di TOMMASO VERGA

LO SPAZIO CHE segue era destinato all’analisi del voto di Guidonia Montecelio. Rinviata. I fatti accaduti la notte scorsa hanno mutato l’oggetto. Illustrati dettagliatamente da due video (forse a pagamento) di Tiburno tv, raccontano di una giornalista, Elisabetta Aniballi, risultata antipatica ai 5stelle, vincitori delle elezioni cittadine. Che, almeno per il momento, non si spingono alla stesura della classifica dei buoni e cattivi. Ma il tempo gioca a favore. (Però, a pensarci bene, anche questo è un modo, certo inconsueto, di analizzare parte del risultato di domenica 25).

Riavvolgendo il nastro (la storia parte da un precedente), si incontra il linguaggio da taverna, il vomitare di insulti, sessisti e machisti persino, causati da un giudizio di Elisabetta sul premio alla trasparenza assegnato alla Rm5. Notizia apparsa anche su Colibrì news, pubblicazione on line di riferimento del movimento 5stelle. Si suppone trattarsi di un comunicato stampa. Commenta lei: “è una marchetta?”. Mal gliene incolse…

Gradito oppure non, chi si occupa di informazione, specie con lunga esperienza, davanti a un titolo o un commento, imbastisce una polemica (ci sta), anche dura, ma forte negli argomenti, il contrasto è lievito della crescita. Parte invece una serie di “complimenti” (per usare un francesismo), da “ruffiana dei corrotti” a “stronza” e “zoccola” (e se fosse stato un uomo?), per finire con il classico analogo al “ti aspetto fuori”. Altro non va aggiunto. Perché dovrebbe essere un voto. Alla professionalità, ai principi e all’etica del mestiere, al contributo fornito a quanti vorrebbero limitare le discussioni su internet e di conseguenza la libertà di stampa e di informazione.

Ammesso che l’assegnazione del premio alla trasparenza all’azienda sanitaria costituisca una notizia, si è controllato – un obbligo per il cronista – quanto corrisponda al giudizio degli utenti? Oppure, più semplice e pratico, all’opinione di Barillari, Perilli, Porrello, consiglieri regionali del movimento 5stelle? Comunque, chi ne volesse un esempio, si vada a leggere l’articolo sulla scuola infermieri, pubblicato su hinterlandweb il 6 giugno scorso. Delibere approvate dai vertici della Asl per stilare la graduatoria dei docenti. Lista che non esiste, non è mai stata compilata. Però la trasparenza è salva.

Fin qui i presupposti, la scorsa notte il seguito. Domanda: è una provocazione – tale è stata ritenuta – aver osservato che non si doveva entrare nella stanza del sindaco? Non poteva Michel Barbet (deve aspettare la nomina ufficiale e il giuramento), men che meno i supporters. Perché ci sono regole che suggeriscono il rispetto delle istituzioni, e comportamenti non suscettibili di modifiche dipendenti dalla soggettività dei protagonisti. Immaginarsi quali commenti se si fosse trattato di Emanuele Di Silvio.

La sequenza di Michel Barbet a Palazzo Matteotti

L’osservazione ha scatenato il finimondo. Insultata, aggredita fisicamente, oggetto di cori da curva, Elisabetta è stata condotta fuori dalla piazza in forma protetta. Tutto riportato nel video di Tiburnotv. Trattandosi di un tipo che non si fa certo intimidire, ha preso nota e riepilogato i fatti. Ovviamente, per ora.

A corollario dell’interpretazione “andiamo a comandare”, non si può non riferire la personale impressione suscitata dalle foto, siparietti familistici in sequenza, pure con personaggi aspramente criticati da Sebastiano Cubeddu e Giuliano Santoboni nella precedente consiliatura. Una interpretazione maliziosa, che comprende chi ha aperto l’ufficio del sindaco e ne ha consentito l’accesso (a quale titolo?): “Meglio tenerseli buoni, ci dobbiamo lavorare, non guastiamogli la festa”. Guidonismo puro insomma. E siamo appena all’esordio.