare i terreni da agricoli a industriali

QUEGLI 800 ASSUNTI COL TABELLONE DEL «MONOPOLI» (O ACROBAZIE?) C’è chi ricorderà una delibera di Rubeis su 840 assunzioni a Guidonia. Chi non, la ritrova qui per sommi capi. Un atto dalle singolarità multiple, un faro sulle bontà delle procedure, sulle modalità su cui si fondavano le scelte, per ritornare al tema di apertura sulle relazioni tra politica e affari. Un fatto che comunque non ha solleticato nemmeno la curiosità dei governanti a 5stelle venuti dopo il sindaco di prima.
Un bel giorno, un comunicato stampa annuncia che una richiesta inviata a Bruxelles produrrà 840 assunzioni. Occupati nel «Nuovo polo industriale di Guidonia in area produttiva ecologicamente attrezzata», che si realizzerà su 155 ettari limitrofi ai mercati generali. Delibera di giunta del 25 giugno 2015. Urge approvarla, mancano 5 giorni alla scadenza dei termini per l’accesso ai fondi strutturali europei, il «Por Fesr 2014-2020». Quattro «capitani coraggiosi» donano i loro terreni per la superficie prescelta: 58,2920 ettari sono della «Nuova Guidonia srl» di Bartolomeo Terranova e Angelo Donati; 24,4532 divisi tra Carla Ansini, la famiglia Del Fante e la «Santarelli costruzioni spa»; l’altra metà di 72,4309 ettari ex Pio istituto Santo Spirito amministrato dalla RmG (oggi Rm5).
Approvata la delibera dalla giunta, il passo successivo riguarda la destinazione del terreno, in origine agricolo e ancora tale al 25 giugno 2015. Per insediare le attività produttive deve ovviamente diventare industriale. Della faccenda non se ne sa più niente fino al novembre 2017, allorché la «Nuova Guidonia srl» chiede alla giunta di Guidonia Montecelio la voltura del suo terreno. Il medesimo dell’«ecopolo produttivo», da agricolo a industriale. Per installare un megafrigorifero. Poi la cosa non va a buon fine ma poco importa (almeno a noi). Finita lì.
Finita lì non per volontà del Comune ma perché dal 20 luglio (dieci giorni dopo la delibera) Eligio Rubeis non può più agire, è agli arresti. Se non fosse stata la malasorte, l’ecopolo sarebbe nato, cresciuto, svluppato. E degli 840 posti di lavoro ci si sarebbe continuati a interessare. Invece nessun passo in avanti, Bruxelles chissà dove ha riposto la pratica. E chissà i quattro capitani coraggiosi come saranno rimasti male di fronte alla mancata voltura dei terreni. E dire che erano tutti pronti a  tirar su capannoni industriali. A cominciare dalla Asl naturalmente.
SI FA QUEL CHE DECIDE L’ASSESSORE ALLE FINANZE La «vecchia volpe» preconizzava, ma non poteva immaginare quel che in effetti sarebbe realmente avvenuto. A fronte delle necessità di spesa, la linea politica della rinuncia appare dominante. Alla sua funzione (per svogliatezza, con apparati che si coalizzano contro altri, divisioni all’interno della maggioranza, incapacità, qualche «segnale» indirizzato al sindaco) subentra una cabina di regia denominata assessorato alle Finanze (in sintonia con la dirigente).
Un autentico corto circuito che mutila un governo già supinamente disposto di suo alla limitazione delle funzioni. Effetto, l’esecutivo non decide alcunché. Anche se, è pacifico, la giunta di Guidonia Montecelio viene chiamata comunque ad assumere le responsabilità d’una sorta di museo delle cere. Compiti che avrebbe svolto con gli stessi risultati un funzionario-dirigente, un contabile diplomato nemmeno laureato.
Cosicché il Comune non spende un euro. A causa delle più svariate (verrebbe da scrivere «avariate») giustificazioni. Con la trasmessa impressione che «della politica» non interessi nulla a nessuno, prima di tutti proprio all’assessore. Appunto: il «commissario».
Con la prossima si sale sugli alberi (meglio, si scende).