di TOMMASO VERGA
DUE PAROLE-chiave del tempo corrente. Il cui significato le colloca a distanze siderali, ma che il personale politico di Guidonia Montecelio è riuscito (apparentemente) a coniugare. A rendere l’una equivalente dell’altra. Si inizia da “ostaggio”. Santino Foresta, difensore di Eligio Rubeis, il sindaco detenuto, descrive l’assistito “ostaggio dei giudici”. La maggioranza del consiglio comunale risulta “ostaggio” dello stesso Rubeis. Sino a una settimana fa, si camuffava dietro l’esito della prima udienza per assumere decisioni definitive. Ieri il centrodestra ha deciso che per sciogliere l’Assemblea si deve attendere il 17 ottobre 2016, scadenza dell’ennesimo provvedimento restrittivo. Non hanno il coraggio di dire a chiare lettere un esplicito “al voto mai”. Tutti covano la speranza che il primo cittadino ne esca assolto e torni in municipio nella pienezza delle funzioni. Oppure, qualora condannato, il ricorso contro la “Severino” dia risultati analoghi a quelli rimediati al Comune di Napoli da De Magistris e alla Regione Campania da De Luca (a parte le soggettive diverse condizioni giudiziarie, ovviamente). Indifferenti al fatto che la città è prostrata, in uno stato talmente evidente che non è neppure necessario descrivere. Forse la peggiore condizione della sua travagliatissima storia.
L’altra parola-chiave è “etica”. Appare surrealistico che si invochi per condannare le “rivelazioni” di Marcello Santarelli e Veronica Altimari su Tiburno. L’accusa di aver violato il codice deontologico, i principi della professione, vede in prima linea proprio quelli che all’etica dovrebbero dare fondamento di governo. Si ignori la parte “colorita”. Sbobinando una conversazione intercettata si può trovare di tutto. Chi ha letto quelle relative a Rubeis non s’è stupito, sapendo bene che il linguaggio è del tutto intrinseco al personaggio. La cosa penosa è che qui ci si scandalizza per “zozzo” e “zozzoni” pronunciati dal direttore del centro commerciale, mentre si sorvola quando sostiene gli esiti della selezione che ha portato alla nomina dei due dirigenti si conoscevano già da un anno. Singolare interpretazione degli scopi della politica e dei compiti di governo. Un Palazzo Chigi in miniatura, d’una spregiudicatezza della quale nemmeno gli antichi democristiani erano capaci (poi venne Craxi…). Tutto lascia intendere il possesso non solo di un greve senso di impunità, ma principalmente del disprezzo del bene pubblico.
Un atteggiamento che dà alle intercettazioni una “nobiltà” aggiunta: perché si mette a verbale che sono altre le ragioni che proibiscono lo scioglimento del Consiglio, l’(auto)inamovibilità. Ragioni che obbligano a sostenersi l’un l’altro, della maggioranza e (pezzi almeno) dell’opposizione (“ciao Ma’” Vincenzi; “dimme Elì” Rubeis). Se cade un tramezzo… addio “etica”.
Aiuta il paragone, attualissimo, offerto dalle rivelazioni di Batman-Franco Fiorito, il capogruppo del Pdl ai tempi della giunta Polverini. Verosimilmente intenzionato a vendicarsi del “torto” subito, ha fornito alla pubblica accusa che indaga sulle spese “anomale” in Regione Lazio, motivi e argomenti che, se giudicati reati nel dibattimento, causeranno seri guai ad altri ex-eletti alla Pisana, non solo del suo partito. Chiuse le indagini, il procuratore della Repubblica di Rieti Giuseppe Saieva – ‘antico’ pretore di Tivoli –, tra gli altri, funzionari e dirigenti, ha chiesto il rinvio a giudizio di Carlo Lucherini e Bruno Astorre, entrambi senatori del Pd; Mario Abbruzzese, Pdl; Raffaele D’Ambrosio, Udc; Isabella Rauti, Pdl (la moglie di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma). Alla Pisana, a Guidonia, il riassunto è “muoia Batman con tutti i filistei”.
A favore gioca anche la normativa: i consiglieri comunali sono inamovibili. E’ il paradosso ulteriore di una legge che permette di presiedere Guidonia Montecelio a un signore eletto da nessuno perché (nella sua vita politica) mai s’è presentato agli elettori, nominato vice da un sindaco votato direttamente dai cittadini, corrispondente di un partito (l’Udc) che predica le “preferenze” (almeno per il momento). Poniamo, per pura ipotesi, dopo la pubblicazione delle intercettazioni, anche per difendersi liberamente, Andrea Di Palma si dimette (segni di nervosismo non mancano: in commissione Cultura il “reggente” è stato autore di uno scontro per nulla politico con Sebastiano Cubeddu, capogruppo dei 5stelle). Unico effetto, la città commissariata. Perché il Consiglio comunque rimarrebbe in carica. A fare cosa non si capisce visto che le decisioni del “commissario” non sono sottoposte al voto. Mais la loi est la loi.
Quindi, “ostaggio” ed “etica”. A Guidonia Montecelio filano d’amore e d’accordo. E’ e sarà la città a pagare il riscatto. Fino al giorno del riscatto.
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