Salvatore Polimeni

Salvatore Polimeni

di TOMMASO VERGA

LA ‘NDRINA è quella dei Paviglianiti, di Lamezia Terme ma operante sull’intero versante jonico, gli arrestati cinque, tra cui un residente sconosciuto a Guidonia Montecelio. Si tratta di Salvatore Polimeni, di Villalba, 46 anni, professione fornaio; è quanto si legge nel comunicato dei carabinieri della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Reggio Calabria, emesso al termine (di questa fase almeno, le indagini proseguono) dell’”operazione Nexum”.

Pesantissime le accuse a carico del sodalizio criminale: “commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, in particolare commercio di sostanze stupefacenti, estorsioni, usure, furti, abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, corruzioni, favoreggiamento latitanti, corruzione e coercizione elettorale, intestazione fittizia di beni, ricettazione, omicidi; acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/o controllo di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione; acquisire appalti pubblici e privati; ostacolare il libero esercizio del voto, procurare a sé e ad altri voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità; conseguire per sé e per altri vantaggi ingiusti. Con l’aggravante per essere l’associazione armata…”.

Due degli arrestati nella notte di ieri, risultano attualmente imputati nel processo contro 52 inquisiti nell’operazione “Ultima spiaggia” tra Reggio Calabria, Imperia e Pesaro, conclusa a metà dicembre 2014 dalla Dda calabrese, contro la stessa ‘ndrina, il clan formato da congiunti della famiglia Paviglianiti, tra cui alcune donne.

La conferenza stampa di ieri a Reggio Calabria

La conferenza stampa di ieri a Reggio Calabria

Dall’ordinanza di custodia cautelare, si apprende che il “guidoniano” Salvatore Polimeni e Natale David Paviglianiti – il figlio del capo-clan, Domenico Paviglianiti, sostituito negli anni di detenzione dai fratelli Angelo e Settimo –, “compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a procurarsi l’ingiusto profitto, pari all’ammontare della somma richiesta, con correlativo danno per; evento che non si verificava per causa indipendente dalla loro volontà e, nello specifico, per il mancato accoglimento della loro richiesta da parte della persona offesa, che si giustificava adducendo difficoltà economiche”. In “spiccioli” la richiesta di 5.000 euro al titolare di un supermercato di San Lorenzo Marina. Estorsione quindi, con “l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi di modalità mafiose ed a vantaggio della omonima associazione per delinquere di stampo mafioso (…) tra il 18 dicembre 2014 ed il mese di gennaio 2015”, ossia proseguendo l’attività sin dal giorno successivo agli arresti di “Ultima spiaggia”.

SI INDAGA SUL NORDEST DI ROMA. Non si ha al momento notizia dell’esportazione delle attività della ‘ndrina Paviglianiti nella provincia di Roma. E’ un fatto che l’arresto a Guidonia di Salvatore Polimeni potrebbe aver attirato l’attenzione degli investigatori di Tivoli e Guidonia Montecelio. Perché non mancano motivi per approfondire episodi rimasti senza effetti giudiziari. Dagli incendi di proprietà private e pubbliche – negozi, automobili, palestre – ad “avvertimenti” di stampo mafioso come sanguinose lezioni impartite a imprenditori. Non fosse sufficiente, ultima spiaggia, i 9 arresti di metà dicembre 2015 dell’indagine denominata “Tivoli silentes”, con interrogativi ancora attuali (chi trasferiva i pizzini da Giovanni Giorgi, la “lince dell’Aspromonte” detenuto dal 2003 nel carcere di Fossombrone, al nipote Cosmo, a capo della “filiale” di Tivoli?) nonché il possibile intreccio tra le due cosche criminali, la Nirta-Romeo-Giorgi appunto e la Paviglianiti (non le uniche operanti nell’area tiburtina). Un “patto” per non intralciare i singoli interessi o addirittura di mutualità reciproca.

D’altronde si gioca in campo aperto ormai, l’arresto e la detenzione del “cecato” a causa di Mafia capitale, ha privato il “mercato” romano del regolatore, consentendo a ciascun soggetto organizzato di competere per la supremazia e la conquista delle posizioni strategiche. E’ giusto interrogarsi sulla scomparsa dello spaccio da Tivoli Terme e da Villalba ma anche sulle cause del progressivo “rimbalzo” in direzione delle “terre di mezzo” con Roma. Quando si tratta di economia, nulla è affidato al caso. Meno che mai quella criminale.

L’ordinanza su http://ciavula.it/2016/10/arresti-cosca-paviglianiti-le-ipotesi-reato/; si ringrazia per la disponibilità.