di TOMMASO VERGA
«IL SITO DI INTERVENTO RICADE ALL’INTERNO dell’area compresa tra i Comuni di Tivoli e Guidonia Montecelio, fortemente indiziata dal rischio sinkhole». Quanto attuale la formula, si ricava dalla firma, soltanto una, del  7 febbraio scorso, di Vito Consoli, al vertice della direzione regionale Ambiente. Sei determinazioni recanti la medesima dicitura (sicuramente saranno state molte di più, ma la memoria del MacBook tante ne segnala), risalgono alla predecessora, Flaminia Tosini. Risposte a richieste di valutazione di impatto ambientale provenienti dalle cave di travertino. Da ultimo, si può costruire un impianto per la produzione di biogas su una cava dismessa beneficiata da tanto benestare? Ottenuto – alla pari di tutti gli altri – in che modo, mediante quale ricerca nel ventre di quel territorio? Specificando che si quella compresa tra i Comuni di Tivoli e Guidonia Montecelio è un’area molto ma molto particolare, nella quale l’acqua sta sotto e la terra sopra. Quindi come s’è fissato trattarsi di un’area «fortemente indiziata»? chi l’ha deciso e come? attraverso quali rilevazioni, strumenti, procedure?
Scavando in profondità (e tenendo d’occhio i quesiti), internet in proposito consegna un vero e proprio «manuale» a firma di due scienziati nel loro campo, Antonio Colombi e Francesco Nolasco, i geologi «inventori» delle regole non intese esclusivamente come corredo dell’erezione ma relative alla salvaguardia della vita delle persone adibite alla costruzione e viventi nell’area definita a «elevato rischio sinkhole».

L’intestazione del “manuale” Colombi-Nolasco sul fenomeno sinkhole nel Lazio

Proprio il manuale ha fornito lo spunto per avanzare l’ennesima «Richiesta di archiviazione» e/o «Rilascio decreto dirigenziale con parere negativo quanto a VIA/AIA» («Valutazione di impatto ambientale» e «Autorizzazione integrata ambientale» le due sigle). A precedere, l’osservazione sull’orientamento assunto sin dalla prima riunione della CdS (Conferenza di servizi) da parte del Comune di Tivoli che ha espresso parere favorevole alla costruzione del biodigestore progettato dalla «F.lli Pacifici spa» sulla cava di travertino dismessa al Barco di Tivoli Terme. Va precisato che la cava non è ritombata e nel progetto del proponente non appare in merito alcun dettaglio. Vorrà dire che  il biodigestore si librerà nel vuoto, magari per propulsione gassosa, come da foto con il modellino presente nel rapporto VINCA in atti. Nulla quaestio, non fosse che lo stesso municipio ha avanzato, successivamente, richieste di particolari sul dossier, mostrando così di non conoscere il fascicolo. Nonostante ciò, il rilascio del parere favorevole alla società.

Anche Guidonia Montecelio è a favore: la mozione approvata è spoglia delle motivazioni

Procedura che Donatella Ibba e le associazioni a lei collegate hanno trasformato in una “precisa e urgente segnalazione”, facendone discendere la richiesta di archiviazione del procedimento-biodigestore. Analoga richiesta per lo stesso motivo, da parte di Giancarlo Ceci, rappresentante dell’associazione «Alternativa sostenibile».
Non l’unico aspetto decisamente discutibile messo in evidenza, né Tivoli è il solo a proporsi alle cronache tra i due municipi che dovrebbero ospitare l’impianto in un ambiente quantomeno compromesso. Perché se è agli atti il parere favorevole esplicitamente formulato dall’amministrazione guidata da Giuseppe Proietti, è pur vero che il collega guidoniano Michel Barbet con la richiesta di accettazione in CdS della mozione approvata dalla maggioranza M5stelle-Partito democratico (gli oppositori hanno lasciato l’aula), ha praticamente ottenuto lo stesso negativo risultato di Tivoli.
Perché il parere contrario di Guidonia Montecelio all’insediamento del biodigestore, non è stato seguito dall’obbligatoria motivazione tecnica necessaria ad argomentarne i motivi, come prescritto inderogabilmente dall’articolo 14 ter c.7 della legge 241/90 che recita: «(…) Si considera acquisito l’assenso senza condizioni delle amministrazioni il cui rappresentante non abbia partecipato alle riunioni ovvero, pur partecipandovi, non abbia espresso ai sensi del comma 3 la propria posizione, ovvero abbia espresso un dissenso non motivato o riferito a questioni che non costituiscono oggetto della conferenza».
Ritornando alla «questione sinkhole», la segnalazione delle associazioni rappresentate da Donatella Ibba investe la natura stessa del fenomeno carsico per come gestito dalla Regione Lazio nel complesso.
Infatti, l’accusa verte sulla «Probabile carenza istruttoria biodigestore anaerobico di Tivoli, proc.109/2020, per normativa “Area a rischio sinkhole”» come si legge in testa a quella che ha tutte le fattezze di una denuncia. Inviata a Nicola Zingaretti e a uno sterminato elenco di personaggi e personalità. Una comunicazione urgente, con l’altro obiettivo di precedere le conclusioni della CdS da parte degli uffici della Regione.

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Pertanto, necessita l’adozione di provvedimenti ad hoc, esclusivi per la natura del territorio preso in esame: «nelle diverse zone sismiche è stato previsto che siano redatti studi di Microzonazione Sismica in fase di predisposizione degli strumenti urbanistici, al fine di individuare le zone dove maggiori saranno gli effetti di sito dannosi per le strutture, al fine di poter esercitare atti di prevenzione sia di tipo territoriale sia progettuale. Ne discende la necessità di esaminare l’applicazione delle specifiche delibere. Quelle di integrazione alla DGR 2649/99, prevedono che siano eseguiti i seguenti studi: Individuazione delle aree a rischio sinkhole (DGR n. 1159/2002); Microzonazione sismica (DGRL 545/10 e 490/11); Valutazione della presenza di gas endogeni (CO2) nei terreni (DD A00271/12 e G10802/16).
Si presume che l’analisi del «modello» si soffermi su: Descrizione e ubicazione del tipo di intervento; Vincoli territoriali esistenti; Inquadramento geologico regionale; Geologia di dettaglio dell’area; Geomorfologia; Idrogeologia; Indagini geotecniche e geofisiche di dettaglio; Pericolosità e vulnerabilità del sito d’intervento; Valutazioni sull’idoneità del Piano proposto.

«Gli atti non forniscono indicazioni su ricerche e studi in area a grave rischio sinkhole»

In conclusione la «segnalazione» del Comitato cittadini Lazio: «Facendo seguito alle pec precedenti e al dettato normativo circa l’obbligo di indagini geomorfologiche prescritte dalla D.G.R.n.1159/2002, integrazione alla D.G.R. 2649/1999 “Normativa tecnica per l’edificazione nelle zone a rischio sinkhole” – , vi segnaliamo che in atti non sembrano risultare né lo studio preliminare all’edificazione in area a grave rischio sinkhole, né alcun cenno del proponente in merito, né alcun parere del Comune di Tivoli circa l’area di cava interessata e l’eventuale idoneità territoriale in riferimento al grave rischio Sinkhole, né tantomeno una specifica valutazione e il PARERE in atti dell’Area regionale Difesa del suolo della Direzione regionale Ambiente competente, che “attraverso il Servizio Geologico, valuterà e verificherà i risultati e gli elaborati cartografici ottenuti ed esprimerà il parere competente con le prescrizioni determinate dal livello di pericolosità e rischio accertate”, così come dettagliatamente prescritto dalla normativa con “preventive indagini progressive che studino il territorio attraverso studi geofisici (principalmente geoelettrica e microgravimetria), geognostici, idrogeologici e geochimici.”, richiamata nel saggio in allegato dal titolo “IL RISCHIO SINKHOLE NELLA REGIONE LAZIO QUADRO NORMATIVO E PROSPETTIVE FUTURE” a firma dell’allora Dirigente dell’Area Difesa del Suolo regionale, Dott. FRANCESCO NOLASCO, e del Dott. ANTONIO COLOMBI, già funzionario al Servizio Geologico regionale ed attualmente geologo all’ Agenzia Regionale di Protezione Civile.                                                                                                               © RIPRODUZIONE SU RICHIESTA