di TOMMASO VERGA
Ancora non è completamente chiaro il motivo che ieri ha “consigliato” il sindaco Eligio Rubeis di ritirare il progetto urbanistico della “Triade”, la località che corre parallela a via Roma, proprio all’ingresso di Guidonia Montecelio. Se a farlo riflettere sia stata la divisione dentro il suo partito e dentro la maggioranza di centrodestra – sul punto, quattro convocazioni senza dibattimento –, oppure il timore di incorrere in qualche disavventura, l’ennesima da quando veste gli abiti di primo cittadino. Con molte probabilità, questa volta, l’”avviso” sarebbe stato della magistratura ordinaria e non della Corte dei conti. Perché l’area, di proprietà del costruttore, sulla quale dovrebbero colare 68mila metri cubi di cemento, è ad alto rischio. Sismico. Ambientale. Non solo.

 IL PROGETTO DELLA “TRIADE”. La parte delimitata dal colore arancione è quella oggetto del piano di intervento di riqualificazione urbana circoscritta normativamente dall’ingegnere Umberto Ferrucci nell’ambito della legge regionale 28 del 1980; essa, mira alla procedura di sanatoria per due edifici preesistenti, abusivi, oggetto già da tempo di procedura amministrativa in sanatoria con ripercussione in sede giudiziaria tra Comune e privato. La parte delimitata dal colore rosa è la faglia appenninica già causa dei terremoti in Emilia, in Abruzzo, in Campania, una faglia, nel tratto guidoniano, già esposta a sollecitazioni continue – lo stabiliscono  decine di studi sul dissesto idrogeologico – per la captazione dell’acqua solfurea dal sottosuolo, caratterizzata per di più dalla presenza di un profondo sinkhole, una cavità carsica seconda solo al pozzo del Merro (nel territorio di Sant’Angelo Romano) conosciuta come il laghetto di San Giovanni. La parte delimitata dal colore blu, è invece quella oggetto della variante al Piano regolatore generale, al Piano territoriale generale della Provincia, già oggetto di pesanti prescrizioni da parte della Regione Lazio in materia di edificazioni in zone ad alto rischio sismico, che nel piano dell’assessorato all'Urbanistica avrebbe dovuto ospitare 68mila nuovi metri cubi di edilizia residenziale. Un'area che s’interseca con la faglia invadendo la fascia di rispetto di 50 metri fissata dai parametri normativi dalla stessa Pisana.
Riepilogo. Se la memoria non tradisce, la storia della “Triade” dovrebbe aver preso corpo una ventina d’anni fa, quando a Guidonia Montecelio si celebravano i fasti dei “piani integrati” e dei “lotti interclusi”, due strumenti che andavano a “mettere le toppe” laddove abusivismo ed edilizia “spontanea” avevano generato deserti e crateri tra edifici e al loro interno. Un piatto ricco per i palazzinari, figurarsi se da queste parti si poteva restare indietro nella gara.Viene chiamato laghetto di San Giovanni, in realtà è un sinkhole
I tempi erano quelli di un’urbanistica che anziché disegnare le città ne consolidava le storture. Ed anche quelli che per la maggioranza degli italiani la questione ambientale veniva considerata nel migliore dei casi un vezzo, una cosa da snob, per i “concreti” un intralcio allo sviluppo. Da qui, nessun problema a considerare abbellimento dei luoghi la grande escrescenza con grotta annessa al centro della tenuta agricola e il laghetto San Giovanni – così identificato nelle carte e in città; in realtà è un sinkhole – un abbellimento dei luoghi (perlomeno fino alla scoperta tra il 16 e il 28 gennaio 1982 di tre cadaveri, 110 autovetture e un camion con rimorchio adagiati sul fondo).

Invece, sono proprio questi due effetti di fenomeni naturali di vastissima portata e del tutto “vivi” a rappresentare l’ostacolo maggiore alla urbanizzazione di quel prato. Perché, al riguardo, i geologi parlano di “cavità carsica seconda per profondità e interesse scientifico solo al Pozzo del Merro”. Ancora: perché l’area è percorsa dalla faglia che ha provocato il terremoto in Abruzzo, in Emilia e nel Sannio, quella che attraversa i monti Simbruini e Cornicolani; quella che ha causato i sinkhole e la subsidenza.

La convocazione del Consiglio comunale di ieri: nemmeno un cenno alla variante urbanistica della "Triade"

Quando il Comune di Tivoli voleva realizzare un piano particolareggiato di fronte
Nel 1993 il Comune di Tivoli si mostrava intenzionato alla redazione di un piano particolareggiato per l’area che dal lato destro di via Longarina termina in via dei Laghi. Parliamo della parte esattamente di fronte al Comune di Guidonia. Lo strumento urbanistico avrebbe interessato un terreno, tutto di proprietà di Palazzo San Bernardino, ad eccezione, ovviamente, della superficie della famiglia Cornetto Bourlot. Lo impedì il professor Francesco Nolasco, oggi pensionato, al tempo responsabile del Servizio geologico della Regione Lazio (“è un’area ad alto rischio sismico, troppo pericolosa”). Che precisò di aver espresso medesimo parere per la zona di fronte, quella sulla quale oggi dovrebbe sorgere la “Triade”.

Nella convocazione del Consiglio comunale nessuna traccia della “variante” al Prg
Si dirà che vent’anni fa erano materie non conosciute, comunità scientifica a parte. Diamolo per vero. Ma oggi? Lo chiarisce un aspetto, apparentemente minore ma illuminante. Nel concedere l’autorizzazione a costruire, la Regione Lazio ha elencato per il costruttore una ventina di prescrizioni, obblighi ai quali deve sottostare. Materiale che sarebbe dovuto comparire tra le carte che i consiglieri comunali avrebbero esaminato, pena la nullità della delibera. Invece, di tali adempimenti, nemmeno un disegnino, uno schema, un cenno. Ma c’è di più. Molto. Particolarmente grave. Perché il Consiglio, alla fine, formalmente, avrebbe approvato un provvedimento di sanatoria di due costruzioni abusive – oggetto di un annoso contenzioso tra il Comune e il costruttore – e non la variante di Piano regolatore relativa alla “Triade”. Che non compariva nell’ordine del giorno perché “allegata” al primo provvedimento. Una variante di Piano regolatore licenziata mediante un “allegato”? Francamente da non credere, eppure è andata così.

La “variante” dovrebbe interessare l’assessorato all’Urbanistica
Aspetti che lasciano interdetti. Tutto conduce alla gestione dell’assessorato all’Urbanistica, quello che proprio in questi giorni fa nuovamente parlare di sé per la condanna da parte della Corte dei conti, non la prima, del sindaco Rubeis, dell’ex assessore Casavecchia e del dirigente Umberto Ferrucci. Nelle motivazioni viene offerta una palmare raffigurazione di cosa avviene in quegli uffici. Ora si verificano singolari deficit. E’ il caso di intervenire con una variante.