di TOMMASO VERGA

NON UNA RETROMARCIA bensì una gara appaiata: alla composizione delle cose, la Rm5 aggiunge un neoassunto direttore amministrativo. Non che ne sia sprovvista, ma alla macchina ne occorre uno speciale, adatto a sovrintendere le procedure connesse alla vendita dei beni dell’ex Pio istituto Santo Spirito. Impegno che richiede, a quanto si legge nell’atto pubblicato il 18 luglio 2017, un colletto bianco che nel curriculum possa sottolineare, mettere in risalto, doti particolari e bravura extraburocratica. Il massimo.

Contratto a termine, durata formale due anni, che sin d’ora è stabilito si protrarranno sino alla conclusione dell’alienazione di case, officine, laboratori, terreni. Tutto nero su bianco della delibera 580 firmata dal team di vertice della Asl con a capo Vitaliano De Salazar, il direttore generale delle medaglie d’oro alla trasparenza.

Antonio Muratore, sindaco di Guidonia Montecelio mezzo secolo fa, interviene a un’assemblea dei soci dell’Unitaria (si ringrazia Giuliano Napoleoni: le foto illustrano una ‘antica’ riunione della coop)

Dove è scritto che i Comuni di Tivoli e Guidonia Montecelio “molleranno” i 100 ettari liberi?

Il quale, con l’assunzione del manager, mostra di conoscere a menadito come e quando intervenire per risolvere i problemi, spesso annosi, della sua azienda sanitaria. Anche se nella circostanza fa segno di “sono qui” anche la malizia:  il compito delle occorrenze potrebbe risalire a uno studio a firma “fondazione Gari”, che in otto mesi qualcosa avrà portato a compimento. Fa nulla, l’importante è accelerare la soluzione.

Per riassumere. Non escludendo che Tivoli e Guidonia Montecelio, i due Comuni sui quali insistono i beni, potrebbero decidere di mettersi di traverso (100 dei 276 ettari sono liberi) la vendita comporterà un lavoro enorme. Seppure esclusivamente in termini quantitativi; il rimanente discende da norme e regolamenti da osservare e applicare.

Al momento, i primi adempimenti interessano l’anagrafe degli abitanti, distribuiti nelle quattro cooperative (sono circa 1.600 le famiglie interessate), e il censimento delle “proprietà”, zonizzazione e accatastamento di costruzioni e superfici.

Una fantasticheria immaginare che in due anni ‘un direttore per l’ex Santo Spirito’ chiuderà una partita che, solo di tran tran burocratico, porterà via chissà quanto tempo. Tranquilli, “sine die” precisa la rettifica. Primo indizio che sollecita la curiosità del cronista. Fosse l’unico …

Perché, è noto, la Rm5 di Vitaliano De Salazar, soltanto otto mesi fa, il 25 gennaio 2017, ha stipulato un contratto con una fondazione, la “Gari” (Gazzetta amministrativa Repubblica italiana), avente per scopo esattamente e soltanto l’alienazione dei beni dell’ex Pio istituto.

La “fondazione Gari” rimarrà appaiata al neodirettore: in ballo il contratto da 90 mila euro

Al quale ha fatto seguito, il 23 giugno, la pubblicazione del regolamento attuativo. D’acchito, a una constatazione sommaria, delle due l’una: o l’assunzione del dirigente è, pari pari, un doppione, oppure la “Gari” s’è sfilata, già chiamata fuori. Rinunciando ai 90mila euro di parcella per i “tre anni” di lavoro. Improbabile.

‘Un direttore per l’ex Santo Spirito’ non costerà niente. Lavorerà gratis? No, surroga uno stranissimo (e inedito almeno per chi scrive), trattamento contrattuale: retribuzione e spettanze relative al grado verranno corrisposte a fine procedura con i ricavi dell’alienazione (se nel biennio sarà deceduto per fame – non scritto, perché non necessita, lo contempla la legge – i diritti passano agli eredi). Sino a quel momento, percepirà lo stipendio da impiegato “normale” sborsato dalla Pisana, dalla quale proviene.

Attività preliminari alla formazione di una discarica abusiva ad Albuccione

Perché, a vista d’occhio, si tratta di un usuale avviso di concorso. Al quale un “esterno” alla Asl può partecipare. Leggi e regolamenti osservati. Poi, nel bando, al capitolo “esperienze specifiche”, la Rm5 chiede agli aspiranti “elevata capacità ed esperienza specifiche”, purché (letterale) maturate “tra l’altro, nell’esercizio della loro attività istituzionale nell’ambito della stessa Asl RmG (della Rm26 nessun cenno, ndr) o della Regione Lazio”. Quindi il fuorisede (non) fa domanda e risulta escluso, in quanto non appartenente alla categoria degli eruditi, non ha “conoscenze”, non ha “gestito” il faldone “ex Santo Spirito”.

Che dire inoltre del contratto con la “Gari”? Sottoscritto a gennaio la Rm5 con l’impegno di bilancio pari a 90mila euro. Poi la folgorazione di metà luglio: la Asl si accorge di avere ‘un direttore per l’ex Santo Spirito’ in casa. E ne decide l’uso. Perfetto. E l’affidamento alla “Gari”?

Che dire soprattutto delle famiglie in attesa della conclusione. Che di rinvio in rinvio, cambio di soggetti al vertice della Asl – ognuno con una propria idea di soluzione –, una filastrocca quasi la sostituzione del titolare dei beni (la Regione, i Comuni, le aziende sanitarie), il proporsi di interlocutori con altri interlocutori, promesse, rassicurazioni, hanno raggiunto il limite della sopportazione.

Sarebbe ora che chi siede in via Acquaregna, sede della Rm5 di Tivoli, in quanto rappresentante di un ente pubblico, proponesse un piano dettagliato di obiettivi e conseguenti azioni. Sottoscrivendo con le cooperative un canovaccio contenente modalità e tempi di attuazione. Un gesto concreto. Sul quale operare nell’immediato futuro. Risultato minimo, al momento: corresponsabilizzare tutti gli interlocutori facendo venir meno il clima di giustificata ribellione talvolta acuito da sconfitte individuali.

‘Un direttore per l’ex Santo Spirito’ c’era già tre anni fa: chi risponde dello spreco di tempo e denaro?

Ora, a parte le considerazioni sulle diverse contraddizioni, il caso in questione solleva un problema se si vuole più grosso e più grave. Se le condizioni d’ingresso debbono risultare conformi a quelle risultanti in delibera, ci si domanda perché si giunge alla soluzione d’un direttore per l’ex Santo Spirito’ a tre anni esatti dal 2014, data della “finanziaria regionale” che reca i commi distintivi sui “beni ex Pio istituto Santo Spirito”. E la figura professionale “in casa” attesta che c’è stato un enorme spreco di tempo e di danaro che avrebbe già cominciato ad affluire a ripianamento del deficit sanitario della Regione.

In chiusura, l’ipotetica replica: chi legge non ha compreso la delibera. Possibile, così come è possibile ci sia altro, scaturigine non narrata. Domande destinate alla Asl medaglia d’oro alla trasparenza – punti interrogativi che rimarranno imbalsamati assieme a tutti i precedenti –: quali motivi hanno condotto (ammesso sia tale) al “rinsavimento”? Al “Santo Spirito” ora provvederà la gestione appaiata?