di TOMMASO VERGA
A META’ FEBBRAIO L’«OPERAZIONE TRITONE», 65 arresti tra Anzio e Nettuno. 72 le misure cautelari il 10 maggio, conseguenza dell’«Operazione Propaggine» tra la Calabria e il Lazio, Roma e provincia nordest in particolare. Protagonisti, due ‘ndrine, due diverse famiglie di ‘ndrangheta. A tempo e luogo l’approfondimento sugli elementi che consentono di non escludere attinenze, premessa di unità tra loro. Molte e significative. Come, la più evidente, forse l’errore grossolano da parte di ‘ndranghetisti mostratisi sempre prudenti e molto cauti «fuori casa»: la conquista del mercato ittico romano. Al punto di prefigurare il monopolio nel settore, all’ingrosso (il CAR, il centro agroalimentare della Tenuta del Cavaliere) e al minuto (il dettaglio, non soltanto di vicinato, ma anche nei supermercati). Senza sbavature. Con i negozi acquisiti per riconvertirli poi in «lavanderie», attività indispensabile per rendere “legali” i proventi derivanti dallo smercio degli stupefacenti, quello della cocaina il principale, l’investimento moltiplicatore dei profitti.

Eurispes 2020. Indice di permeabilità dei territori alla criminalità

Come si capisce, una sola «ragione sociale», ben strutturata da anni, molti, se è vero – come lo è – che Francesco Menditto, il procuratore capo di Tivoli, aveva già sottolineato nel 2017 il pericolo costituito dai «sinopolini» organicamente inseriti nel CAR, nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario. Il testo: «il rischio di infiltrazioni criminali di tipo mafioso si concentra nel CAR (Centro agroalimentare di Roma) in considerazione dell’entità degli interessi economici che ruotano intorno ad esso, poiché è il polo commerciale più grande d’Italia.
«Il Car – proseguiva il magistrato – è anche al centro delle indagini del centro operativo Dia di Roma su delega della Dda di Napoli ed è oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni camorristicheVa sottolineata nella zona di Tivoli e Palestrina, la presenza di alcune famiglie calabresi, legate a una ‘ndrina attiva nella zona di Sinopoli (Rc) –. Anche i comuni a nord di Roma, registrano la presenza di elementi collegati a formazioni criminali di origine calabrese della zona di Reggio Calabria (Africo, Melito Porto Salvo, Bruzzano Zeffirio), alcuni dei quali pregiudicati per reati in materia associativa».

La relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al 1° semestre 2021. «Le probabili direttrici d’azione futura delle mafie, la loro capacità di infiltrare l’economia»

DIA (DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA) – RELAZIONE 1° semestre 2021

«Esaminare la situazione attuale e tracciare possibili scenari criminali futuri per orientare al meglio le attività da intraprendere per combatterle. Si parte da un dato di fatto. L’analisi sull’andamento della attività criminale continua a mostrare come le organizzazioni criminali si stanno muovendo secondo una strategia che punta a consolidare il controllo del territorio. Quest’ultimo fattore è ritenuto, infatti, elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza.
«Il più grande pericolo e che l’immediata disponibilità dei capitali illecitamente acquisiti dalle mafie potrebbe incidere, grazie al riciclaggio, sulla capacità dei clan di inquinare l’economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo.  Alla luce di queste considerazioni, la Relazione di questo semestre delinea le probabili direttrici d’azione futura delle mafie soffermandosi sulla loro capacità di infiltrare l’economia».
La contemporaneità, il mercato, la direzione, smentiscono i sostenitori della tesi secondo la quale la ’ndrina locali agivano per accumulare profitti disinteressandosi al controllo del territorio. Ancoraggio che in permanenza definisce la presenza delle famiglie calabresi nell’area vasta assicurata dall’Europa e dall’Est continentale. In realtà, esaminando l’attività criminale, se ne ricava conferma dell’unitarietà della strategia ‘ndranghetista, la dimostrazione dell’esatto contrario. La gestione e il controllo nei fattori dell’economia vengono indirizzati a un preciso investimento, lo spaccio di stupefacenti (al CAR di via Tiburtina, nel mercato ittico un apposito box offriva il rifornimento e la compravendita; addirittura con l’utilizzo degli ovuli celati nelle interiora dei pesci “grandi”).
Nel contempo, i tribunali hanno confermato la custodia in carcere per Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo, la coppia al vertice della “locale” capitolina – la prima messa su dai «sinopolini» nel continente, dotata di deleghe e attributi affinché potesse muoversi in totale autonomia.

Il CAR (Centro agroalimentare di Roma), va verso l’ampliamento

Dopo le «operazioni» della DIA di febbraio e maggio, è certamente prematuro dichiarare sepolto un disegno che aveva per obiettivo l’insediamento in pianta stabile della ‘ndrangheta – seppure facente capo a diverse famiglie, non sempre d’accordo tra loro –, nell’area provinciale di Roma.
Oggi la ‘ndrangheta, oltre che aver molto probabilmente conquistato lo scettro di prima organizzazione criminale al mondo, si direbbe intenda consolidare il titolo operando nei più diversi ambiti territoriali, indifferente al richiamo della terra natia a differenza del mantenimento invece dei riti che la contraddistinguono.
Le cosche – sottolinea la relazione – in una sorta di modello criminale fluido si presentano sempre più capaci di allacciare relazioni sia con le organizzazioni leader nel narcotraffico, sia con funzionari e rappresentanti degli enti locali, imprenditori e liberi professionisti, la cui collaborazione appare strumentale alla realizzazione degli affari illeciti connessi con l’infiltrazione nell’economia».
Tra i successi di «Tritone» e «Propaggine» vanno considerati gli arresti dei «membri della Onorata Società» (così la traduzione di ’ndrangheta) residenti localmente, decisamente organici rispetto alla indicazione degli insediamenti produttivi utili, delle risorse e attività, in specie quelle che non richiedono particolari accorgimenti quanto a smercio della materia prima e/o quella lavorata, gli stupefacenti. Né va sottovalutato il reparto “recupero crediti”.
A Guidonia Montecelio, l’addetto, un ‘ndranghetista DNA cittadino, aveva disponibilità addirittura di una cava destinata (per ora nelle minacce) ai clienti morosi. Per ora. Perché davvero non è la ‘ndrangheta un’organizzazione criminale basata sulle “premesse”. In questo senso, la storia dell’omicidio di Jan Kuciak è decisamente emblematica. Anche per le indicazioni sulla «natura» odierna dell’organizzazione criminale.

Jan Kuciak, le inchieste sui contributi agricoli erogati dall’Unione europea alle famiglie di ‘ndranghetisti residenti in Slovacchia

Jan Kuciak, giornalista
LA NDRANGHETA NEL MONDO
Europa: Italia, Malta, Francia, Spagna, Albania, Slovacchia, Germania, Svizzera, Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito
Asia: Turchia
Africa: Africa occidentale
America: Argentina, Brasile, Colombia, Messico, Stati Uniti e Canada
Oceania: Australia

L’ASSASSINO DI JAN KUCIAK, GIORNALISTA, 27 ANNI, è stato condannato a inizio settembre 2020. Resta il “mistero” sul mandante. Per gli inquirenti, non v’è dubbio che il 21 febbraio 2018 il giovane sia stato ucciso su commissione, nella sua abitazione, in Slovacchia, a Velka Maca, assieme alla fidanzata Martina Kusnirova.
Jan Kuciak, secondo gli investigatori, stava indagando sui rapporti dell’establishment politico e amministrativo slovacco impegnato a condizionare a proprio vantaggio in maniera distorsiva e determinante in senso negativo i poteri locali nei territori prescelti in cui gli uomini della ‘ndrangheta si riposizionavano.
Non solo. Perché l’agenzia antifrode dell’Unione europea, la OLAF, esaminando dopo l’omicidio il lavoro di Kuciak, ha riscontrato inchieste del giornalista su alcuni loschi affari relativi all’erogazione dei fondi agricoli in Slovacchia. In sostanza, un uso improprio delle risorse dell’Ue nel Paese.
Conferma venuta da Margarete Hofmann, direttrice per le spese, le operazioni e le indagini, OLAF: «Tutte e tre le inchieste chiuse nel 2020 in merito ai pagamenti diretti erano legate alle questioni portate alla luce dal lavoro del giornalista assassinato Jan Kuciak».
Scrive la collega italiana di Jan Kuciak, il 21 febbraio 2020: «Stavamo lavorando ad un’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Slovacchia. Due famiglie diverse, una della zona del Reggino, una del Cosentino. La pubblicazione era prevista per la prima settimana di marzo: stavamo aggiustando la bozza, Jan aveva insistito per darsi una mossa. Era convinto che l’inchiesta avrebbe avuto un enorme impatto in Slovacchia, e che non si potesse aspettare oltre.
«Quella mattina è stato come prendere un muro di cemento in piena faccia. Altro che querela: a Jan avevano appena sparato. Sparato. Per minuti interminabili ho sentito solo il ronzio del silenzio e il pulsare del sangue nelle orecchie».

Il procuratore reggino Gaetano Paci: «Anche in Slovacchia, stando alle prime fasi dell’inchiesta, emerge, preoccupante, l’affermarsi del “modello ‘ndrangheta”»

Il procuratore Gaetano Paci, a capo dell’antimafia reggina

Oltre alla polizia slovacca, ad intervenire anche la DDA, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Effetto, tre arresti: «Già da tempo la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva ufficialmente posto all’attenzione degli organi di polizia internazionale e della polizia nazionale slovacca la necessità di monitorare le attività del gruppo dei calabresi arrestati perché sospettati di essere coinvolti nell’omicidio del giovane giornalista Jan Kuciack e della sua compagna», dice il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Gaetano Paci. «Anche in Slovacchia, stando alle prime fasi dell’inchiesta – ha detto ancora il capo della Dda reggina – emerge, preoccupante, l’affermarsi del “modello ‘ndrangheta”, capace di instaurare relazioni collusive con segmenti dell’establishment politico e amministrativo locale e condizionare a proprio vantaggio in maniera distorsiva e determinante in senso negativo i poteri locali nei territori in cui uomini della ‘ndrangheta si riposizionano.
«Lo abbiamo già evidenziato con le inchieste eseguite nei Paesi del nord Europa, ne emerge conferma, adesso, dell’espansione della ‘ndrangheta e dei suoi metodi corruttivi nei Paesi dell’est europeo dove, peraltro, non esistono gli stessi strumenti legislativi e le stesse prassi avanzate che abbiamo in Italia per contrastare efficacemente la ‘ndrangheta»
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Nel contesto Roma sud-est «Avvalendosi della forza di intimidazione scaturisce dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà…»

Nel contesto Roma sud-est (include il CAR, il Centro agroalimentare di via Tiburtina nella Tenuta del Cavaliere). La «locale» diretta da Vincenzo Valente e Giuseppe Carzo: per avere preso parte, nell’ambito della associazione di tipo mafioso unitaria denominata ‘ndrangheta – operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria e delle altre province calabresi, sul territorio di diverse altre regioni italiane (Lazio, Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) e sul territorio estero (Svizzera, Germania, Canada, Australia), costituita da molte decine di locali e con organo collegiale di vertice denominato “la Provincia” – all’articolazione dell’organizzazione operante nel comune di Roma (c.d. locale di Roma), avvalendosi della forza di intimidazione che scaturisce dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che si creavano nel citato territorio, avendo come scopo quello:
1) • di acquisire la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ad es. ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti), facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività;
2) • di commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi;
3) • di affermare il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio (in particolare nel settore della ristorazione, dei bar e della panificazione), realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe;
4) • e, comunque, infine, di procurarsi ingiuste utilità.

Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica si riunisce a Tivoli. Senonché il sindaco Mauro Lombardo lamenta che i nomadi …

La riunione del 12 luglio a Tivoli del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica

«Nel corso del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza (maiuscolo nel testo, ndr), nel quale si sono trattati nello specifico temi sensibilissimi come quello della sicurezza a Villalba e del ripristino della legalità nell’area da tempo occupata abusivamente dai nomadi all’Albuccione, ho avuto un confronto franco e diretto col Prefetto di Roma» si legge in un comunicato del sindaco di Guidonia Montecelio, Mauro Lombardo (ignoravo li pubblicasse: ma allora…) . “Sicurezza”, “legalità”, va benissimo figuriamoci! Ma il disegno della ‘ndrangheta di insediarsi nell’area tiburtina forse richiede-va più attenzione e maggiore iniziativa. Anche perché non solo si tratta di una banda che esercita la compravendita di stupefacenti persino all’interno del CAR (il Centro agroalimentare nella Tenuta del Cavaliere), ma anche perché, essendo quest’ultima un complesso soggetto a una ristrutturazione che occuperà circa 200 nuovi ettari di quell’area, la necessità di un servizio di vigilanza full-time, addestrato, non dovrebbe mancare assolutamente. Né va sottovalutato che l’«Operazione Propaggine» di inizio maggio ha portato alla luce nomi, cognomi, identità, fisionomie di persone decisamente conosciute a Guidonia Montecelio, proprio perché si tratta di residenti arruolati  dai «sinopolini».
Dunque,  dentro i box del CAR ci sono anche i guidoniani. Che non frutteranno voti quanto una dichiarazione di guerra ai nomadi, però a pericolosità non si direbbero secondi a nessuno. Un approfondimento nel colloquio con il Prefetto, ancor più in comprensorio  che soffre di una atavica carenza dei numeri delle forze dell’ordine, sarebbe stato utile, sarebbe servito. Altro che nomadi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 1 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/05/sul-mercato-del-pesce/
«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 2 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/05/nel-box-fumo-hashish-cocaina/
«OPERAZIONE PROPAGGINE» / 3 http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2022/05/tra-mafia-e-ndrangheta/