di TOMMASO VERGA
CHI HA VINTO? WILMA SINIBALDI. IN PIENA REGOLA. E’ quanto hanno sentenziato i giudici della Corte dei conti, che invece hanno punito per “gioco pericoloso”, Gilberto Pucci – all’epoca dei fatti responsabile finanziario del Comune di Guidonia Montecelio –, e Umberto Ferrucci – a quel momento, dirigente dell’area Demanio e patrimonio della città. Per una partita sulla quale, stando alla sentenza del 16 settembre 2021, i due dipendenti hanno scavalcato le norme regolamentari.
Non costituito il primo (dichiarato contumace), assistito come di consueto dall’avvocato Vittorio Messa l’altro. Presente, inoltre, la Città di Guidonia Montecelio, rappresentata da Antonella Auciello, responsabile dell’avvocatura municipale.

Wilma Sinibaldi

La partita s’è svolta sul manto erboso di Montecelio diventato stadio dopo che il Comune di Guidonia nel 1969 l’aveva acquisito versando in cambio la somma di tre milioni di lire. Beneficiario, Francesco Sinibaldi, figura mitica della storia cittadina, tra i fondatori della Democrazia cristiana a Guidonia Montecelio. Il racconto comincia in quell’anno e prosegue fino alla presentazione di un’istanza da parte della figlia di Francesco, Wilma Sinibaldi (la «signora Aquapiper», consigliera comunale rubeisiana a far data 6 giugno 2016), avente per oggetto la «liquidazione dell’indennità per occupazione da parte del Comune dell’area del campo sportivo di Montecelio». Richiesta esaudita per l’importo di 110.000 euro, oggetto della determina 175 del 5 maggio 2014, a firma del dirigente Umberto Ferrucci.
Tre milioni di lire più 110mila euro. Per un terreno che tuttora risulta di proprietà di Wilma Sinibaldi e non di Guidonia Montecelio. Sul quale, però, è stato realizzato un impianto sportivo da parte del municipio. Come tutto ciò sia stato possibile, lo dettaglierebbe un esposto cui fa cenno la stessa Corte dei conti, risalente al 18 gennaio 2017, a firma dell’assessore Davide Russo, «contenente la segnalazione del danno erariale» si legge nella sentenza.
Danno che trova conferma nell’archivio del Comune di Guidonia Montecelio. Dal quale viene estratto il resoconto della compravendita del 1969. Manca invece l’attestazione del «passaggio di proprietà». Compito non assolto dal segretario comunale dell’epoca si legge. «Pietra dello scandalo» – alquanto paradossalmente – è l’Agenzia delle entrate, allorché, il 20 febbraio 2017, iscrive sul terreno «un’ipoteca per un debito della Sinibaldi». Palese dimostrazione che non il Comune ma la signora è titolare del bene.
Seconda risultanza, totale la confusione imperante in quegli uffici – probabile motivo della condanna dello stesso Comune –, al punto che la Corte annota «infine, anche il funzionario dell’ente locale arch. F., che, per conto della Procura erariale, ha raccolto negli archivi dell’ente la documentazione, ha rilevato da parte degli uffici comunali l’impossibilità di verificare la reale titolarità dell’immobile». 
«Dalla certificazione della Conservatoria dei registri immobiliari, unico documento valido ai fini dell’opponibilità a terzi – secondo l’avvocato Messa, difensore di Umberto Ferrucci –, degli atti di trasferimento della proprietà, emergeva che la titolarità dell’immobile in questione era della signora Wilma Sinibaldi». Né Ferrucci poteva sapere che 45 anni prima il terreno era stato acquistato dal Comune.
Sin qui la descrizione di uno stato delle cose che si potrebbe definire a vantaggio del dirigente e del funzionario Gilberto Pucci. Ma così non è. Perché i giudici confermano il danno erariale causato dal loro comportamento.
Dice la Corte dei conti che Umberto Ferrucci avrebbe dovuto interpellare l’avvocatura dell’ente locale, altresì «utilizzando la normale diligenza richiesta a un dipendente pubblico con qualifica dirigenziale, avrebbe dovuto svolgere ulteriori e più approfondite indagini relative al diritto di proprietà vantato dalla richiedente, non limitandosi a controllare la visura catastale del momento, ma effettuandone anche una storica, oltre che verificare, con maggiore attenzione e completezza, le eventuali pratiche presenti agli atti del Comune relative a procedimenti di occupazioni d’urgenza o di tipo ablativo».

Gilberto Pucci

Umberto Ferrucci

Altra critica, esposta dai giudici a mo’ di decisa ramanzina, riguarda la mancata trattazione dei 110.000 € come debito fuori bilancio, tanto previsto dall’articolo 194 del Tuel (Testo unico enti locali). Ferrucci, sentenziano i magistrati, doveva sottoporre la determinazione del 5 maggio 2014 all’esame del Consiglio comunale e attenderne l’approvazione. Procedura obbligatoria.  Altrettanto per Gilberto Pucci, autore del «visto di regolarità contabile». Insieme hanno cagionato all’ente «il danno erariale, pari a € 110.000, oltre accessori, derivante dal riconoscimento e conseguente pagamento dell’indennità di occupazione in favore della signora Wilma Sinibaldi, per il terreno, riportato in Catasto terreni di Guidonia Montecelio, foglio 6, particella 343, già di proprietà comunale a partire dal 1969».
Non finisce qui. Perché i 110mila euro che quantificano il danno sono stati divisi per tre: Umberto Ferrucci, 46.200 €; Gilberto Pucci, € 30.300, entrambi destinati al Comune di Guidonia Montecelio. Il quale, a sua volta, è stato condannato per la cifra rimanente (33.500 euro). In aggiunta, la rivalutazione monetaria e gli interessi legali.
Da ultimo, la Corte dei conti scrive che «il Ferrucci rilevava, infine, che non corrisponde al vero che sarebbe stato rinviato a giudizio, essendoci solo la richiesta del pubblico ministero». Palmare conferma di un procedimento penale in corso. Continua con la prossima puntata…