La lettera alla Regione Lazio a firma dei due sindaci

di TOMMASO VERGA
CHE C’ENTRA FLAMINIA TOSINI? Perché il nome tra i destinatari della «sollecitazione» inviata (a scanso di equivoci, un paio di giorni prima dell’arresto) da Giuseppe Proietti e Michel Barbet, sindaci di Tivoli e Guidonia Montecelio, a Nicola Zingaretti per discutere di travertino? Un compito in classe nel quale, come si vedrà, i due primi cittadini sono finiti fuori tema.
L’indizio «più robusto» è offerto da Michel Barbet, quando afferma che l’invito alla Regione riguarda “un accordo che punta alla riqualificazione ambientale ed alla creazione di un Polo produttivo che unisca la competitività del comparto alla salvaguardia dei posti di lavori e soprattutto dell’ambiente”. «Si tratta di un accordo – ha sottolineato il sindaco a Dentro – che il Comune di Guidonia Montecelio ha sottoscritto già dal 2018 con il predecessore di Orneli, ovvero l’ex assessore Giampaolo Manzella, frutto di una mediazione tra il nostro Comune, quello di Tivoli, le imprese del settore, i sindacati e la Regione Lazio». 
Nessun «accordo quadro» allora. Per la precisione si definisce «Accordo di programma». Che – insieme con Maria Ioannilli e David Russo, rispettivamente assessori a Tivoli e a Guidonia Montecelio – Giampaolo Manzella firmò il 28 settembre 2018. Specificati i contraenti, perché la lettera di “invito” qui a fianco è stata inviata anche alla ex-dirigente (sarebbe interessante conoscere chi ne ha suggerito la presenza)?
A meno che, a parte ogni altra considerazione, Barbet non volesse estendere alle cave il proclama contro la determina che aziona l’impianto TMB sui rifiuti all’Inviolata, successivo all’arresto di Flaminia Tosini.
Uno spunto. O almeno un auspicio. A mostrare che i sindaci di Tivoli e di Guidonia Montecelio, attenti all’ambiente e alla salute pubblica, vogliano chiedere a Zingaretti e Orneli di sospendere le procedure autorizzatorie per la mezza dozzina di nuove cave di travertino all’esame del settore Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Oltre allo stop per quelle in attività.

L’assessorato di Paolo Orneli trasferisce a quello di Flaminia Tosini le competenze per le autorizzazioni sulle nuove cave

Magari perché consapevoli entrambi dei pericoli insiti nell’escavazione alle «Fosse» (o a Valle Pilella: tutta quella parte della città di Guidonia Montecelio). Per la quale, secondo le determinazioni multiple di Flaminia Tosini, non necessita nemmeno la Via (Valutazione di impatto ambientale), sebbene le operazioni avvengano in aree “ad elevato rischio sinkhole come si legge nella corrispondenza tra la predetta ex-dirigente e le società richiedenti.
Certamente non uno stop fine a se stesso, al quale dovrebbero far seguito studi approfonditi che stabiliscano se c’è compatibilità tra le voragini “manuali” causate dall’escavazione del travertino e quelle “spontanee” dovute al carsismo del territorio. Semmai, seconda osservazione, agli approfondimenti dovrebbe essere aggiunta l’annotazione «area a elevato rischio subsidenza».
Infine, il ritombamento. Che si vorrebbe realizzare ricorrendo a inerti, terre e rocce da scavo. Per coprire le cave dismesse e abbandonate. Dimostrazione della totale ignoranza sulle caratteristiche dei luoghi e del sistema idrogeologico. L’indifferenziata occlusione delle voragini – senza neppure la Valutazione d’impatto ambientale dei materiali (immaginarsi la presenza di amianto) – non solo distruggerebbe il bacino delle Acque Albule (con il travertino la maggiore risorsa del territorio), ma aggraverebbe le consizioni dell’Aniene (e quindi l’inquinamento del Tevere).
Tolta l’opposizione al TMB e ai sinkhole nei 400 ettari del bacino estrattivo, non c’è altra ragione che Barbet e Proietti possono addurre per la presenza della Tosini al richiesto incontro con il presidente Zingaretti e l’assessore Paolo Orneli – quando si terrà? ma si terrà davvero? –. Infatti, la dirigente suprema delle Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, non ha mai preso parte alle «trattative» che portarono il 28 settembre 2018 alla firma dell’«accordo di programma» impostato e definito tra i due assessori delle città di provincia, Maria Ioannilli e Davide Russo, e l’omologo della Pisana. Dei tre nessuno è più titolare dell’incarico di quel tempo.
In particolare, Giampaolo Manzella, assessore allo Sviluppo economico, commercio e artigianato della Pisana, a febbraio 2021 è traslocato al ministero dello Sviluppo economico in qualità di sottosegretario di Roberto Gualtieri. Nulla impediva di chiedere esplicitamente un incontro finalizzato alla conclusione nel migliore dei modi del predetto «Accordo di programma».
Occasione sfumata per Michel Barbet e la sua assessora alle Cave. Definitiva. Perché, con il «cambio» Giuseppe Conte-Mario Draghi a Palazzo Chigi, Giampaolo Manzella è tornato al suo impiego, direttore del dipartimento e coordinatore dell’Ufficio Europa e relazioni internazionali della Banca europea per gli investimenti.

Michel Barbet e, a destra, Giuseppe Proietti

«Accordo quadro» o “Accordo di programma”? Controversia lessicale? Niente affatto. Perché «Accordo quadro» (tipologia utilizzata negli appalti pubblici) non è «Accordo di programma» (di competenza esclusiva degli enti pubblici; nel diritto amministrativo, una convenzione tra enti territoriali – regioni, province o comuni: è il nostro caso – ed altre amministrazioni pubbliche mediante la quale le parti coordinano le loro attività per la realizzazione di opere, interventi o programmi di intervento).
Per evitare di finire fuori tema o fare figuracce, i sindaci farebbero bene ad acquisirne almeno i contenuti, 9 paginette in tutto. Come sottoscritte dal trio Manzella-Ioannilli-Russo nell’autunno 2018. Par di capire che i primi cittadini le abbiano dimenticate o mai lette. Tanto da parlare di un improbabile “accordo quadro” (non previsto). In origine, negli archivi dei due Comuni, è possibile che sul search gli esecutori abbiano digitato «accordo quadro». Effetto? Sono tuttora lì, in attesa di risposta.

I tre incarichi per la legge sullo «spacchettamento» delle polizze fideiussorie, il sopralluogo alla STR del 21 febbraio 2020, le autorizzazioni nelle «aree a elevato rischio sinkhole», tra gli interventi di Flaminia Tosini nel bacino del travertino

Non che Flaminia Tosini abbia fatto mancare la presenza nelle relazioni con i padroni delle cave di travertino. Anzi. Si rammenterà la disposizione più recente, che consente di frazionare il pagamento delle polizze fideiussorie sulle cave come richiesto ad alta voce dalle società del travertino. Una modifica della legge regionale 17/2004 mai sottoposta al voto del Consiglio.
Una proposta di legge – la numero 13941 del 18 settembre 2020, la dirigente ricopre contemporaneamente tre funzioni: «estensore», «responsabile del procedimento» e «direttore regionale» –, nel quale Flaminia Tosini prende atto che il “CVTR” (Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano S.r.l.), ha inviato al suo assessorato la nota del ministero «nella quale viene riconosciuta la congruità del prezzo proposto ai fini dell’inserimento di tale prezzo nella Tariffa Prezzi della Regione Lazio una nuova voce di prezzo specificatamente riferita al recupero ambientale delle cave».

Vito Consoli

Ancora, volendo, in termini di relazioni, si può rivangare il verbale relativo al sopralluogo del 21 febbraio 2020 alla «STR spa», la cava di Filippo Lippiello (presidente del CVTR). Un episodio che fece rumore proprio per l’inusuale presenza all’ispezione  – oltre dei tecnici dell’assessorato – di Flaminia Tosini. Giustamente, si dirà che c’è sempre una prima volta (nella circostanza è stata anche l’ultima).
Infine, la questione della mancata “Valutazione impatto ambientale” unita all’«elevato rischio sinkhole» tra richieste di rinnovo delle autorizzazioni e nuove concessioni. Una mezza dozzina di cave. Qui si valuteranno i nuovi dirigenti dopo la rimozione di Flaminia Tosini. E le reazioni dei sindaci. Si tratta di attendere le decisioni della giunta. Alla Pisana, il nome del nuovo dirigente è quello di Vito Consoli, già direttore dell’ARP (Agenzia regionale per i parchi) ai tempi dell’assessore Filiberto Zaratti, ma anche al vertice di “Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti” sino a 5 anni fa. Un rendez-vous quindi. Che si misurerà sulle scelte e sulle decisioni.
In conclusione, giunge benvenuto l’appello di Michel Barbet sul TMB: «Ci sono solide motivazioni per farci dubitare che le autorizzazioni per il TMB siano state dettate da logiche lontane dal bene pubblico, quindi chiediamo alla Regione Lazio di ritirare immediatamente gli atti che consentirebbero di far accendere i motori dell’impianto. Siamo convinti che la Giunta Regionale darà ascolto alle validissime ragioni della Città di Guidonia Montecelio e dei suoi abitanti».
Con un piccolo sforzo sarebbe stato sufficiente aggiungere a «le autorizzazioni per il TMB» anche «e per il travertino». In nome della salute dei cittadini di Villalba di Guidonia Montecelio e di Tivoli Terme. Forza sindaco Barbet, ce la può fare!