Il Mibact ha diffuso la lista delle pretendenti al ruolo di «Capitale della cultura 2022». Entro il 12 ottobre la commissione di valutazione definirà la short list delle 10 città finaliste, la procedura si concluderà entro il 12 novembre 2020. Oltre al «titolo», un assegno di un milione di euro a sostegno del progetto prescelto. Il governo, per solidarietà, per il 2023 ha già scelto Bergamo e Brescia

SI DEVE COMINCIARE con «nessuna traccia». Non solo dei centri minori – si pensi a quanto potrebbero comunque proporre in materia le trenta cittadine della Valle dell’Aniene, quelle del Giovenzano o della Sabina – ma neppure i cosiddetti «grandi». Una classifica stringatissima condurrebbe innanzitutto a Tivoli naturalmente. Seguita dai Monasteri di Subiaco, dal Santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina, dal Museo Rodolfo Lanciani di Montecelio.
Di getto si dovrebbe dire che parliamo di Città amministrate da figure ossequienti al detto «Con la cultura non ci si mangia», slogan quotidiano osservando il modello amministrativo delle nostre località. Tra l’altro non è vero nemmeno direttamente perché l’assegnazione del titolo di «Capitale della cultura 2022» sarà accompagnata da un assegno di un milione di euro destinato a coprire le spese del programma.
D’altronde, osservando i programmi e le iniziative delle amministrazioni cittadine, ci si rende conto che un assessorato alla Cultura è quanto di meno interessante si possa pensare dal punto di vista politico (si pensi che a Guidonia Montecelio la delega è assegnata all’assessora alle cave di travertino. Il sindaco evidentemente si è voluto raccomandare di tener sempre presente che c’è stato un tempo in cui la pietra serviva anche da quaderno).
Rispetto al bando del 2020, l’amministrazione comunale comunicò la partecipazione di Tivoli. Presenza non andata a buon fine visto che il «titolo» venne assegnato a Parma.

Subiaco, iI Sacro Speco

Palestrina, il Santuario della Dea Fortuna

«In tutte le sue edizioni la Capitale della cultura ha innescato meccanismi virtuosi tra le realtà economiche e sociali dei territori – ha detto Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo –. Non è un concorso di bellezza, viene premiata la città che riesce a sviluppare il progetto culturale più coinvolgente, più aperto, innovativo e trasversale».
Il titolo di «Capitale italiana della cultura» viene conferito per la durata di un anno e la città vincitrice riceve un milione di euro per la realizzazione del progetto.
Dalla sua istituzione il titolo è stato assegnato: nel 2015, alle Città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena; nel 2016, a Mantova; nel 2017, a Pistoia, nel 2018, a Palermo.
Parma è la Capitale italiana della cultura per il 2020 e 2021, il titolo le è stato prorogato dal decreto Rilancio che ha anche proclamato, in segno di solidarietà, Bergamo e Brescia Capitali italiane della Cultura per il 2023.

La Triade Capitolina, conservata nel Museo «Rodolfo Lanciani» di Montecelio

Di seguito, in ordine alfabetico, l’elenco delle 28 città in corsa per il titolo di Capitale italiana della cultura 2022: 1) Ancona; 2) Arezzo; 3). Arpino (Frosinone); 4) Bari; 5) Carbonia (Sud Sardegna); 6) Castellammare di Stabia (Napoli); 7) Cerveteri (Roma); 8) Fano (Pesaro Urbino); 9) Isernia;10) L’Aquila; 11) Modica (Ragusa); 12) Molfetta (Bari); 13) Padula (Salerno); 14) Palma di Montechiaro (Agrigento); 15) Pieve di Soligo (Treviso); 16) Pisa; 17) Procida (Napoli); 18) San Severo (Foggia); 19) Scicli (Ragusa): 20) Taranto; 21) Trani (Barletta Andria Trani); 22) Trapani; 23) Tropea (Vibo Valentia);24. Venosa (Potenza); 25) Verbania (Verbano-Cusio-Ossola); 26) Verona; 27) Vigevano (Pavia); 28) Volterra (Pisa).