di TOMMASO VERGA
IN AGGIUNTA A «relativo ampliamento» si leggerà: «della proroga o del rinnovo previsti». E’ la modifica strettamente collegata alla vertenza (in questa fase sopita) che un anno e mezzo fa annotò due mesi di forte contrasto tra amministrazione comunale di Guidonia Montecelio e cave di travertino (e Tivoli, dove il settore è nominalmente presente con una sola azienda).
Scontro sindacale – «classico» solo in parte – che si concluse con l’inserimento di un codicillo nel «collegato al bilancio» (altrimenti «legge 55 sulla semplificazione») approvato il 17 ottobre 2018 dal Consiglio regionale del Lazio. Dal quale discendeva che nell’arco di 18 mesi si sarebbe valutata la soluzione dei problemi che gravano sul distretto. A cominciare dalla vexata quaestio delle proroghe e dei rinnovi delle autorizzazioni a scavare. Una condizione di settore, che dovrebbe risultare influenzata positivamente dagli auguri per il nuovo anno.

Michel Barbet, sindaco di Guidonia Montecelio, e, a destra, Paolo Orneli, assessore regionale allo Sviluppo economico; in alto, uno degli scioperi nelle cave di travertino un anno e mezzo fa

La conferma sulla prospettiva viene dall’esame delle carte prodotte sinora dalle due commissioni regionali Attività produttive e Ambiente. Anche se il «vortice» (per dire) si condenserà nel mese di gennaio, a seguito della pubblicazione dei calendari delle riunioni delle commissioni e delle audizioni delle parti interessate.
Ne discende che in rapida successione, all’incirca un paio di mesi, il neo assessore Paolo Orneli (anche presidente di Lazio Innova), dovrebbe essere in grado di presentare le variazioni da apportare alla normativa regionale sulle cave di travertino e non solo. Lo stato delle cose potrebbe essere stato oggetto dell’incontro del 17 dicembre alla Pisana tra lo stesso Orneli con Michel Barbet e Giuseppe Proietti, sindaci di Guidonia Montecelio e di Tivoli.
Quanto al contenuto, basterà rispolverare i capitoli che avrebbero «riempito» l’accordo di programma enti locali-Regione Lazio, a seguito dell’impostazione condivisa all’unanimità dell’ex assessore Gian Paolo Manzella. Il riepilogo, da «estrazione a filiera» – corta ovviamente –: verticalizzazione della produzione, prodotto contrassegnato dal marchio, marketing, formazione professionale: in sostanza, l’«agenda Davide Russo», suggerita dall’assessore alle Attività produttive di Guidonia Montecelio.
Per memoria, di quel “concerto” niente ha visto la luce. E non per colpa del solleone. Perché, stando ai pronunciamenti di Manzella (messi per iscritto), la firma era fissata a fine settembre. L’attestazione è nelle carte. Pronte il 23 agosto 2018, dalle 3 pagine della bozza iniziale si era passati alle nove del testo finale. Da licenziare il 30 settembre 2018. Tutti consapevoli, tutti d’accordo, tutti… più nulla.
Altro «contributo da recuperare» può venire da quanto sosteneva la Cgil il 23 luglio 2018 (un mese esatto prima degli scontri): «La regia della Regione ha svolto a pieno il suo ruolo e le parti in campo da parte loro si sono presentate al tavolo con le idee chiare e con la volontà, pur nelle diverse visioni, di progettare un nuovo sistema di sfruttamento di una risorsa (la “filiera” appunto, ndr) che già nel nome denota la sua stretta correlazione con il territorio, ma che necessita di riposizionarsi viste le mutate condizioni ambientali in cui si trova»: sintesi perfetta della portata della vertenza.
Sicuramente rappresenterà un punctum dolens la ricognizione sulla «normativa riguardante il “Contributo per il recupero ambientale” di cui all’art. 15 della legge regionale n. 17/2004 che il Comune utilizza, nella quota parte ad esso spettante, per la realizzazione di opere ed interventi infrastrutturali di tutela ambientale, nonché per l’esercizio delle funzioni di propria competenza».
Inutile girarci intorno. Motivi soggettivi e oggettivi hanno prodotto ricadute che pesano anche sulle finanze pubbliche. I riflessi della crisi che ha investito l’economia mondiale dopo il 2008, ha toccato – e in profondità (non vuol essere una battuta…) – il travertino, specie sul versante delle esportazioni e della concorrenza di similprodotti di qualità inferiore rispetto alla pietra tiburtina. Resta il fatto che la materia deve trovare una soluzione. Soddisfacente e permanente.
Un’ipotesi di lavoro potrebbe prevedere il rilascio delle autorizzazioni regionali (proroghe, rinnovi, nuovi insediamenti) in corrispondenza degli oneri. In sostanza, la domanda indirizzata alla Regione Lazio dovrebbe contenere gli attestati comprovanti i versamenti effettuati, somme che sarà la Pisana a «girare» ai Comuni sedi di cave di travertino e torbiere.

Assemblea dei sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil durante la vertenza del 2018

… e la revoca del ricorso al presidente della Repubblica?

Rispetto allo «stato d’animo» delle parti, si immagina che la probabile conclusione della «vertenza» a livello regionale spenga il fuoco che fa dell’«incendio al travertino» permanente causa di baraonda politica. Che si innesca anche quando non ci sono né i presupposti né le condizioni.
L’ennesimo zampirone – per dichiarazione «più che urgente, ne va di mezzo la sopravvivenza del settore» – è stato acceso oltre un mese fa. Tema, il benestare della Regione Lazio al «rinnovo con ampliamento Aut. 53/2 PRO/AC del 16/10/2013», in sostanza la proroga del permesso per una cava di travertino intestata a «Di Marco Fabio nato a … residente a Guidonia Montecelio in …, Legale Rappresentante della Soc. C.M. Caucci Mario Industria Travertino Romano S.p.A.». Convengono le parti: il carteggio brilla per l’assenza della Via (la Valutazione di impatto ambientale). Mancanza che provoca il ricorso del sindaco al capo dello Stato, contrastato dall’ordine del giorno presentato da Emanuele Di Silvio, Pd, nel Consiglio comunale del 29 novembre. A tutt’oggi mai discusso nonostante la corrispondente opinione del presidente dell’assemblea e il tono della polemica.
«Nei 18 mesi debbono essere accantonati i provvedimenti contro le cave di travertino» l’accusa a Michel Barbet. Che ha firmato il ricorso (oltretutto fuori di qualche giorno rispetto al consentito). Ricorso contro chi, contro che cosa? Nessun dettaglio né precisazioni (né si leggono nell’ordine del giorno e nei resoconti). Quasi che la «Via» potesse essere ridotta in «di fuga». Baruffe chiozzotte.
Si interpella la Regione Lazio e giungono i chiarimenti. Tutto si riduce al fatto che, nella circostanza, la Via non è necessaria: è quanto prevede la legge (nazionale), se l’area della cava è inferiore ai 20 ettari e la quantità estratta limitata ad alcune tonnellate. Fuori luogo il ricorso del sindaco, inutile il richiamo ai 18 mesi e l’ordine del giorno di Di Silvio. Effetto, ennesimo «incendio del travertino».
Come si vede, bastava una telefonata in Regione (o una visita: da Guidonia c’è chi in Consiglio regionale deambula quotidianamente). A meno che le parti non volessero contabilizzare il ricavato politico: quanto vale un battibecco in diretta streaming?