di TOMMASO VERGA
PER LA SECONDA VOLTA dopo l’insediamento, la riunione di ieri del Consiglio comunale di Guidonia Montecelio non si è potuta svolgere. 12 i presenti, tutti 5stelle; nessuno dell’opposizione. Che ha scelto di non entrare in aula benché fosse presente là fuori… Obiettivo: dimostrare che la minima defezione tra i pentastellati – due le assenze ieri – impedisce di raggiungere il numero legale. A meno che loro (le opposizioni) non si rendano disponibili.
Non sembra che la cosa abbia preoccupato sindaco e maggioranza. Tanto che i benefici alle cave di travertino si approveranno giovedì, con il Consiglio riunito in seconda convocazione. Basterà il voto di 4 gatti e il flop precedente sarà cancellato.
Inesplicabile (sinonimo: “oscuro”) il motivo di tale accelerazione. A meno che nel pensiero dei governanti si intenda il tema come l’urgenza più urgente di Guidonia Montecelio. La realtà terra-terra riporta invece più che altro al ciak, la tavoletta che dà il via alle riprese di facite ammuina. Ci si preoccupa di sistemare le valigie dopo la constatazione che il «freccia rossa» che doveva segnare la storia della città a 5stelle, si trascina a scartamento ridotto, segno che non ci sono condizioni per proseguire oltre questa esperienza di governo cittadino.

«Tre Esse Italia»: per beneficiare della rateizzazione serve un criterio insindacabile. Garanzie? «Prevedere soltanto la fideiussione bancaria»

Dopo la prima illustrazione di ieri, veniamo ad altri aspetti del «regolamento per le entrate tributarie». Precisando che seppure non appaia in evidenza, sono tre le parti in causa: il Comune di Guidonia Montecelio (per quanto di complemento), il debitore (oltremodo tutelato) e la «Tre Esse Italia srl» (la quale è una società di capitali, non una onlus, né un’appendice dell’ente).
Seppure nemmeno interpellata, la concessionaria cittadina per la riscossione dei tributi ha inviato un memorandum al sindaco di Guidonia Montecelio, alla segretaria generale e all’assessore e al dirigente del Bilancio. Per quanto il contenuto assomigli più a un invito alla riflessione che altro. E nemmeno importa se, in questa fase, le obiezioni sul «regolamento entrate tributarie» non trovassero ristoro. Perché, nella quotidianità successiva, l’azione debitore-che-chiede-la-rateizzazione si arresterà obbligatoriamente sulla soglia della società, poiché molto probabilmente sarà essa stessa a dover gestire la pratica.
Due i motivi principali, determinanti a parere della società, per il buon esito o meno della procedura. La Tre Esse suggerisce che l’individuazione dell’avente diritto avvenga in base a criteri oggettivi. Per esaminare l’effettività della crisi principalmente, relativa a persona o impresa che sia. A seguire, il giudizio sulla «congruità» della garanzia.
Qualche dettaglio. Simulando la procedura debitore-che-chiede-la-rateizzazione, stando al «regolamento», si legge che il decisore deve «prendere atto della situazione socio-economica del Paese, l’oggettiva difficoltà finanziaria e la mancanza di liquidità in cui versano sia le aziende che i privati per effetto della crisi economica». Così la «formula-frase fatta» sulla bozza. Teoria che, con il viluppo della genericità, in mancanza di elementi oggettivi, punta a fare in modo che il provvedimento si trasformi in un sorta di TraVirus (virus del Travertino), una «pandemia dei ‘buffi’». Con il rischio di favorire richiedenti morosi pur in assenza dei presupposti informatori.
Secondo la Tre Esse Italia occorre individuare un «principio insindacabile», che stabilisca se veramente il soggetto si trova in una «obiettiva e insindacabile difficoltà economica», un criterio che «sancisca il diritto di accedere al beneficio della dilazione».
Già: ma chi esaminerà la domanda di rateizzazione? chi giudicherà se risponde al «regolamento» e ai criteri richiesti? quale ente?
Domande alle quali la società non risponde direttamente, preferendo indicare il parametro di riferimento, l’«indice di liquidità», utilizzato dall’Agenzia delle entrate e della riscossione. Un’autorità non presa a caso evidentemente. Che potrebbe inoltre voler dire per la «Tre Esse Italia» volersi proporre titolare dell’intera procedura.
Nella diatriba tra fautori e contrari – giocosa per carità –, si deve registrare la consonanza tra (autore della) bozza di regolamento sulle entrate tributarie e Comune di Guidonia Montecelio. Appena ricorrendo al buon senso, il compito dovrebbe essere di difendere il bene comune, ossia le finanze pubbliche. Qui non solo si ignora la contraddizione ma in potenza si penalizzano i cittadini. La ripetizione aiuta: una cava è un bene deperibile, tanto che, proprio in quanto tale, subisce anno per anno il deprezzamento, una perdita di valore nel bilancio della società. Offrirla in pegno dovrebbe essere vietato. Ma il Comune non risulta interessato. Ci si chiede se in coscienza.
Per la «Tre Esse», il «regolamento sulle entrate tributarie» costituisce un aspetto «strategico» – e non potrebbe essere diversamente –, al punto di prevedere la «fideiussione bancaria senza alternative». Oltretutto con alcuni addentellati che rendono stringente e non mediabile la natura propria della garanzia. Come, ad esempio, «la formale rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore principale».

Ma il «regolamento» ha risolto il contenzioso? saranno revocate le procedure esecutive? Il memorandum non ne fa cenno.
Il paradosso infine: se le attese della Tre Esse Italia andassero a buon fine (e non ci sarebbe ragione per contrastarle), il maggiormente beneficiato sarebbe il Comune di Guidonia Montecelio.

Il Mef, il prestito di 20 milioni da restituire, mancano 5 per il bilancio

La legge di bilancio 2020 introduce due novità importanti nell’ambito dei tributi locali:
1) modifiche in tema di accertamento e riscossione dei tributi locali:
dal primo gennaio gli accertamenti sono esecutivi da subito (Tari,Tasi, IMU, le entrate tributarie, anche in aggiunta ai tributi locali, rientrano nella stretta normativa, anche le entrate patrimoniali quali canoni e proventi per l’uso di beni, fabbricati, terreni, occupazione aree pubbliche, oneri di urbanizzazione e così via, con esclusione delle multe), quindi ingiunzione e ruolo decadono, praticamente se le somme oggetto dell’avviso non vengono pagate, si può procedere subito a escussione (riscossione coattiva del credito) nei confronti del contribuente, senza ingiunzione e con questo accertamento immediatamente esecutivo le somme non pagate saranno affidate al riscossore dopo i 60 giorni.
2) possibilità di una dilazione fino a 72 rate:
su richiesta del debitore, l’ente creditore o il soggetto affidatario, può concedere la rateazione fino a un massimo di 72 rate mensili, a condizione che il debitore versi in una situazione di temporanea e obiettiva difficoltà.

72 rate mensili sono 6 anni, quindi si determina una situazione di incongruità e di scarsa compatibilità con i limiti temporali dell’armonizzazione contabile e degli schemi di bilancio delle PA che per gli enti territorial (Dlgs 23 giugno 2011 n. 118 «Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi»).

L’accantonamento obbligatorio al fondo crediti di dubbia esigibilità

Infatti il bilancio di previsione finanziario degli enti locali è almeno triennale, quindi rateizzazioni concesse fino a 6 anni non possono trovare idonea corrispondenza. In particolare per i crediti di dubbia e difficile esazione, è prevista l’effettuazione di un accantonamento obbligatorio al «fondo crediti di dubbia esigibilità» che inibisce la capacità di spesa in misura direttamente proporzionale all’entità della massa creditoria esistente a bilancio, quindi in pratica gli effetti sono che si aggrava oltremodo il fondo crediti di dubbia esigibilità e si riduce la capacità di spesa dell’ente.
Considerando poi un ente in predissesto finanziario ciò è ancora di più inopportuno in termini prudenziali.
Le 72 rate non sono adatte ai tributi locali, quindi, quantomeno nell’interesse di quegli enti si dovrebbe porre all’attenzione del legislatore l’opportunità di prevedere l’articolazione di un’eventuale rateazione delle pendenze iscritte a ruolo con un massimo di 36 rate, tanto quanto dura in pratica il bilancio di previsione finanziario dell’ente locale, ciò renderebbe coerente e complementare il sistema di riscossione delle entrate tributarie per il tramite del soggetto preposto alla riscossione nazionale con il sistema della finanza pubblica degli enti locali.
Per concludere, tutto questo sembra non interessare sindaco e maggioranza proprio nel momento in cui si approssima la sessione di bilancio. A Guidonia Montecelio, in questo momento, i conti non tornano, mancano 5 milioni di euro. Il rischio che ad aprile la partita si chiuda in negativo c’è tutto. Né bastano i tagli orizzontali sui quali opera Carlo Alberto Pagliarulo, assessore alle Finanze. Ugualmente serio è il fatto che il «regolamento delle entrate tributarie» deve superare l’ostacolo del Mef (il ministero delle Finanze) al quale va obbligatoriamente sottoposto. Non un fatto burocratico. Dal ministero proviene la «dote» di 20 milioni che ha evitato il dissesto del Comune. Vanno restituiti.

2 – fine (la prima parte è stata pubblicata ieri, 2 marzo: http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2020/03/il-comune-di-guidonia-montecelio-in-soccorso-delle-societa-del-travertino/