di TOMMASO VERGA
LE ULTIME NOTIZIE DANNO la coppia Elisa Strani-Michel Barbet impegnata nell’affannosa ricerca di una firma che rilasci il titolo di “delegato del Comune di Guidonia Montecelio”. Una ricerca che si protrae da lunedì, una intera settimana insomma. La firma necessita per nominare un rappresentante dell’ente che convenga sulla «transazione» del debito accumulato dai padroni morosi delle cave di travertino. Il “banco” partiva da 4 milioni di euro, secondo i calcoli enunciati da Filippo Lippiello (presidente del Cvtr, Centro per la valorizzazione del travertino romano: da quando in qua è diventato Consorzio?). Contro la trentina di milioni dovuti alla «Tre Esse», la concessionaria del Comune. Un divario che secondo una parte dei protagonisti ha reso inutile, men che meno necessario, un confronto sulla tariffa «che si ritiene congrua». Così la «transazione». Originata dal fatto che il totale richiesto dalla società di riscossione non ha trovato d’accordo innanzitutto la coppia Elisa Strani-Michel Barbet (il “non se ne parla” degli altri era acquisito da anni).
Il riscontro nel recente comunicato stampa dell’11 febbraio, allorché il sindaco Michel Barbet non soltanto ha parlato di «tasse presunte»; poi, dopo aver sottolineato il canonico «impegno nel recupero dei tributi», ha strambato «previo il giusto accertamento nel loro esatto ammontare».
Va bene. Benché rimanga priva di risposta la singolarità degli aspetti sottostanti un comportamento del tutto inusuale, un inedito, sconosciuto non soltanto ai predecessori ma allo stesso Michel Barbet da che è sindaco. Un comportamento che, a fronte di notizie «maliziose» – l’invio di atti esecutivi in vigenza Covid nello scorso dicembre – non ha nemmeno precisato che si tratta di un obbligo di legge, dovuto alla necessità degli uffici pubblici di mettere mano al bilancio di previsione (documenti nella circostanza privi di conseguenze, che comunque non hanno peso nella determinazione del valore venale dei terreni).

Michel Barbet, sindaco di Guidonia Montecelio, insieme con l’assessora alle Attività estrattive Elisa Strani

STRANI-BARBET FIRMINO LORO LA “TRANSAZIONE”_ Si potrebbe dire “affari loro”. Non fosse che l’orientamento della coppia Elisa Strani-Michel Barbet va citato per gli effetti che provoca nell’opinione dei cittadini, sicuramente sconcertati dal fatto che i custodi delle casse del Comune di Guidonia Montecelio non credano che gli atti e le azioni della concessionaria siano improntati ai principi di equità e norme di legge regolatrici. Al punto di mobilitarsi per modificarne l’esito.
In questo senso, non soltanto per estensione delle affermazioni, ma per il loro contenuto, dovrebbero però decidere di firmare, loro, sindaco e assessora, la «transazione» con i padroni delle cave. L’obiezione che si tratta di un «atto gestionale» è del tutto una scusa, fuorviante. Se, come detto, intende giungere al «previo e giusto accertamento nell’esatto ammontare» del debito, impadronendosi d’un «atto gestionale» inoltre di competenza di un soggetto estraneo al Comune (che agisce in virtù d’un contratto effetto d’un affidamento, non stabilendo i tributi in proprio), Michel Barbet deve avere il coraggio di non delegare ad altri – i dirigenti dell’ente in particolare – un compito non privo di rischi personali e straniero alle specifiche incombenze professionali. La delega presenta sicuramente rischi personali, stando alla «diffida» sottoscritta da Anna Checchi e Loredana Roscetti, le consigliere comunali di «AttivaGuidonia».
Un compito che né lui, né l’assessora alle Attività estrattive Elisa Strani, da quel che si capisce, vorrebbero portare personalmente a termine.
LA “TRANSAZIONE”? MEGLIO LA CTR_A meno che non seguano i suggerimenti che Filippo Lippiello ha inviato ai medesimi destinatari della diffida di cui sopra (come l’ha ottenuta? c’è stato un accesso agli atti?) in una nota in cui scrive, in sintesi, che «la Cassazione ha deciso di investire la Commissione tributaria regionale onde stabilire il valore venale dei terreni». Quindi, testuale, «le società estrattive con la richiesta di conciliazione non hanno richiesto alcun indebito sconto al Comune».
(la sentenza in: http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2021/01/le-cave-terreni-agricoli-nonostante-la-sentenza-contraria-della-cassazione).
A prescindere dalla contraddizione, non converrebbe attendere l’esito del giudizio piuttosto che insistere per una “transazione”? Cosa ostacola un mancato-accordo onorevole, che lascia campo sgombro a una tariffa che risulterà sicuramente inferiore ai 54 euro ma superiore ai 10-11 che vorrebbero i fautori del terreno agricolo?
Proseguendo invece sul precedente sentiero ci sono un altri aspetti che sindaco, giunta e dirigenti debbono tenere in conto. L’eventualità (pressoché certa) che l’accordo chiuda la «vertenza» con le cave e ne apra un’altra con l’intero apparato produttivo della città. Centro agroalimentare (il Car), le aziende dei Pip di Tavernelle – entrambi versano 78 € a mq, la robusta Buzzi-Unicem (quante altre se ne possono aggiungere?) –, tutte indubbiamente rivendicherebbero la sanatoria sulle imposte arretrate, alla pari delle cave. Poi, con ogni probabilità (certa) arriverebbero i “normali” cittadini. Uffici legali in festa, Guidonia Montecelio squassata!