Marco Rettighieri

Marco Rettighieri

di TOMMASO VERGA

ANCHE UN “MISTER EXPO” in corsa per lo scranno più alto di Guidonia Montecelio. Candidato? Non ancora. Al momento, le suggestioni dei proponenti sono rivolte al “se” e al “quando” deciderà di accettare l’offerta. Venuta non soltanto dal Partito democratico si precisa, e non vincolata all’appartenenza politico-partitica. Espressione di una coalizione vasta, sintesi di un “governo di salute pubblica”.

Il nome? Marco Rettighieri. Un top manager guidoniano, il curriculum denso di incarichi – l’Italferr, la Luiss, la Technip, la Ltf (società progettista della Torino-Lione) e poi direttamente la/al Tav (una nomina oggetto di polemica da parte di Stefano Esposito, il deputato del Pd), Rfi (Rete ferroviaria italiana), fino alla recente direzione generale dell’Atac, cessata con la elezione di Virginia Raggi a sindaco di Roma –. Una singolarità: nel cv di Rettighieri è annotata anche l’appartenenza all’Agesci, capo scout dall’ottobre 1964 al luglio 1990.

Le possibilità che Rettighieri concorra alle elezioni di Guidonia Montecelio al momento si dividono. Da una parte, il personaggio coltiva l’allettamento di “fare qualcosa” a favore della sua disgraziata città; dall’altro, gli effetti derivanti dagli incarichi plurimi sorreggono l’opinione contraria. Infatti, il demagogico ribadire il mantra che la politica non deve costare, priva la governance di personalità che altrove, dalle attività professionali al comparto degli studi, trovano soddisfazione professionale ed economica. L’indennità di funzione dei sindaci di Guidonia (centomila abitanti) o di Tivoli (60mila) è pari a 3.750,50 euro mensili lordi per un impegno senza limiti, prima d’altro temporali. Né si può pensare che l’attività amministrativa in città di tali dimensioni si possa svolgere part time. Una per tutte: si pensi alla obbligatoria gratuità degli incarichi negli esecutivi delle città metropolitane. Il tema non riguarda soltanto Marco Rettighieri. Ce n’è più d’uno, anche a Guidonia Montecelio.

Simone Guglielmo

Simone Guglielmo

Per quanto riguarda l’aspetto strettamente politico, s’è detto che la proposta al manager è venuta dal Pd. Nel quale però, come di solito, non tutti l’hanno “digerita”. A cominciare dai contendenti alla poltrona di primo cittadino, Simone Guglielmo ed Emanuele Di Silvio. In particolare il primo. Il quale, a prescindere dal giudizio sulle capacità di svolgere l’incarico, gode del “patrocinio” di Marco Vincenzi, ex capogruppo del Pd alla Pisana, e di Domenico De Vincenzi, candidato sconfitto alle ultime amministrative di tre anni fa: i due sono ormai alleati di ferro anche oltre la contesa amministrativa.

Per giunta, il consigliere regionale apporterebbe al locale “delfino” una non insignificante dote di voti del centrodestra dipendenti da apparati finanziari con i quali da tempo immemore intrattiene solidi rapporti e decisamente influenti a Guidonia. Un nome di peso nello schieramento nominalmente avverso è quello di Eligio Rubeis, l’ex sindaco di Forza Italia personalmente tagliato fuori dalla contesa dopo 15 mesi di arresti domiciliari e “impicciato” in molteplici disavventure giudiziarie, che si dichiara disponibile a sostenere Guglielmo anche in virtù dei non recenti ottimi rapporti proprio con Marco Vincenzi.

Emanuele Di Silvio

Emanuele Di Silvio

Scadenza la festa di San Giuseppe, il 19 marzo, i due contendenti appaiono già impegnati nelle “primarie” di partito. Che potrebbero non svolgersi – altra eventualità non gradita da entrambi – a fronte di una risposta positiva di Marco Rettighieri. Perché nel contesto del Pd lo scontro dovrebbe avere un esito scontato a favore di Guglielmo. Diversamente che nella città, dove sulla candidatura di Rettighieri possono confluire consensi inimmaginabili per gli avversari democrat. Tanto che si profilano reazioni anche su “tavoli” diversi da quello strettamente politico.

Ma un motivo c’è, l’unico probabilmente: l’effetto della scadenza elettorale che potrebbe far “saltare il banco” favorevole al manager. Se amministrative e politiche coincideranno, l’election day renderebbe impossibile il lancio di una “coalizione di salute pubblica”, impedita dal fatto che il rinnovo del Parlamento nazionale non potrà prescindere dalla presentazione delle liste di partito, un contrasto decisivo e insuperabile. Immaginarsi, oltretutto, al contrario, gli effetti confusionali sul corpo elettorale.